Galileo
Galilei nasce
a Pisa nel 1564. Nel 1589 ottiene la cattedra di matematica a Pisa. È
di questo periodo lo scritto De
Motu.
Nel 1592 si trasferisce a Padova. Qui continua l'attività della
docenza e scrive il trattato dal titolo Le
meccaniche.
In questi anni matura la sua definitiva conversione al sistema
copernicano. Nel frattempo la sua produzione continua con il Trattato
della sfera,
le Operazioni
del
compasso geometrico e militare.
A seguito della scoperta dei quattro satelliti di Giove nel 1610
scrive il Sidereus
Nuncius.
Del 1612 è il Discorso
intorno alle cose che stanno in su l’acqua,
l’Historia
e dimostrazioni intorno alle macchie solari.
Fondamentali sono il De
revolutionibus,
il Discorso
del flusso e reflusso del mare,
Il
Saggiatore, Libra Astronomica, Dialogo sopra i due massimi sistemi
del mondo tolemaico e copernicano.
Le
sue concezioni scientifiche ed astronomiche vengono tacciate come
eretiche il 22 Giugno del 1633. L'anno seguente viene messo
all'indice il Dialogo.
Nonostante ciò, egli da il proprio consenso per la pubblicazione in
segreto dei Discorsi
e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze.
Muore nel 1642, ormai ceco, in Arcetri.
Di
fondamentale importanza per la sua formazione e produzione
scientifica è la lettura e lo studio
delle opere di Euclide e di Archimede. Da questi autori egli apprese
tutta una tradizione matematica e meccanica che sin allora era stata
del tutto trascurata.
I
molteplici interessi di Galilei convergono tutti al raggiungimento di
un solo obiettivo, ossia la verifica delle ipotesi avanzate mediante
l'esperienza diretta. Fondamentale in questo suo modo di operare è
l’uso del cannocchiale, che, tra il 1609 e il 1610, lo portò a
distruggere alcuni secolari postulati della cosmologia aristotelica –
tolemaica. Ed infatti scopre
la montuosità della Luna e, dunque, la sua natura terrestre.
Dimostra, pertanto, la medesima natura del mondo sublunare e celeste
e distrugge del tutto la teoria dei cieli solidi con la scoperta dei
satelliti intorno Giove. Satelliti che dimostravano l'esistenza di
sistemi analoghi a quello terra – luna. Di importanza
rivoluzionaria fu la scoperta delle macchie solari, che confutava la
concezione dell’incorruttibilità degli astri, i quali si
dimostravano soggetti, come la terra, ad alterazioni e corruzioni.
Infine, capì che i pianeti erano privi di luce propria e che questa
doveva derivare dal Sole, che girava intorno ad essi.
Le
scoperte di Galilei sfaldavano
del tutto i pilastri portanti del sistema aristotelico –
tolemaico. Sistema che per tre secoli era stato difeso dalla Chiesa e
adattato alle Sacre Scritture. Dagli ambienti ecclesiastici partirono
perciò le prime accuse e resistenze perché le dottrine galileiane
andavano contro gli insegnamenti della Bibbia. Galileo difese il suo
operato con tre lettere indirizzate rispettivamente a Benedetto
Castelli, a Dini e alla granduchessa Cristina.
Galileo
a
sua difesa avanza la teoria che massima e incontrovertibile è
l’autorità della Bibbia e della tradizione ecclesiastica in
materia di fede e costumi, ma che non è però lecito andare a
cercare nel testo della Bibbia insegnamenti relativi alla fisica. ed
infatti la Bibbia non ha voluto impartire insegnamenti fisici ma,
adeguandosi ad un linguaggio popolare, ha voluto dare ammaestramenti
religiosi e morali.
La
religione e la natura hanno entrambi origine divina, e,
pertanto, non vi può essere contraddizione tra verità di fede e
verità fisiche. La Bibbia è infallibile in insegnamenti riguardanti
la fede e la morale, ma non in fatto di scienza, anche perché le
Sacre Scritture non si sono mai interessate di argomenti di questo
tipo, e hanno adottato un linguaggio semplice, rivolto al popolo.
Galilei
rifiuta
l’accordo secolare tra esegesi scritturale e filosofia naturale
aristotelica – scolastica, e afferma una nuova concezione
descrittiva della natura. Una concezione
meccanica
– matematica, in cui il mondo è regolato da ferree e immutabili
leggi.
Nel
Saggiatore
troviamo anche un’altra capitale teoria di galilei, ossia la
distinzione tra qualità oggettive e soggettive dei corpi.
Ciò
significa che una volta individuata nel linguaggio matematico la
struttura
del cosmo, era ovvia la conseguenza che ogni corpo fosse
determinabile oggettivamente secondo qualità matematico –
geometriche, ossia estensione, figura e moto e che la relazione con
gli altri corpi fosse determinabile secondo spazio e movimento. Alla
costruzione di questo modello puramente meccanico si lega l’ipotesi
atomistico – democritea, cui Galilei fa espliciti riferimento,
riducendo la materia a minimi quanti, particelle minime, atomi
invisibili. Galilei rifiuta, pertanto, la scienza naturale
aristotelico – scolastica che aveva assunto come reali, oggettive,
le qualità sensibili e le aveva concepito come manifestazioni della
sostanza.
Il
risultato di una tale operazione era l'affermazione
dell'inutilità di avviare indagini sulle sostanze o essenze e sulle
cause finali, per rivolgere l'attenzione solo sugli assiomi
matematico – meccanici che regolano i fenomeni della natura.
Ridotti i corpi a moto, figura e relazione, non si cercherà più il
che cosa, bensì il come, ovvero le leggi mediante puri rapporti
matematici.
Con
il Dialogo
sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano (1632)
Galilei tenta di dimostrare la verità oggettiva del sistema
copernicano.
Nei
Discorsi
e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze
Galilei perfeziona ulteriormente la sua concezione puramente
matematico – geometrica sia della meccanica che della dottrina del
moto.
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