martedì 29 maggio 2012

Gli stoici antichi


Lo stoicismo è un vasto movimento filosofico fondato da Zenone di Cizio attorno al 300 a.C. e che si protrae sino al terzo secolo d.C. Assume connotazioni diverse nel corso dei secoli, e vive un periodo di fioritura nell'impero romano, dove diviene una delle correnti filosofiche più importanti.
Vediamo, in modo molto sintetico, le fasi storiche dello stoicismo, per soffermarci, in seguito, alla delineazione del primo stoicismo.
L'Antica Stoà (III-II secolo a.C.). Cleante e Crisippo, seguendo l'insegnamento del maestro Zenone, fissano gli elementi fondamentali dello stoicismo.
La Media Stoà (II-I secolo a.C.). Lo stoicismo subisce forte contaminazioni dall'epicureismo, dal neoplatonismo e dal pensiero orientale.
La Nuova Stoà (I-III secolo d.C.). E' il periodo in cui lo stoicismo, contaminatosi di elementi dello stoicismo, diventa la filosofia più diffusa all'interno dell'impero romano. Gli intellettuali che seppero meglio interpretare questa speculazione furono Seneca, l'Imperatore di Roma Marco Aurelio e lo schiavo Epitteto.
Zenone di Cizio (332 -264) fu fondatore di una scuola all'interno di un portico (stoá), e da esso prese il nome di stoicismo. Originario della fenicia, e precisamente di Cizio, nell'isola di Cipro, si recò ad Atene, dove ascoltò le lezioni del filosofo megarico Stilpone e del cinico Cratete.
Delle opere di Zenone, di cui ci sono rimaste solo alcuni frammenti, ricordiamo La logica, La Repubblica, Passioni, Il Dovere. Degli stoici antichi (Zenone di Cizio, Cleante, Crisippo) si possono delineare alcuni punti di fondo. Di notevole importanza per delineare la dottrina stoica è l’opera di Diogene Laerzio (III sec. d.C) che nelle Vite e opinioni dei filosofi illustri (libro VII) propone in un sistema unico la filosofia di questa scuola.
Per gli stoici la filosofia è intesa come esercizio e studio che conduce a vivere in maniera virtuosa. La filosofia viene distinta in Logica, Fisica, Etica: le tre discipline sono strettamente connesse tra di loro: la logica indica le condizioni del pensare e cioè i modi di conoscere la realtà nelle sue strutture; la fisica è la scienza che, mediante la logica, definisce le strutture su cui si scandisce il costituirsi della realtà; l’etica si fonda sulla fisica, in quanto il comportamento dell’uomo deve seguire quello che è l’ordine di tutta la realtà.
La correlazione tra queste tre discipline è tale che Zenone la semplifica con un esempio, divenuto famoso, per cui la logica e come il guscio che avvolge il tuorlo dell'uovo (fisica), che, a sua volta, è circondata dalla chiara dell'uovo, e cioè l'etica.
La logica stoica è una logica preposizionale, in quanto studia i rapporti tra le proposizioni, e non tra i termini, come quella aristotelica.
La conoscenza coincide con il sapere pensare, ove pensare è giudicare. Da un lato abbiamo i dati, cioè le rappresentazioni (phantasiai) o modificazioni dell’anima provocate da un qualcosa che si presenta all’anima. Tali rappresentazioni non sono per sé né vere né false, ma sono semplicemente “modificazioni dell’anima”. Verità e falsità sono dovute al nostro assenso, ove il nostro assenso è dato solo alle rappresentazioni che si presentano con forza, con evidenza (enargheia). Queste rappresentazioni sono chiamate fantasie catalettiche, cioè comprensive (dal greco Katalambano = io afferro). L’errore si ha nell’affidarsi a fantasie non catalettiche, cioè a rappresentazioni non forti e non evidenti. I dati sensibili sono unificati attraverso la ragione, cioè all’attività unificatrice, egemonico, coordinante ed egemonizzante. Le rappresentazioni si raccolgono nella memoria e nel loro insieme costituiscono la sfera dell’esperienza. In questa organizzazione delle impressioni presenti nella memoria fondamentale importanza hanno le anticipazioni (prolessi), comuni a tutti gli uomini, e si formano spontaneamente sulla base di esperienze precedenti. Esse servono a preparare le esperienze future. All’interno della logica, la dialettica costituisce la parte più generale, in quanto insegna “a distinguere il vero dal falso” e a formulare ragionamenti corretti. Tutti i ragionamenti possono ricondursi a ragionamenti anapodittici, basate su premesse anapodittiche, in quanto non hanno bisogno di essere dimostrate in quanto evidenti. La validità