giovedì 31 maggio 2012

Pierre Gassendi.


Pierre Gassendi (1592 – 1655) si oppose sia al sistema aristotelico (Esercitazioni in forma di paradosso contro gli aristotelici) che a quello cartesiano (Obbiezioni alle meditazioni di Cartesio), difendendo la validità della posizione scettica. Importante è anche il saggio dal titolo Sintagma philosoficum.
Gassendi è dell'opinione che il sapere debba costruirsi su un uso empirico e critico della ragione. A tal ragione si oppone a qualsiasi costruzione metafisica.
Nelle Esercitazioni, contro la dottrina aristotelica – scolastica, contrappone una scienza sperimentale e fenomenica che procede attraverso l’osservazione attenta dei fenomeni naturali e la loro puntuale descrizione, senza pretendere mai di giungere ad un sapere assoluto e definitivo. Notevole è la distinzione che opera, in base ad un preciso criterio gnoseologico, tra tra il sapere metafisico e la scienza sperimentale. Per Gassendi, infatti, l’uomo è nella condizione di conoscere solo quello che è capace di costruire e di fare, e cioè gli oggetti artificiali e i fenomeni (soltanto se riesce a coglierli nel loro formarsi). In altri termini, per Gassendi, l’uomo è capace di conoscere per causas solo quando è capace di costruire l’oggetto o intendere i modi del suo prodursi. Nelle Quinte Obbiezioni alle Meditazioni di Cartesio, alle cui risposte replicherà con le Instantiae, Gassendi si impegna non a confutare le tesi metafisiche che Cartesio voleva dimostrare (esistenza di Dio e immortalità dell’anima), bensì a falsificarne le prove e, quindi, la pretesa di costruire una metafisica come scienza chiara e distinta. Cosa che Gassendi avverte come l’inizio di un nuovo dogmatismo. La critica di Gassendi è radicalmente empiristica. Per egli non si può separare il cogito con la res cogitans perché la sostanza pensante, essendo inconoscibile, è inseparabile. Inoltre non si può nemmeno escludere l’ipotesi di un’unica sostanza che sia nel medesimo tempo pensante ed estesa, infatti per Gassendi si ha una forte connessione tra pensare e sentire. Inoltre, Gassendi denuncia un’incoerenza interna tra cogito e Dio, e richiama Cartesio ad essere coerente nel suo sistema. Incoerenza data dal fatto che Cartesio dovrebbe trovare solo nel cogito il fondamento primo del filosofare. Dal cogito, ergo sum dipende, a sua volta, anche la certezza dell’esistenza di Dio. Inoltre, non è nemmeno accettabile la prova dell’esistenza di Dio come idea innata nell’uomo. Ciò perché per Gassendi tutte le idee hanno un’origine sensibile, e la stessa idea di Dio come essere eterno, infinito, creatore, onnipotente non è altro che il frutto di un processo storico, che ha portato a tale idea di Dio grazie ad un processo di astrazioni e di negazioni del finito. Per Gassendi non è valida nemmeno la seconda prova che pone Dio come causa dell’esistenza del Cogito. Questa prova trova le proprie origini da un principio aristotelico secondo il quale, non potendo retrocedere all’infinito nella ricerca delle cause, bisogna porre una causa priva. Ma nelle scienze naturali è possibile una ricerca di cause all’infinito. Infine nemmeno la terza prova ontologica di Dio è sostenibile, infatti l’esistenza non è una perfezione tra le altre, ma è il fondamento stesso di tutte le perfezione. La posizione di Gassendi non si ferma allo scetticismo, ma riesce a superarla, infatti nella De vita et moribus Epicurei, nell’Animadversiones in X librum Diogeniis Laertii, e nel Sintagma philosophicum, Gassenti accetta come alternativa valida alla filosofia aristotelica, la speculazione democritea – epicurea. Questa, infatti, legando la conoscenza alla sensazione, ponendo fine, con la concezione atomistica, alla ricerca delle qualità e essenze occulte, riducendo tutto al mondo dell’esperienza (ove le qualità reali sono grandezza, figura, peso, ponendo invece come secondarie e soggettive le altre), sembrava l’unica dottrina capace di dare una spiegazione meccanicistica della realtà. Il radicale empirismo di Gassendi comporta la costruzione di una filosofia sempre limitata al fenomenico, al descrittivo, alla ricerca di nessi orizzontali di cause, rinunciando alla ricerca delle cause ultime e dei principi primi. La scienza non trova più il suoi grado di dignità nella purezza e immutabilità dell’oggetto conosciuto, bensì nel grado di certezza che si è capaci di raggiungere. la metafisica può esserci come cauta estensione della conoscenza umana oltre il fenomenico. Ma la metafisica non incide in nulla i principi fisici, infatti atomismo e flos materiae spiegano a sufficienza i fenomeni vitali senza fare bisogno ad un’anima creata da Dio, inoltre l’etica democriteo – epicurea non va contro la cristiana, ma fonda un comportamento autosufficiente dell’uomo.

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