sabato 26 maggio 2012

I libri sacri dei Maya: il Chilam Balam e il Popol Vuh



La luna, il vento, l’ anno, il giorno: tutto scorre e passa. Ogni vita raggiunge il luogo del suo riposo e ogni potere raggiunge il suo trono[…]Ma sono venuti gli Dzules1 che tutto hanno sconvolto, essi ci hanno insegnato la paura; hanno fatto appassire i fiori, hanno ucciso i fiori degli altri perché il loro fiore potesse sopravvivere[…]Tra loro non c’ erano né parole né insegnamenti[…]Gli Dzules erano venuti solo per evirare il sole e infine i loro figli sono restati tra noi e da loro abbiamo soltanto amarezza.2

Il Chilam Balam e il Popol Vuh costituiscono gli unici libri sacri maya conservatici. Il primo, scrive Guy Annequin,3 è stato tradotto col titolo di Libro Divinatore, o di Cose segrete e occulte:

“poiché chilam significa letteralmente divinatore e balam giaguaro, ma anche cose misteriose e occulte. Infatti questo libro, basandosi essenzialmente sul calendario sacro, comprende numerose profezie ed enigmi, insieme ad una cronaca dello Yucatan che tratta delle invasioni messicane in territorio maya, la prima diretta da Kuculca, poco prima dell’anno mille, e la seconda dagli Xicallanca-Nahua che aiutarono il sovrano maya Hunac-Ceel- il famoso sopravvissuto del pozzo sacro di Chichen Itzà- a respingere gli Itzà di Chichen[…]i libri del Chilam si riferiscono ai Maya del nord- Yucatan. Nel complesso essi restano dei libri storico-religiosi, pieni di profezie, di precetti rituali, di incantesimi, di magia, di frammenti di cronaca[…] ”.

Il Chilam Balam Venne scritto tra il XVI e il XVIII secolo d.c.4. In pratica i maya del nord seguirono una tradizione storica tutta loro, diversa da quella del sud e raccolta in questi libri. Ogni comunità compilava e custodiva la propria versione della storia, che, dopo la conquista spagnola, fu trascritta dalla forma originaria in geroglifici a quella alfabetica, usando le lettere dello spagnolo per registrare parole maya. Le cronache, raccolte in numerosi libri, descrivevano varie incursioni di popoli stranieri provenienti dall’esterno dello Yucatan, alcuni addirittura dal Messico centrale.
Il secondo libro, che riguarda i Maya del sud, venne elaborato intorno al 1550, ed è una vera e propria genesi dei Maya Quiquè. Il Popol Vuh afferma Guy Annequin,

“venne scritta in un sol fiato senza divisioni in capitoli, il Popol Vuh (libro del consiglio)5 rimane il testo essenziale per comprendere l’ anima profonda dei Maya”.6

Gli autori di questo testo vollero rimanere anonimi, molto probabilmente per nascondere la loro identità dai conquistadores che, al tempo, affliggevano la zona. Tennis Tedlock,7 studioso di questo testo, da molti storici considerato la bibbia-maya, sottolinea che la frettolosità con cui venne redatto è dovuta al fatto che, in quel periodo, era forte, l’oppressione spagnola, e conseguentemente forte la loro paura di perdere tutta la tradizione, che veniva sempre più cancellata dalla violenza degli occidentali. Testo di fondamentale importanza, quindi, il Popol Vuh condensa mitologicamente la leggenda della creazione e le storie degli eroi più importanti risalenti al periodo preclassico. Tale testo, informa Pietro Bandini,8

“venne tradotto meticolosamente dal prete cristiano Francisco Ximenez che nel XVIII secolo operava in mesoamerica. L’originale dell’ opera, in seguito restituita, gli venne affidata dai discendenti degli antichi signori di quei luoghi”.

Entrambe le opere sono state quindi redatte in periodo post-classico, nel tentativo di conservare le proprie tradizioni e le proprie memorie, e salvare quello che rimaneva dalla violenta censura degli spagnoli, tra cui si contraddistinse per fervore il monaco francescano Diego De Landa, che si prodigò nel fare bruciare tutti i testi sacri dei maya, da lui considerati opera del maligno. Richiamato in patria per la sua eccessiva severità, scrisse a sua difesa un testo dal titolo Relacion de las cosas de Yucatan9 (Relazione delle cose dello Yucatan), al fine di giustificare il suo comportamento, cosa che peraltro riuscì a ottenere, tanto da essere nominato vescovo dello Yucatan. Tale testo è oggi per i mayanisti fonte e miniera inesauribile di informazione della religione maya del periodo post-classico.
Pochi libri sono sopravvissuti, e per tale motivo è molto arduo ricostruire il credo maya, anche se si è riusciti a mettere in luce molti aspetti ancora oscuri fino a qualche decennio fa.
1 I conquistadores.
2 Paul Gendrop, op.cit., pag. 114
3 Gui Annequin, op. cit., pag. 216
4 Pietro Bandini, op.cit., pag. 30.
5 Nota dell’ autore.
6 Guy Annequin, op. cit., pag. 222.
7 Cfr. Popol Vuh, edizione a cura di Dennis Tedlock, Rizzoli, Milano Ottobre 1998, pag. 5.
8 Pietro Bandini, op. cit., pag. 29.
9 Cfr. Guy Annequin, op. cit., pag. 51.

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