Anche
le pietre erano oggetti di venerazione per i Maya, in special modo la
giada, considerata di grande sacralità, tanto che sottolinea Eric
Thompson,
“nei
testi allegorici messicani la giada è la pannocchia immatura[…](in
quanto)1
il grano ancora verde, come la giada preziosa, se ne sta nascosto
nella roccia. La roccia viene squarciata, e il granoturco nasce e
diviene divino.”2
La
sacralità delle giade trova riscontro nella mitologia maya, ove ,
scrive Martin Brennan,3
sono considerate pietre vive. Gli dei e le forze primitive vi
risiedono e ne emergono. Martin Brennan4
asserisce che le giade “ sono sostanze magiche che possono donare
la vita o fare germogliare il mais”.
Nel
Chilam Balam di
Chumayel esistono prima del creato stesso tanto che, in questo testo
sacro, si afferma:
“[…]
la nascita della prima preziosa pietra di grazia [la giada] , la
prima notte infinita, avvenne quando dio non c’ era. Egli non aveva
ricevuto ancora la propria divinità. Poi rimase solo nella grazia,
nella notte, quando non c’ era né il cielo né terra[…]”.5
“questa
pietra preziosa [la giada] non era affatto una cosa morta, era dotata
di qualità simili al “drago cosmico”7
che uscì fuori dal gioiello nel corso della creazione. I primi
istanti della creazione avvennero spontaneamente, senza l’
intervento di un demiurgo: dalla gemma nacquero il sole e la luna, la
volta celeste e le acque nere degli inferi. Solo allora apparve il
demiurgo che infilò le mani nella bocca “aperta” della gemma e
ne trasse una rete. Pauahtun, la rete della gemma, era il ricettacolo
di tutto il cosmo, che ora si estendeva contemporaneamente in tutte e
quattro le regioni del mondo”.
Le
pietre erano pertanto ritenute sacre, in special modo, come già
detto, la giada che con il suo colore verde ricorda il colore della
pannocchia non ancora matura. La sacralità della giada, affermata
anche dall’archeologo Victor von Hagen che, di questa sostanza,
scrive che “è una pietra che ai maya sembra importante quasi
quanto la vita[…]tanto da divenire simbolo di tutta la loro
civiltà8”,
sicuramente è da rimandare al significato mistico dato da una
cultura agricola ad una pietra che ricorda nel colore il vegetale non
ancora maturato.
La
giada diviene metafora della nascita, seme della fertilità e del
germogliare delle pannocchie. È il potenziale che da la vita, il
luogo di nascita, ciò da cui tutto ha origine: così come il suo
verde è colore della pannocchia che maturata è alimento di grande
rilievo nella dieta maya, allo stesso modo è luogo di origine del
tutto, elemento da cui tutto il creato prende vita . Un popolo che
viveva essenzialmente di agricoltura è normale che abbia attribuito
a questa sostanza un tale e grande valore, anche perché il mais
costituiva e costituisce tutt’ora per i maya circa l’80% della
loro dieta quotidiana.
Il
tun o cuauc,
ovvero l’ altare di pietra, è fondamentale nell’ arredo scenico
del sacrificio, proprio perché le pietre che lo compongono
costituiscono il nucleo misterico della creazione, in quanto traenti
origine dalla mitologica cosmogonia maya.9
Le piramidi, edifici costruiti in pietra, venivano, dai
mesoamericani, considerate un portale di accesso al mondo spirituale.
Alcune servivano anche da tombe, similmente alle piramidi egiziane,
ma rimanevano comunque luogo di unione del terreno con il celeste,
via di comunicazione tra il cielo, il mondo e l’ interregno.
Strumento
per farsi ascoltare dalla divinità e per entrare in comunione con
essa: la piramide, per i maya, contiene un albero del mondo. Anche le
caverne erano considerate luoghi sacri, in quanto si credeva
che
fossero dimora dei signori della terra e via di accesso al mondo
degli inferi. Infine dalle caverne usciva l’acqua sacra: elemento
essenziale nelle cerimonie, che per rimanere pura non doveva entrare
a contatto con la donna.
1
Aggiunta dell’ autore.
2
Eric Thompson, op. cit., pag. 291.
5
Ibidem.
7
I maya personificavano il cielo con un mostruoso drago.
9
Cfr. Martin Brennan, op. cit., pag. 79.
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