martedì 29 maggio 2012

La scuola Albertina di Colonia


Ulrico di Strasburgo
I più diretti seguaci di Alberto Magno svilupparono i temi platonici e neoplatonici, già presenti nell’opera del maestro, con una netta accentuazione verso sbocchi mistico-speculativi. Un posto di primo piano occupa Ulrico di Strasburgo, che così scrive di Alberto: “uomo in ogni scienza così divino da potere essere giustamente definito stupore e miracolo del nostro tempo”.
Autore di una Summa de bono, rispecchia il neoplatonismo albertino e di Avicenna. Ciò si mostra evidente nella dottrina della derivazione (fluxus, processus) degli esseri da Dio: “la prima causa è pura luce formale e intellettuale e, poiché essa causa in virtù della sua essenza, altrimenti non sarebbe prima causa, ne segue necessariamente che il suo effetto è diffusione di questa luce e di questa forma”.
Dalla diffusione della prima luce e della prima forma procedono le intelligenze o angeli, motori delle sfere celesti e ministri della grazia.
Teodorico di Vriberg, appartenente all'ordine domenicano, fu studente a Parigi. Qui vi muore nel 1310.
Egli è uno dei pensatori più particolari della storia del neoplatonismo medioevale. Ed infatti, oltre ad essere il primo ad utilizzare largamente Proclo, intuisce, rifacendosi a Grossatesta e a Bacone, l'importanza della ricerca fisica secondo moduli scientifici. Nella metafisica di Teodorico rifluisce lo schema neoplatonico del fluxus e della reversio, i testi di Agostino, quelli di Proclo e quelle di Avicenna. Anzi Teodorico ritiene che tutti i filosofi concordano nell’indicare i momenti della processione del molteplice dall’Uno. Teodorico riprende quindi Avicenna ma apporta una modifica essenziale che dà un senso cristiano a tutto il sistema e a tutta la processione del molteplice. Egli infatti sottolinea che il procedere da una cosa all’altra non significa che l’una crei l’altra, sicchè la causalità delle cause seconde resta subordinata alla causalità della causa prima. La discesa degli esseri si scandisce secondo lo schema neoplatonico: l’Uno, le intelligenze, le anime, i cieli, il mondo sublunare, e per una inversa tensione gli esseri tendono all’Uno. Si chiude in tal modo il circolo. Il conoscere è un’attività retta dall’intelletto agente, il quale contiene in sé, contemplandole in Dio, le rationes aeternae, fondamento del conoscere vero. Questa dottrina dell’intelletto agente, legata alla dottrina agostiniana, culmina nella dottrina della visione beatifica: “la beatitudine si realizza per la nostra unione a Dio con la contemplazione beatifica, nella quale vedremo Dio per essenza, poiché non è verosimile che quanto più nobile e alto Dio mise in noi manchi di quella beatitudine”. Importanti anche gli studi di Teodorico sulla luce, vista non come forma costitutiva del mondo, ma come forma accidentale del mondo trasparente. Da Aristotele prende la concezione della scienza come ricerca delle cause, ma scinde tra un sapere certo, che consiste nella definizione propria della causa in questione, da un sapere probabile che si fonda sull’universale dialecticum come generalizzazione provvisoria dell’esperienza. Infine va sottolineata proprio l’importanza che riveste l’esperimento, sia come falsificazione di dottrine opposte sia come conferma nelle varie ricerche.
Witelo nasce nella Slesia attorno al 1230, studente a Parigi, poi a Padova. Egli sviluppa la metafisica di Grossatesta e Bacone della luce sul piano della ricerca matematica e della dimostrazione naturale. Ciò è evidente nella sua Prospectiva o Ottica scritta intorno al 1270. Nella Perspectiva Witelo riassume i temi dell’influenza di Dio, che scalarmene si determina nelle sostanze intelligibili e, tramite queste, nel mondo corporeo, diversamente operando nei diversi gradi della realtà. Il medium che realizza la connessione e l’assimilazione delle sostanze corporei con i corpi superiori e perpetui è la luce. In tal modo Witelo riduce le azioni reciproche dei corpi alle leggi della propagazione della luce che si diffonde secondo linee rette ed esercita la sua influenza secondo gli angoli di incidenza che i raggi formano con la superficie dei corpi. Dal punto di vista metodologico è sostenuto il congiungimento di esperienza e di tecnica, necessari per la costruzione di strumenti ottici e di misurazione, e quindi legata alla concreta opera di ricercatore che congiunge esperienza e dimostrazione, privilegiando la prima che trova poi appoggio nella dimostrazione.
Bertoldo di Moosburg discepolo di Teodorico di Vriberg è un autore che ha molta importanza nello sviluppo del neoplatonismo medievale e che sarà ancora letto e utilizzato nel quattrocento. Domenicano, è autore fra l’altro di una Expositio super Elementationes Theologicam Procli.

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