martedì 29 maggio 2012

I filosofi di Mileto


La prima scuola di filosofia nasce in Asia Minore e precisamente nella città di Mileto. Questi filosofi ricercano una causa materiale, e non più mitica o religiosa, a fondamento nella natura, o physis.
Talete, (640-546 a.C) non lasciò nulla di scritto. Quello che sappiamo di lui ci è stato tramandato da Platone, Aristotele e Diogene Laerzio.
Egli non fu né un filosofo né uno scienziato nel vero senso della parole, ma (come dice Platone) un “ingegnoso inventore di tecniche”. Per Talete la causa di tutto ciò senza di cui nulla avrebbe vita ed essere, e che perciò è principio di tutto e materia di ogni cosa è l’acqua.
Quest'ultima è qualcosa di divino, in quanto ci trascende, ed è forza vitale o anima che tutto muove. Pertanto il cosmo è costituito da materia vivente (concezione detta più tardi di ilozoismo). Il termine è composto dal greco hýlē, "materia", e zòon "vita".
L'acqua è, quindi, l'archè, il principio primo, il fondamento del Tutto, il substrato generante che tutto costituisce. È sostanza vitale e materiale che tutto il cosmo anima.
Inoltre, è un elemento facente parte del mondo e non esterno ad esso. Per tale motivo questi primi pensatori vennero chiamati naturalisti, e classificati sotto il termine di presocratici. Quest'ultimo termine non li definisce temporalmente, perché alcuni di essi sono contemporanei a Socrate, bensì filosoficamente. Ed essi, infatti, indagheranno la natura e cercheranno un elemento a fondamento di essa. Li possiamo considerare, pertanto, dei veri e propri scienziati o fisici. Socrate, invece, sposterà lo sguardo della filosofia e della ricerca dalla natura all'uomo, dando al pensiero occidentale un nuovo fertile campo d'indagine.
Ci viene tramandato che abbia predetto l'eclissi solare del 585 a.C., anche se le sue concezioni astronomiche, almeno agli occhi di oggi, ci appaiono ingenue. Egli, infatti, concepì l'universo a forma di grande bolla d'aria semisferica: la faccia concava occupava il cielo, mentre sulla superficie piana galleggiava la terra.
Anassimandro (610/9 – 547/6), scolaro e parente di Talete scrisse un libro intitolato Sulla natura. Gli aspetti molteplici della natura con tutti i suoi eventi e i suoi fenomeni esistono in quanto vi sono dei contrari principali, quali caldo/freddo e secco/umido. Dal loro opporsi si ha la distinzione dell'uno dall’altro, dove il primo è limite dell’altro. Tutto ciò implica un contenitore, uno spazio ove collocare le cose. Tale recipiente unico, è illimitato e infinito (apeiron = greco). Questo apeiron “tutte le cose abbraccia e tutte le regge…esso è divino, immortale e indistruttibile”.
Anassimandro, il primo studioso ad utilizzare il termine archè nei significati che abbiamo detto parlando di Talete, riteneva, pertanto, che il mondo si fosse costituito non dall'acqua, ma dal gioco di tensione tra quattro principi contrastanti: umido-secco, caldo-freddo. Dalla condensazione del freddo-secco si sarebbe formato la terra; dalla rarefazione di secco-caldo, il fuoco. L'acqua, che avvolge il pianeta, sarebbe il risultato del freddo-umido. L'aria del caldo-umido. Il tutto avviene all'interno di uno spazio, illimitato ed infinito, detto apeiron.
Il filosofo neoplatonico Simplicio, del VI sec. d.C., riporta una frase dell'opera di Anassimandro: “Le cose dalle quali proviene agli esseri la nascita sono le stesse in cui avviene la loro dissoluzione secondo necessità, poiché le une rendono giustizia alle altre dell'ingiustizia, secondo l'ordine del tempo”. Con queste parole il filosofo voleva dire che il gioco vita-morte era necessario, in quanto le nascite compensano i decessi secondo una ferrea legge che regola la natura.
Anassimene (585/80 – 528/24) ha lasciato uno scritto dal titolo “Sulla natura” ove si afferma che l’archè è l’aria, o meglio, in greco, la nebulosità. L’aria è pertanto il soffio ed il principio vitale da cui tutto si genera; essa si determina, condensandosi o rarefandosi, come aria, terra, acqua o fuoco. Fondamentale nella teorizzazione di questa concezione furono gli studi di Anassimene sulla respirazione, che lo portarono alla conclusione che il fenomeno di emissione ed immissione di aria è sempre legato alla vita. Inoltre, l'aria si configura come un elemento neutro, in quanto può divenire calda o fredda, pur non essendo nessuno dei due, per dei processi di condensazione e di rarefazione. Le nubi, per esempio, sono il risultato di una condensazione dell'aria, che facendosi sempre più fredda diviene anche acqua, e, continuando in tale processo, diviene pietra. Al contrario, l'aria rarefacendosi diviene fuoco.
L'universo di Anassimene è immaginato sospeso nell'aria, ed infatti così come un po' di aria sorregge una foglia, allo stesso modo molta aria sorregge la terra.

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