La
prima scuola di filosofia nasce in Asia Minore e precisamente nella
città di Mileto. Questi filosofi ricercano una causa materiale, e
non più mitica o religiosa, a fondamento nella natura, o physis.
Talete,
(640-546 a.C) non lasciò nulla di scritto. Quello che sappiamo di
lui ci è stato tramandato da Platone, Aristotele e Diogene Laerzio.
Egli
non fu né un filosofo né uno scienziato nel vero senso della
parole, ma (come dice Platone) un “ingegnoso
inventore di tecniche”.
Per Talete la causa di tutto ciò senza di cui nulla avrebbe vita ed
essere, e che perciò è principio di tutto e materia di ogni cosa è
l’acqua.
Quest'ultima
è qualcosa di divino, in quanto ci trascende, ed è forza vitale o
anima
che tutto muove. Pertanto il cosmo è costituito da materia vivente
(concezione detta più tardi di ilozoismo).
Il termine è composto dal greco hýlē, "materia", e zòon
"vita".
L'acqua
è, quindi, l'archè, il principio primo, il fondamento del Tutto, il
substrato generante che tutto costituisce. È sostanza vitale e
materiale che tutto il cosmo anima.
Inoltre,
è un elemento facente parte del mondo e non esterno ad esso. Per
tale motivo questi primi pensatori vennero chiamati naturalisti, e
classificati sotto il termine di presocratici. Quest'ultimo termine
non li definisce temporalmente, perché alcuni di essi sono
contemporanei a Socrate, bensì filosoficamente. Ed essi, infatti,
indagheranno la natura e cercheranno un elemento a fondamento di
essa. Li possiamo considerare, pertanto, dei veri e propri scienziati
o fisici. Socrate, invece, sposterà lo sguardo della filosofia e
della ricerca dalla natura all'uomo, dando al pensiero occidentale un
nuovo fertile campo d'indagine.
Ci
viene tramandato che abbia predetto l'eclissi solare del 585 a.C.,
anche se le sue concezioni astronomiche, almeno agli occhi di oggi,
ci appaiono ingenue. Egli, infatti, concepì l'universo a forma di
grande bolla d'aria semisferica: la faccia concava occupava il cielo,
mentre sulla superficie piana galleggiava la terra.
Anassimandro
(610/9 – 547/6), scolaro e parente di Talete scrisse un libro
intitolato Sulla
natura.
Gli aspetti molteplici della natura con tutti i suoi eventi e i suoi
fenomeni esistono in quanto vi sono dei contrari principali, quali
caldo/freddo e secco/umido. Dal loro opporsi si ha la distinzione
dell'uno dall’altro, dove il primo è limite dell’altro. Tutto
ciò implica un contenitore, uno spazio ove collocare le cose. Tale
recipiente
unico, è illimitato e infinito (apeiron
= greco).
Questo apeiron “tutte
le cose abbraccia e tutte le regge…esso è divino, immortale e
indistruttibile”.
Anassimandro,
il primo studioso ad utilizzare il termine archè
nei significati che abbiamo detto parlando di Talete, riteneva,
pertanto, che il mondo si fosse costituito non dall'acqua, ma dal
gioco di tensione tra quattro principi contrastanti: umido-secco,
caldo-freddo. Dalla condensazione del freddo-secco si sarebbe
formato la terra; dalla rarefazione di secco-caldo, il fuoco.
L'acqua, che avvolge il pianeta, sarebbe il risultato del
freddo-umido. L'aria del caldo-umido. Il tutto avviene all'interno di
uno spazio,
illimitato ed infinito, detto apeiron.
Il
filosofo neoplatonico Simplicio, del VI sec. d.C., riporta una frase
dell'opera di Anassimandro: “Le
cose dalle quali proviene agli esseri la nascita sono le stesse in
cui avviene la loro dissoluzione secondo necessità, poiché le une
rendono giustizia alle altre dell'ingiustizia, secondo l'ordine del
tempo”.
Con queste parole il filosofo voleva dire che il gioco vita-morte era
necessario, in quanto le nascite compensano i decessi secondo una
ferrea legge che regola la natura.
Anassimene
(585/80 – 528/24) ha lasciato uno scritto dal titolo “Sulla
natura”
ove si afferma che l’archè è l’aria, o meglio, in greco, la
nebulosità. L’aria
è pertanto il soffio ed il principio vitale da cui tutto si genera;
essa si determina, condensandosi o rarefandosi, come aria, terra,
acqua o fuoco.
Fondamentale nella teorizzazione di questa concezione furono gli
studi di Anassimene sulla respirazione, che lo portarono alla
conclusione che il fenomeno di emissione ed immissione di aria è
sempre legato alla vita. Inoltre, l'aria si configura come un
elemento neutro, in quanto può divenire calda o fredda, pur non
essendo nessuno dei due, per dei processi di condensazione e di
rarefazione. Le nubi, per esempio, sono il risultato di una
condensazione dell'aria, che facendosi sempre più fredda diviene
anche acqua, e, continuando in tale processo, diviene pietra. Al
contrario, l'aria rarefacendosi diviene fuoco.
L'universo
di Anassimene è immaginato sospeso nell'aria, ed infatti così come
un po' di aria sorregge una foglia, allo stesso modo molta aria
sorregge la terra.
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