Il
grande periodo che segna l’inizio dell’età moderna si suole
chiamarlo umanesimo e rinascimento. Questo nuova età segna la crisi
della Scolastica. Le prime espressioni di questa cultura sono la
polemica antiaristotelica connessa ad
un consapevole recupero della cultura antica. L’umanesimo si
afferma anzitutto con la chiara cognizione di vivere un momento di
rinascita e di distacco dal mondo medioevale. Esso viene espresso
mediante la riscoperta e l’imitazione dell’antico, dei classici
greci e latini nel campo dell’arte e delle lettere. Da questo nuovo
punto di vista il linguaggio, le
lettere
sono il mezzo propriamente umano di comunicazione e di rapporto. Da
qui l’accento posto sulle Humanae
Litterae
come essenziali per la formazione dell’uomo. Viene a maturare la
concezione secondo cui gli studi umanistici porterebbero a perfezione
l’uomo. L’Umanesimo non ignora che i classici erano noti e letti
anche nel Medioevo: ma è proprio nel modo di questa lettura che si
verifica la frattura e la contrapposizione. L’Umanesimo, infatti,
polemizza contro l’opera di fraintendimento cui il Medioevo ha
sottoposto i classici, adattandoli a esigenze proprie, piegandoli,
quindi, ad interpretazioni e ad insegnamenti del tutto estranei alle
teorie avanzate da questi autori antichi. Compito dell'umanista è,
pertanto, quello di riscoprirli nella loro autenticità per
ascoltarne l'originario messaggio, senza andarli a snaturare dal loro
contesto storico. La filologia e la critica storica diventano
strumento ed arma polemica contro l'autorità della tradizione,
andando a confutare e falsificare fittizi privilegi. Queste
discipline, infatti, si vengono a collocare come autentiche vie di
accesso alla verità degli antichi messaggi scritti dagli autori
greci e latini. Alla nuova metodologia critica non potrà sottrarsi
nemmeno la Sacra Scrittura, che l’esame filologico e storico portò
a considerare alla stregua degli altri testi letterali. La
rivoluzione culturale operata dall'umanesimo è, come scrive Eugenio
Garin,
effettuata in maniera cruciale e profonda, tanto da formare un uomo
nuovo, che vive l'esistenza con uno sguardo spregiudicato, con un
animo che guarda alle cose in maniera scientifica, che rivaluta la
dignità dell'individuo, che elabora una nuova concezione della
cultura, non più relegata al solo compito teologico e metafisico,
ma, anche e soprattutto, alla formazione dell'animo della persona.
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