Un
tempo si pensava che la civiltà maya si trovasse isolata nel suo
splendido sviluppo ma molte nuove scoperte archeologiche hanno
screditato questa teoria a vantaggio di altre. Ci affidiamo ancora a
Guy Annequin per illustrare questo fenomeno:
“noi
oggi sappiamo che cinque nuclei importanti si sono sviluppati
parallelamente durante il periodo classico[…]Quattro civiltà si
sono trovate in contatto culturale più che materiale con il mondo
maya: quella detta degli Olmechi1,
o dei La Venta, la più vicina ai maya,[…]quella degli
Zapotechi2
che fiorì tra il cinquecento e il mille a.c.; ed infine quella di
Teothiuacan3,
la città delle grandi piramidi[…].Siccome tutte queste civiltà
presentano dei tratti culturali comuni, una “facies americana”
assai marcata, subito si pone il problema delle origini e del
popolamento[…].Nonostante il proliferare di tesi contraddittorie,
talvolta seducenti o fantasiose, l’accordo degli specialisti sembra
essersi realizzato a proposito di tale schema: tra i quindici o i
ventimila anni (ma forse anche cinquantamila anni, secondo le ultime
ricerche) piccoli gruppi di cacciatori provenienti dall’Asia di
nord-est – e la presenza nella maggior parte degli indios di
caratteristiche mongoloidi del viso rimane evidente - si infiltrarono
in diversi periodi attraverso lo stretto di Bering[…]Arrivati nel
continente americano, quegli asiatici si diressero verso sud alla
ricerca di selvaggina, di pesce e di baie selvagge[…]. In
quell’epoca antica, nella vallata centrale del Messico, allora
paludosa e disseminata di lagune con un clima meno caldo ma più
umido di quello attuale, quei cacciatori non esitavano ad assalire
grossi mammiferi, tra i quali il mammut, e una specie di bisonte oggi
scomparso. Talvolta spaventando le bestie, le costringevano a
gettarsi dall’alto delle scogliere[…]. In seguito al mitigarsi
della temperatura, circa settemila o ottomila anni fa, quella grande
fauna sarebbe sparita[…]. Lentamente quei cacciatori-raccoglitori
si adattarono alle nuove condizioni climatiche e del luogo,
nutrendosi di uccelli, di tartarughe, di conigli e di piante
selvatiche, come l’amaranta ed una specie di fagiolo. Senza dubbio
quella popolazione errante doveva essere disseminata un po’
dappertutto ed è così che in località molto distanti ebbero luogo
i primi tentativi di coltura. Si è constatato, effettivamente, che
diverse specie di mais, di fagioli, di zucche, di patate dolci, di
peperoni, di cotone e di tabacco vennero coltivate in zone diverse
comprese tra la Mesoamerica e il Perù. Intorno al duemilacinquecento
prima della nostra era, la diffusione dell’agricoltura, la cui
invenzione costituisce una rivoluzione ed un cambiamento di portata
incalcolabile, provocò la creazione e lo stabilirsi di piccoli
villaggi permanenti. Imitando vasellame di pietra più antica, la
ceramica compare verso il duemilaetrecento a.c. soprattutto nella
vallata di Tehuacan […]. Nella vallata del Messico sembra
che i primi villaggi agricoli stabili[…]siano sorti, non lontano
dal grande lago ricco di pesce, intorno al 1000 a.c. Pur coltivando
il mais, i pomodori, i peperoni, le zucche, i fagioli, gli abitanti
di quei villaggi continuavano a cercare cibo con la pesca e la caccia
ai pecari e ai cervi. Essi tendevano trappole con fibre di yuca o di
agave. Vasai assai più abili dei loro precedessori, modellavano
eleganti recipienti e soprattutto piccole figurine di argilla,
certamente legate a riti di fecondità o di guarigione. Accanto alla
dea della fecondità aveva grande importanza, nel culto popolare, il
dio del fuoco, rappresentato da un vecchio[…]”.4
Eric
Thompson precisa che5
“gli archeologi dividono il periodo formativo in antico (1500 a.c.
1000 a.c.) medio (1000 a.c. 500 a.c.) e tardo (500 ac. 100 d.c.).
Tutte date approssimative[…]. Il formativo medio assistette ai
primi processi della cultura di La Venta,
chiamata anche cultura olmeca,
che si sviluppò in una piccola zona del Veracruz sud-orientale[…].
Gli Olmechi
svilupparono una straordinaria abilità nel lavorare la giada e altre
pietre dure ed elaborarono un’arte di tipo unico nei disegni tratti
da forme di giaguari ringhiosi e umane (bambino o nano)”. Secondo
Guy Annequin “pare che gli Olmechi attribuissero un’importanza
magica agli esseri deformi, strani, ai gobbi, ai nani, rappresentati
senza mascella inferiore, ed ai fanciulli obesi, che sembrano scossi
da singhiozzi. In verità, molte di quelle statue rappresentano il
dio Giaguaro. Nella parte meridionale del golfo esso era venerato con
grande fervore ed era forse considerato una divinità della pioggia.