di un ragionamento non sta nel rapporto tra due termini attraverso un termine medio, ma nelle implicazioni di una proposizione nell’altra = Se è giorno allora c’è luce, ma è giorno, allora c’è luce. Questo è lo schema del sillogismo ipotetico. Essa è tale quando assume come premessa una proposizione ipotetica “se…allora”, e per tale motivo questa logica verrà detta preposizionale. Ogni rappresentazione riceve un nome, che è un segno dell’oggetto che ci fa comprendere l’oggetto designato. Il segno è qualcosa di materiale, così come è materiale la rappresentazione dell’oggetto, mentre il significato è qualcosa di mentale. Il significato designa una realtà (per esempio la pietra), ma la designa solo per coloro che parlano quella suddetta lingua. Il significato che sta tra due realtà fisiche – il suono e la cosa designata – è quindi una entità mentale. Il significato (lekton) può essere completo e incompleto. Incompleti sono il soggetto e il predicato, completi sono le proposizioni (vere o fase), le quali possono essere semplici o composte (se…allora), disgiuntive (o) o congiuntive (e). L’uomo, da un lato, è passività di fronte ai dati che si presentano, dall’altro lato proprio perché ci accorgiamo che siamo passivi siamo attivi. Il discorso scaturisce dalla tensione tra passività e attività. Ora, poiché l’uomo e physis (natura), nulla vieta di potere dire che la natura pensa, e che dunque la stessa realtà nasce da un principio attivo e un principio passivo. A fondamento della natura si ha perciò un principio attivo (ragione) e un principio passivo (materia): dalla loro reciproca tensione scaturisce la realtà nel suo esistere concreto. Materia e ragione sono i fondamenti e le condizioni della fisica. Il logos è il principio di ordine e di vita, tutto è quindi governato dal logos = soffio vitale, fuoco artefice, anima del mondo. Quindi ogni cosa ha il suo giusto posto, in gradi diversi, in una gerarchia in cui ogni cosa è legata all’altra, in funzione dell’unico logos. Tale logos, principio divino, non è natura immobile, in quanto è forza vitale. Nel dinamismo che caratterizza la fisica stoica, la realtà nella sua totalità è in perpetuo movimento, secondo cicli che si succedono sempre identici tra loro. Per opera del Logos – fuoco i mondi si costituiscono, si disfanno, rinascono: ogni mondo nasce dal fuoco e si dissolve con il fuoco, in una conflagrazione universale. Ciò avviene quando i corpi celesti ritornano nella stessa posizione occupante al principio (ogni 36.000 anni). Si ha quindi il grande anno, avviene la conflagrazione o distruzione di tutti gli esseri viventi e si costituisce un nuovo ordine. In questo nuovo mondo si ripeteranno identicamente gli avvenimenti del mondo precedente (eterno ritorno). Nel sistema stoico i cieli assumono un valore di fondamentale importanza: governati dal logos, ne realizzano i piani razionali, ovvero la necessità dell’accadere, il fato. Leggere le stelle (astrologia) diviene pertanto un modo fondamentale per “vedere” il futuro. L’etica stoica si fonda sulla fisica, ove tutto riconduce ad un ordine razionale. La virtù sta nell’esercizio della ragione, il vizio nel farsi trasportare dalle passioni contro ragione. Il vizio è incapacità del corretto pensare, è errore: ovvero subire le rappresentazioni sensibili senza ordine, lasciando spazio alle passioni. Essere passionali significa essere contro la propria natura che è razionale. L’uomo virtuoso è colui che domina le passioni e si libera di esse (apàtheia = mancanza di passione). L’uomo deve vivere secondo ragione, e se non vi riesce per condizioni sfavorevoli, meglio è per lui il suicidio (meglio uscire dalla vita che vivere da non uomo). Gioie, dolori, ricchezze e povertà sono per lo stoico indifferenti perché tutto è dato dal logos, che tutto governa. L’uomo libero è colui che si conforma all’ordine e quindi alla natura universale. Ed è proprio nel logos, cui tutti gli uomini partecipano, il fondamento dell’uguaglianza dell’uomo. Tutti infatti sono capaci di essere razionali, tutti sono fratelli e cittadini di un solo stato, che è lo stesso cosmo. Da ciò il cosmopolitismo e il giusnaturalismo: esiste un diritto di natura perfettamente razionale, come principio tanto dell’agire umano quanto dell’ordinamento politico.

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