Eckhart,
nasce nel 1260 e muore nel 1328. Sviluppa il problema metafisico in
chiave neoplatonica. Decisiva l’influenza del pseudo-Dionigi e di
Proclo. Per Eckhart la Bibbia è la fonte prima sia della teologia
che della filosofia. La riflessione filosofica e teologica infatti si
identificano nell’impegno di spiegare le affermazioni della sacra
fede cristiana e dei due testamenti attraverso le ragioni naturali
dei filosofi. La prima delle cose create è l’essere, se l’essere
è creato, allora Dio non è essere perché è il creatore
dell’essere. Al di là, prima dell’essere, Eckhart pone
l’intelligere,
l’intendere, l’intelletto. Così Eckhart interpreta l’inizio
del prologo del IV Vangelo: “ In principio era il Verbo”. Il
Vangelo, nota Eckhart, non dice “in principio era l’essere”, ma
il Verbo, il logos,
cioè l’intendere o l’intelletto. E poiché l’essere è finito
e determinato secondo generi e specie, per opposto l’intelletto è
infinito, indeterminato. Il tema centrale è dunque la totale
contrapposizione fra Dio e creatura, l’impossibilità di attribuire
a Dio qualcosa che appartiene alla creatura e viceversa. In seguito
si stacca dalle sue prime affermazioni e identifica Dio con l’essere,
e tale essere-Dio si identifica con l’Uno (secondo precise
suggestioni neoplatoniche) ed è assoluto e al di là di ogni
determinazione. Dio-Uno può anche dirsi negazione della negazione
(negatio-negationis), in quanto negazione del finito che, essendo
molteplicità, è negazione dell’unità, essendo determinato, è
negazione dell’essere puro e pieno. Ciò significa che Dio-Uno ha
in se stesso tutta la molteplicità. Eckhart commenta il primo
versetto del Genesi “in principio Dio creò cielo e terra”
affermando che Dio “creò
in principio, cioè in se stesso”.
Sempre commentando il primo versetto del Genesi Eckhart potrà anche
dire che il principio è il Verbo stesso cioè la ragione, il logos
divino. Dio quindi creò tutto nel logos ovvero attraverso
l’intelletto, quindi secondo ragione. È da precisare però che
insistendo sull’atto libero della creazione, pone le creature come
singole e determinate, pertanto distinte da Dio. Eckhart sottolinea
l’impossibilità di usare gli stessi concetti parlando del finito e
dell’infinito, delle creature e di Dio. Per l’abissale distanza
fra i concetti del discorso umano e l’infinita realtà
dell’Uno-Dio, si dovrà infine ricordare che Dio è indicibile: di
lui, come insegnava la teologia negativa, non si può dire o
predicare nulla, propriamente neppure l’essere; si dovrà piuttosto
dire che Dio è sopraessenziale, ovvero che l’Uno è al di là di
ogni distinzione, quindi al di là di ogni concetto. Alla metafisica
corrisponde una coerente dottrina della conoscenza sino ai suoi esiti
estremi dell’unione con Dio: se Dio è l’Uno, l’anima dovrà
farsi una, uscire dalla molteplicità e dalla temporalità attraverso
un processo di unificazione che permetta di ritrovare nel proprio
fondo quella scintilla che è qualcosa di assolutamente semplice: qui
si realizza l’unione di Dio con l’anima, perché in questa
scintilla dell’anima è il segno della presenza di Dio nell’uomo.
Anche questo tema ha origine neoplatoniche in quanto l’uomo conosce
Dio se si fa uno, cioè se si fa simile a Lui, perché il simile
conosce il simile. L’intelletto dovrà dunque superare le
distinzioni categoriali per vedere l’unità nella molteplicità.
Questo svuotamento è radicale umiltà e povertà spirituale di tale
forza che Eckhart può affermare: “l’uomo
umile non ha bisogno di domandare a Dio, egli può comandare Dio
perché l’altezza assoluta della deità si volge solo alla
profondità abissale dell’umiltà. L’uomo umile e Dio fanno una
cosa sola”.
Questa unione è resa possibile dall’incarnazione del Verbo: la
teologia della grazia si congiunge con la teologia dell’incarnazione.
Se, come dice il IV Vangelo, il
verbo si è fatto carne e abitò in noi ciò
è perché noi divenissimo figli di Dio. Come Dio genera il Figlio,
così noi siamo generati e attraverso l’incarnazione diveniamo
figli adottivi di Dio. Più ancora, è Dio stesso che grazie
all’incarnazione del Verbo viene ad abitare in noi.
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