Esso è senza dubbio all’origine di tutte le divinità della
pioggia della Mesoamerica: il Chac dei
Maya, il Tajin dei
Totonachi, il Tlaloc
degli Aztechi o il
Cocijo degli
Zapotechi, poiché
tutti, al pari del dio Giaguaro olmeco, hanno come attributo comune
grandi denti canini6”.
Thompson, in particolare, sostiene che
“le
notizie sul tardo periodo formativo aumentano rapidamente, ma finora
il problema fondamentale della parte avuta da La Venta nel
sorgere della civiltà è aperto alla discussione. Alcuni studiosi la
considerano una specie di cultura madre dalla quale derivano tutte le
altre dell’America centrale.”7
Anche
David Webster ritiene, con molti altri studiosi, che gli Olmechi
siano gli iniziatori di una grande tradizione comune a tutta la vasta
regione dell’America centrale. Alla civiltà di La
Venta sono da attribuire le prime piramidi e
sculture in pietra, raffinati oggetti in giada recanti incisioni, e
come già detto la venerazione di giaguari nonché di rapaci,
serpenti, coccodrilli, i primi simboli geroglifici e forse i primi
calcoli calendariali; non è nemmeno improbabile che sempre nel cuore
della civiltà olmeca sia nato la concezione del numero zero, con
tutto il suo significato mistico-religioso.
“Tuttavia”,
afferma Eric Thompson, “non è affatto sicuro che il popolo di La
Venta si servisse della numerazione di posizione. Inoltre io
propendo a credere che la civiltà di La venta fu opera di gente che
parlava maya”.8
Alcune testimonianze archeologiche e resti di insediamenti confermano
questa teoria.
Prosegue
Thompson
“nelle
pianure dei Maya, come pure negli altopiani, il primo formativo è
rappresentato quasi soltanto da una ceramica monocroma di forme
caratteristiche[…]; nel periodo tardo formativo vi fu un grande
balzo in avanti poco prima dell’era cristiana. Una popolazione
assai fitta è indicata dal fatto che, in quasi tutti i luoghi
scavati, resti del formativo tardo, per la maggior parte cocci, si
trovano sotto i sedimenti del periodo classico[…]Le importazioni di
giada, di ossidiana, di ceramiche, di conchiglie, di stili, e così
via, confermano che gli abitanti delle pianure del tardo periodo
formativo erano ricchi e le loro rotte commerciali assai estese. Gli
enormi programmi edilizi, soprattutto a Tikal, indicano delle
comunità bene organizzate da minoranze privilegiate che disponevano
di numerosa manodopera. I preparativi per una lussuosa seconda vita
dimostrano che il gruppo dirigente godeva in questo mondo di un alto
livello di vita. Le volte a modiglioni, le maschere di stucco, i
templi di pietra e le decorazioni parietali segnano i progressi
nell’architettura e nell’arte, e per la maggior parte dimostrano
l’indirizzo religioso della comunità. Strani riti funerari e l’uso
degli aculei indicano anch’essi la preoccupazione religiosa”.9
L’origine
olmeca della civiltà maya è ormai unanimemente accettata da tutti
gli storici. Lo studioso Adriano Forgione scrive: “non sappiamo
quasi nulla della loro storia, non conosciamo la loro lingua e
neanche che nome davano a loro stessi. Tuttavia da essi sorse la gran
parte delle culture mesoamericane.”10
Michael Coe11,sempre
a tale proposito, asserisce che: “…la complessa cultura della
Mesoamerica ha un’origine in buona parte olmeca”. Un’ulteriore
conferma alle tesi succitate viene da Herbert Wilhelmy:
La
civiltà La Venta, che non conosceva il metallo, è stata la civiltà
madre della Mesoamerica. Il suo influsso è avvertibile in tutta
quell’area, indipendentemente dal fatto se vi fossero a base
correnti culturali alimentate da concezioni religiose, e rapporti
commerciali o sforzi espansionistici nel quadro di una politica di
potenza. Per la loro forza di infiltrazione gli Olmechi possono
essere paragonati ai Sumeri dell’antico oriente”.12
L’influenza
olmeca viene affermata anche dal mayanista Paul Gendrop13
e dallo studioso Pietro Bandini14,
per il quale
“negli
ultimi decenni l’archeologia e le discipline di ricerche affini
hanno dimostrato con un’abbondanza di indizi che la civiltà maya
si fondò sulle culture molto antiche degli Olmechi e degli
Zapotechi. In quanto loro eredi, i Maya ne svilupparono la scrittura
geroglifica nonché, in modo ammirevole, la matematica e il
calendario”
L’ipotesi,
un tempo sostenuta, secondo la quale i Maya crearono tutto ciò
unicamente grazie al loro genio, dato che non avrebbero ricevuto in
alcun modo, dall’esterno, stimoli utilizzabili, può considerarsi
del tutto superata.
