giovedì 31 maggio 2012

La grammatica e la logica di Port – Royal


Antoine Arnauld (1612 – 1694), teologo giansenista, insieme con Pierre Nicole (1625 – 1695) è il più noto esponente del movimento di Port – Royal. Cartesiano, autore di numerose opere di polemica antigesuitica e antimalebranchista, la sua fama è legata soprattutto alla Logica o Arte del pensare, testo fortunatissimo del seicento, scritto con scopi didattici in collaborazione con Nicole. In questa Logica (1662) si studia “l’arte di ben condurre la propria ragione nella conoscenza delle cose” al fine di “formare il proprio giudizio e renderlo il più esatto possibile”; è divisa in quattro parti: le idee, il giudizio, il ragionamento, il metodo. I due filosofi connettono strettamente la logica (analisi delle tecniche del ragionamento) con la grammatica (analisi del discorso). Otto sono le regole fondamentali della logica: Due regole sulle definizioni: 1)Non lasciare indefinito nessun termine appena oscuro o equivoco; 2)Usare nelle definizioni solo termini perfettamente noti o già spiegati. Due regole per gli assiomi: 1) Non porre come assiomi se non cose perfettamente evidenti; 2) Accettare come evidente quel che, per essere riconosciuto vero, ha bisogno solo di un minimo di attenzione. Due regole per le dimostrazioni: 1) Provare tutte le proposizioni appena oscure, usando per la loro prova solo le definizioni precedenti o gli assiomi che siano stati accordati, o le proposizioni che siano già state dimostrate; 2) Non abusare mai dell’equivocità dei termini mancando di sostituire mentalmente le definizioni che li restringono e li spiegano. Due regole per il metodo: 1) Trattare le cose, per quanto è possibile, nel loro ordine naturale, cominciando dalle più generali e semplici, e spiegando tutto ciò che perviene alla natura del genere, prima di passare alle specie particolari; 2) Dividere, per quanto è possibile, ogni genere in tutte le sue specie, ogni tutto in tutte le sue parti, ed ogni difficoltà in tutti i suoi casi. Bisogna inoltre definire i nomi e le cose. Nel primo caso la definizione può essere arbitraria, poiché è possibile assumere una parola dall’uso corrente e applicarla ad una idea. Nel secondo caso la definizione non deve essere arbitraria perché deve rispondere alla proprietà dell’oggetto che si vuole designare e che è compresa nell’idea che ne abbiamo. Chiara l’ispirazione cartesiana.

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