Ixquic,
madre dei due eroi gemelli Hunahpù
e Xbalanque, veniva
chiamata dai maya anche Signora Arcobaleno,1
e su quasi tutta l’estensione del territorio maya le si davano
titoli onorifici quali Signora, Madre Nostra,
Ava Nostra.2
Essa era nel contempo dispensatrice di
guarigioni e diffonditrice di ogni sorta di malattia. In numerosi
ritratti si accoppia in maniera dissoluta con altre divinità dalle
sembianze a volte umane a volte animalesche; ancor oggi è
considerata la patrona della lussuria, della sfrenatezza sessuale e
del meretricio. Cosa che, peraltro, si intuisce nelle sue
rappresentazioni, ove compare con seni enormi e con un ciuffo di
capelli sciolti a rappresentare proprio la sensualità e la
dissolutezza.3
In quanto dea della luna è anche dea della fertilità, della
procreazione e del parto. Ciò è provato dalle osservazioni del
monaco Diego De Landa che nel suo Cronaca
delle cose dello Yucatan afferma:
“le
donne maya ricorrevano all’aiuto di maghe che avevano il compito di
porre sotto i loro letti l’idolo di un demone chiamato Ixquic che
dicevano fosse una dea partoriente”.4
Questa
divinità era relazionata anche con la medicina e la tessitura. I
testi coloniali non parlano di essa come di una dea lunare, ma è
possibile dedurre tuttavia che lo fosse dal suo nome che significa
Colei che ha il Viso Bianco. Inoltre
importante è il fatto che, in genere, le dee madri vengono poste in
relazione con la luna, considerata da sempre forza propizia alla
fertilità, tanto alla terra quanto agli animali e agli uomini. È
credenza non solo maya, bensì universale, che la luna regoli il
ritmo ciclico della vita, le maree e i maremoti, per fertilizzare la
terra. Pertanto nei rituali maya relativi alla fertilità, sia
maschile che femminile, è alla Luna che si invoca la potenza
sessuale e la capacità di procreare.
Ixquic
era associata all’acqua dei laghi e delle sorgenti, luoghi questi
dove si avevano le celebrazioni in suo onore: Luna, acqua e fertilità
appaiono sempre associate nel pensiero religioso. Nei codici vengono
rappresentate due dee, una giovane e l’altra anziana. La prima è
da identificare, secondo noi con Ixquic,
mentre la seconda con Xmucane. Noemi Cruz è invece dell’opinione
che la giovane divinità rappresenti la luna nuova e quella più
anziana incarni la luna piena.5
Considerandole, in tal modo, due aspetti della stessa divinità, il
cui nome principale è Ixquic o
anche Ix Chel. In
verità, non è possibile a tutt’oggi fare ipotesi di grande
certezza, in virtù del fatto che il pantheon maya è molto
complesso e le divinità, a volte, si scindono in altri esseri, o, al
contrario, una divinità sintetizza in sé vari attributi di altre
deità. La dea lunare riunisce in sé vari significati: quando è
giovane rappresenta la medicina e il parto; da vecchia, invece, la
terra, la vegetazione e la tessitura. In altre parole Ixquic
simboleggia la terra e la luna, che nelle maggior parte delle
culture, viene messa in relazione con il femminile. Tale
interpretazione non nasce casualmente, ma è rafforzata da alcune
immagini risalenti al periodo classico, in cui troviamo la dea
rappresentata con l’aspetto di una giovane donna seduta su una
falce di luna crescente, mentre tiene tra le braccia un coniglio,
animale associato all’astro perché i maya credevano di intravedere
la sua sagoma nella luna piena.
1
Cfr. Pietro Bandini, op. cit., pag. 65.
3
Cfr. Pietro Bandini, op. cit., pag. 65.
4
Ibidem, pag. 65.
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