1AA.VV.,
La Storia, Dalla Preistoria all’antico Egitto, Gruppo
Editoriale L’Espresso, Giugno 2004, pagg. 789,790. La civiltà
degli Olmechi fiorì tra il 1200 e il 400 a.c. “ Gli olmechi
furono i primi a costruire grandi piramidi in pietra e i primi a
dotare i propri insediamenti di una complessa architettura
cerimoniale, a sviluppare l’ arte e la religione, a usare la
scrittura e la numerazione vigesimale, a elaborare un calendario
rituale. Essi esercitarono una potente azione civilizzatrice in
tutte le aree con le quali entrarono in contatto, e gli elementi
culturali da loro sviluppati diverranno il patrimonio comune di
tutte le civiltà mesoamericane[…]Gli Olmechi furono i primi
mesoamericani a praticare il gioco della palla, in uno speciale
sferisterio con una sfera di caucciù. Esso non era una semplice
prestazione sportiva, ma un gioco profondamente impregnato di
immagini di morte e di sacrificio: non di rado, fra le cerimonie
svolte dopo la partita, si sacrificavano i perdenti “.
2
Cfr. Ibidem pagg. 790 – 792. La civiltà degli Zapotechi
si sviluppò a partire dal 500 a.c.. “ La città più importante
della cultura zapoteca fu monte Alban: posta alla confluenza di tre
valli, a 1850 metri di altezza sopra il livello del mare, dominava
strategicamente tutta la zona circostante e rappresentava il
principale centro cerimoniale; era formata da una serie di
costruzioni disseminate su una vasta area, con templi per le
cerimonie religiose pubbliche e private[…].]Le divinità
principali ( erano ) Coqui – Xee, il dio supremo; Coccio, dio
della pioggia; Pitao Cozpbi, dio del mais. Tutto l’ universo
zapoteco era organizzato secondo un sistema calendarico rituale di
260 giorni: non solo si credeva che gli dei controllassero lo
scorrere del tempo, gli eventi e gli accadimenti, ma anche che
quest’ ultimi fossero manifestazioni della divinità. Fra le
usanze degli antichi abitatori di monte Albàn c’ erano la pratica
della mutilazione dentale e quella della deformazione del cranio: l’
origine e la finalità di tali pratiche sono state oggetto di
numerose ipotesi, ma sembra di potere riconoscere ragioni di tipo
sociale , che variano da un gruppo all’ altro nel corso del tempo.
Gli Zapotechi praticavano anche la chirurgia craniale sia per scopi
terapeutici sian per scopi rituali…Dagli Olmechi ereditarono il
sistema numerico vigesimale…”
3
Gueglielmo Guariglia, Messico, Le piramidi degli dei, Arnoldo
Mondadori Editore, Milano 1982, pag. 135. “ La città sacra per
eccellenza, dove vennero formandosi molte delle tendenze
fondamentali della religione azteca e dove ebbe origine il culto
organizzato di alcune delle più celebri divinità, come
Quetzalcoatl e Tlaloc “. G. Filoramo- M. Massenzio,-M. Raveri- P.
Scarpi, Manuale di storia delle religioni, Editori Laterza,
Bari 2003, pag. 141. “ Fiorita tra il 400 e il 700 d.c. si
presenta come centro d’ irradiazione culturale attorno al quale
ruotava una serie di città – stato. Questa civiltà, a cui si
deve le piramidi del Sole e della Luna e il Viale dei Morti, aveva
elaborato un pantheon già organico, funzionale e personale[…]
Teotihuacan perse il suo ruolo egemonico nel secolo settimo d.c,
quando fu distrutta da un devastante incendio, conseguenza di un’
invasione o di un’ insurrezione. Quando gli imperatori Aztechi la
scoprirono essa era già da tempo in rovina ”.
4
Guy Annequin, op. cit., pagg. 60–63.
6
Gui Annequin, op. cit., pagg. 70–71.
8
Guy Annequin, op. cit. pag. 69.
10
“Hera, civiltà scomparse- misteri archeologici”, mensile n. 58,
Anno V, Hera Edizioni, Roma, Novembre 2004, articolo di Adriano
Forgione, Olmechi, Sacerdoti e Nagual, cit., pag 22.
11
Michael D. Coe, op. cit., pag. 48.
13
Paul Gendrop, I Maya, Xenia Edizione, Milano, 1992, 5.a. ed..
Titolo originale: Les Mayas, passim.
14
Pietro Bandini, Profezie e Cosmologia dei Maya attraverso il
sacro calendario, Newton e Compton editori, Roma, Dicembre 1998,
pag. 9. Titolo originale: Der heilige Kalender der Maya.
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