Lo
scetticismo tra cinquecento e seicento
La
fine della civiltà medioevale, la scissione della Chiesa cattolica
per le riforme protestanti, le nuove scoperte geografiche con la
conseguente consapevolezza dell'esistenza di costumi e scale
valoriali diverse da quelle europee, la crisi di tutto l'apparato
sistemico aristotelico – tolemaico e la riscoperta della filosofia
di Sesto Empirico favorirono la nascita e lo sviluppo di un
atteggiamento scettico.
Illustre
rappresentante di questo movimento è
Giovan
Francesco Pico della Mirandola,
che, nel suo Examen
vanitatis doctrinae gentium et veritatis christianae disciplinae,
afferma che la varietà e diversità delle posizioni filosofiche
assunte dai pensatori nel corso della storia non fanno altro che
confermare e provare l'incapacità della ragione umana di giungere a
una verità stabile.
Michel
De Montaigne (1533-1592),
sindaco di Bordeaux, nel 1580 pubblica la prima raccolta dei Saggi,
con avrà stesura definitiva nel 1588 in tre libri.
La
speculazione scettica di Montaigne scaturisce dalla lettura di Sesto
Empirico, dalla scoperta delle Americhe e dalle accese polemiche
religiose.
Dal
confronto dei costumi europei con quelli degli indios del Nuovo Mondo
scaturisce la conclusione della relatività dei codici etici e
religiosi. Lo stesso concetto di barbarie è del tutto relativo ed
effimero, ed infatti questo termine viene applicato a ciò che non
rientra nei nostri schemi mentali.
Montaigne
avvia tutta una discussione critica del concetto di antropocentrismo,
indicato come il peggiore dogmatismo dato dal considerare le proprie
idee e i propri costumi quali canoni universali di giudizio. Gli usi
e costumi sono, quindi, il risultato di un complesso di norme
condivise ed accettate all'interno di una società non per ragione,
bensì per tradizione.
Il
costume, in pratica, si sostituisce alla natura e determina i
comportamenti dei vari gruppi sociali. Al costume, per la sua forza
coattiva è inutile resistere. Pertanto,
il saggio, potrà, nella sua solitudine, seguire la ragione, ma dovrà
comportarsi esternamente sempre secondo le leggi e le norme imposte
dal costume. Dalla considerazione dei diversi modi di vita da popolo
a popolo, e dalla critica degli strumenti della conoscenza, emergeva
tutta la validità della posizione scettica, consistente nella
sospensione del giudizio, nel riconoscimento della propria ignoranza,
nella liberazione di ogni assunzione dogmatica. Tutti questi temi
sono trattati nel capitolo XII che prende il titolo di Apologia
di Raimondo Sabunde.
Solo una verità è possibile all’uomo e può venire solo dalla
fede e dalla grazia di Dio. Lo scetticismo qui si congiunge al
fideismo, con l’invito ad ammettere la rivelazione di Dio, senza
ricorrere a dispute teologiche, e senza volere sottoporre in alcun
modo i contenuti all’esame della ragione.
Pierre
Charron
(1541 – 1603), fu filosofo e teologo francese. L'opera a cui deve
il suo successo è Sulla
Saggezza
(1601). Importante è anche lo scritto apologetico Le tre verità
(1594), che gli costò una condanna della Chiesa per eresia.
Il
suo pensiero, oltre ad incentrarsi in una serratissima critica contro
ogni dogmatismo filosofico e religioso, difende coloro che sono
dotati di spirito
forte,
i soli che possiedono la libertà interiore, e polemizza con gli
spiriti
deboli,
ovvero coloro che passivamente seguono il costume dei più.
Notevole
è la distinzione che opera tra la morale e la religione. A proposito
di ciò afferma che il vero comportamento morale trova fondamento in
se stesso, ovvero nell'esercizio stesso della virtù, e non in
un'etica servile ad una religione, che incute paura con la promessa
di premi e pene ultraterrene.
Proprio
del saggio è un'etica libera da ricompense. Un'etica che egli deve
raggiungere nella propria intimità, senza cercare di imporla al
popolo.
Lo
scetticismo di Charron sottolinea
ancora di più rispetto a quello di Montaigne come la ragione non
debba essere mai dogmatica, ma, anzi, debba liberarsi da pregiudizi,
limitarsi alla conoscenza delle sole questioni umane, senza porsi
inutilmente domande metafisiche, a cui non può dare nessuna risposta
certa. Charron invita a non concedersi in discussioni riguardanti le
verità religiose. Bisogna, infatti, credere per fede e in virtù
della tradizione.
Feroce
è la critica contro quel fideismo dogmatico che pretende di
possedere un sapere e un codice valoriale assoluto. Da ciò deriva la
testardaggine e la bestialità umana di imporre ad altri le proprie
opinioni con ogni mezzo. Caratteristica fondamentale della Saggezza è
l’apologia
del
dubbio,
la difesa della ricerca che corrisponde al non essere mai istupiditi
dalla convinzione di posseder la verità. Il dubbio, non la verità
dogmatica, rende l’uomo libero saggio che, proprio perché sa che
la ricerca non è mai definitiva o totalizzante, non finisce mai di
utilizzare ed esercitare la ragione. In ciò diviene l’immagine di
Dio in terra.
Lungo
il 1600 la cultura scettica troverà ampio svolgimento nella corrente
“libertina” (detta così dagli avversari che consideravano lo
scetticismo come abbandono di leggi morali fondamentali) che
sottometterà a critica sottile ed erudita tutta il patrimonio della
cultura tradizionale, soprattutto filosofica, etica e religiosa. Lo
scetticismo diviene il momento fondamentale di una battaglia contro
la cultura dogmatica e la premessa di una nuova teoria della ragione.
Alla
tradizione scettica si deve lo sviluppo del concetto di tolleranza
che deriva dalla critica di ogni norma universale di comportamento e
che giungerà a riconoscere la libertà della coscienza, anche della
coscienza errante. A questo complesso quadro si rimanda l’opera di
Pierre
Bayle
(1647 – 1706) autore del Dizionario
storico – critico,
ove si insinua, con approfonditi studi, il dubbio in conoscenze date
per vere e certe. Ne I
Pensieri sulla cometa,
critica i pregiudizi di carattere astrologico, condanna
l’intolleranza e il fanatismo religioso e prospetta il costituirsi
di una repubblica di atei. Cosa questa che veniva ritenuta
impossibile al tempo, perché gli atei, in quanto non riconoscevano e
rinnegavano l’esistenza di Dio, venivano considerati incapaci di
seguire la legge e la morale . Il tema della tolleranza era svolto
nel Commento
filosofico sulle parole di Gesù Cristo “Costringili ad entrare”.
Infine, si interessa di problemi teologici e afferma che la realtà
del male resta inconciliabile con l’affermazione dell’esistenza
di un primo principio perfetto: solo la fede può risolvere
quest’ordine di problemi in radicale e sottolineato contrasto con
ogni analisi razionale.
Nessun commento:
Posta un commento