Divinità di primissimo ordine per la gerarchia sacerdotale, ma
che sembra avesse pochissimi cultori nella massa dei fedeli. Come per
tutti gli altri dei sembra che ci dovessero essere quattro Itzamna:
ciascuno assegnato ad un punto cardinale con relativo colore.1
Divinità
benefica, scrive Guy Annequin che:
“appariva
spesso come un mostro bicefalo, una specie di strano alligatore o di
lucertola, con una testa per ciascuna estremità, a simboleggiare la
volta celeste.[…] Era anche rappresentato con i tratti di un
vegliardo dalle guance infossate e rugose, talvolta barbuto, con una
specie di dente da pescecane, unico, che spuntava dalla mascella
superiore […]con gli occhi avvolti da spire. 2
D’altra
parte l’iconografia rispecchia il suo nome dato che itzam,
in yucateco significa lucertola o iguana.3
Figlio e successore di Hunab Ku, è un dio essenzialmente celeste,
ma egli riunisce in sé le grandi antitesi cosmiche, conseguentemente
è associato sia all’ uccello, che si connette al cielo, sia al
serpente, simbolo della terra. Tale sintesi si arricchisce di
ulteriori attributi di altri animali, come il giaguaro, il caimano e
il cervo, per dare vita al Drago celeste.4
Quest’ultimo simboleggia l’ energia sacra presente nell’ intero
cosmo. Il Drago che, oltre ad essere in relazione con il sole,
l’acqua, il sangue, lo sperma e il mais,5
prende gli attributi, come già detto, del serpente, animale che dai
maya veniva associato anche allo zero e ancora meglio alla spirale.
Come
eroe culturale Itzamna inventò la scrittura, l’agricoltura, i
calendari e la maggior parte delle creazione umane, oltre a dettare
le leggi e a governare per mezzo dei propri eletti.
Normann
Hammond sostiene come Thompson che:
“verso
la fine del periodo tardo classico il culto di itzamna si
approssimasse al monoteismo, poiché un numero sempre maggiore di
divinità fini per essere considerato come sfaccettature
dell’onnipotente dio creatore”.6
All’epoca
della conquista spagnola Itzamna veniva visto dalla nobiltà come il
dio dal quale procedevano tutte le cose, ed era venerato quale dio
dei raccolti abbondanti, del sole, della terra e della pioggia. In
tal senso ricordiamo che itz
per i maya significa sia lacrime che gocce di pioggia. Itzamna
riassume in sé sia i simboli celesti che terresti, e quindi la
divinità da cui tutto discende: colui che fa cadere la pioggia
sulla terra e colui dal cui suolo deriva tutta la vegetazione.
Racchiude in sé anche i simboli della morte, in quanto viene
rappresentato con la mascella scarnificata.
5
Cfr. ibidem, pag. 236.
6
Norman Hammond, Il mistero dei Maya,
Sperlin Paperback., ottobre 2001, (1.a. ed), pag 208. Titolo
originale: Ancient Maya Civilization.
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