martedì 29 maggio 2012

Alberto Magno


Appartenente all'ordine domenicano, nasce nel 1206, e muore a Colonia nel 1280. Conosciuto per la sua cultura enciclopedica, venne chiamato ad Anagni dal papa Alessandro IV per la disputa sul problema dell’intelletto. Da ciò ne nascerà più tardi il De unitate intellectus contra Averroem. Autore florido, non rimane legato al commento di Aristotele, ma riprende il disegno dei suoi scritti e svolge gli argomenti con continue digressioni, utilizzando tutto il materiale che il tempo presente gli poteva mettere a disposizione. Alberto scrive, sulla scorta dei libri aristotelici, di logica e di fisica. Alberto è consapevole della distinzione e spesso dell’inconciliabilità tra la filosofia ( che è la filosofia peripatetica) e la teologia, cioè la speculazione cristiana, fondata sulla rivelazione: egli insiste più volte nel sottolineare che “ le dottrine teologiche non si accordano con quelle della filosofia, quanto ai principi, perché si fondano sulla rivelazione e sulla divina ispirazione, e non sulla ragione; di esse dunque non possiamo discutere in filosofia”.
Alberto vuole commentare e rendere conoscibile ai latini la filosofia aristotelica, ma è consapevole che essa non può essere ricondotta nell’ambito della rivelazione cristiana e della teologia. Le dottrine di Aristotele e dei commentatori arabi hanno, infatti, una loro validità nell’ambito della natura. È, pertanto, inutile tentare di utilizzare queste tematiche per interpretare e spiegare altri ambiti. La metafisica, da Alberto definita alla stessa maniera di Aristotele, è scienza divina che perfeziona l’intelletto secondo quel che è in noi di divino. Nello sviluppo di essa, egli accetta alcuni fondamentali schemi aristotelici interpretati platonicamente da Al-Farabi e Avicenna. Importante è il De causi et processu universitatis, ove la creazione viene spiegatacon dei processi di emanazione ( fluxus, emanatio ) da Dio. Questi è causa prima, pura luce, sopra cui non vi è altra luce: in esso l’essere si identifica con l’essenza. Dio è intellectus universaliter agens, causa di ogni essere, fonte ed origine di tutte le forme. Inizia così il processus del molteplice dall’Uno, da cui, in un ordine gerarchico, procedono, le intelligenze, le anime e le sfere celesti. Alberto fonda tutta questa struttura gerarchica dell’universo sulla teoria del fluxus e dell’illuminatio. Tale sistema per Alberto offre la migliore prova dell’esistenza di Dio, in quanto si risale al primo motore e alla prima causa. Importante è la dottrina dell’origine dell’anima umana che si ricollega alla dottrina Albertina della materia. rifacendosi di Aristotele, Alberto concepisce la materia come un qualcosa che ha un appetito della forma, che chiama inchoatio formae: le forme sono già nella materia in potentia formali ed effectiva, irraggiate su essa dalle virtù dei cieli. Alla dottrina dell’inchoatio formae si ricollega la dottrina albertina dell’origine dell’anima umana: la materia racchiude incoativamente la vita vegetale, questa la vita sensitiva, la quale contiene incoativamente l’anima razionale. Ma mentre l’anima vegetativa e sensitiva proviene dalla causa naturale, l’anima razionale viene infusa direttamente dalla causa prima, da Dio.
Alberto ebbe un notevole gusto per la descrizione fisica: “ Non basta – scrive – conoscere l’universale, ma cerchiamo di conoscere ogni cosa secondo la propria natura, questo infatti è il modo migliore e più completo di sapere ”. Pur ripetendo che la filosofia non si occupa del particolare, Alberto offre più volte descrizioni minute delle proprietà di piante, di animali, di pietre; e spesso l’esperienza diretta di un fenomeno è invocata per correggere dottrine tradizionalmente accettate. Le sue dottrine scientifiche sono inserite in una coerente dottrina magico astrologica; ove l’astrologia è un mezzo per leggere i movimenti delle stelle, mentre la magia naturale utilizza quelle virtù occulte impresse negli esseri (pietre, piante, animali) naturali dai cieli.

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