La luna, il vento, l’ anno, il
giorno: tutto scorre e passa. Ogni vita raggiunge il luogo del suo
riposo e ogni
potere
raggiunge il suo trono[…]Ma sono venuti gli Dzules1
che tutto hanno sconvolto, essi ci hanno insegnato la paura; hanno
fatto appassire i fiori, hanno ucciso i fiori degli altri perché il
loro fiore potesse sopravvivere[…]Tra loro non c’ erano né
parole né insegnamenti[…]Gli Dzules erano venuti solo per evirare
il sole e infine i loro figli sono restati tra noi e da loro abbiamo
soltanto amarezza.2
Il
Chilam Balam e il
Popol Vuh
costituiscono gli unici libri sacri maya conservatici. Il primo,
scrive Guy Annequin,3
è stato tradotto col titolo di Libro
Divinatore, o di Cose
segrete e occulte:
“poiché
chilam significa letteralmente divinatore e balam
giaguaro, ma anche cose misteriose e occulte. Infatti questo libro,
basandosi essenzialmente sul calendario sacro, comprende numerose
profezie ed enigmi, insieme ad una cronaca dello Yucatan che tratta
delle invasioni messicane in territorio maya, la prima diretta da
Kuculca, poco prima dell’anno mille, e la seconda dagli
Xicallanca-Nahua che aiutarono il sovrano maya Hunac-Ceel- il famoso
sopravvissuto del pozzo sacro di Chichen Itzà- a respingere gli Itzà
di Chichen[…]i libri del Chilam si riferiscono ai Maya del nord-
Yucatan. Nel complesso essi restano dei libri storico-religiosi,
pieni di profezie, di precetti rituali, di incantesimi, di magia, di
frammenti di cronaca[…] ”.
Il
Chilam Balam Venne
scritto tra il XVI e il XVIII secolo d.c.4.
In pratica i maya del nord seguirono una tradizione storica tutta
loro, diversa da quella del sud e raccolta in questi libri.
Ogni comunità compilava e custodiva la
propria versione della storia, che, dopo la conquista spagnola, fu
trascritta dalla forma originaria in geroglifici a quella alfabetica,
usando le lettere dello spagnolo per registrare parole maya. Le
cronache, raccolte in numerosi libri, descrivevano varie incursioni
di popoli stranieri provenienti dall’esterno dello Yucatan, alcuni
addirittura dal Messico centrale.
Il
secondo libro, che riguarda i Maya del sud, venne elaborato intorno
al 1550, ed è una vera e propria genesi dei Maya Quiquè. Il Popol
Vuh afferma Guy Annequin,
“venne
scritta in un sol fiato senza divisioni in capitoli, il Popol Vuh
(libro del consiglio)5
rimane il testo essenziale per comprendere l’ anima profonda dei
Maya”.6
Gli
autori di questo testo vollero rimanere anonimi, molto probabilmente
per nascondere la loro identità dai conquistadores che, al tempo,
affliggevano la zona. Tennis Tedlock,7
studioso di questo testo, da molti storici considerato la
bibbia-maya, sottolinea che la frettolosità con cui venne redatto è
dovuta al fatto che, in quel periodo, era forte, l’oppressione
spagnola, e conseguentemente forte la loro paura di perdere tutta la
tradizione, che veniva sempre più cancellata dalla violenza degli
occidentali. Testo di fondamentale importanza, quindi, il Popol
Vuh condensa mitologicamente la leggenda
della creazione e le storie degli eroi più importanti risalenti al
periodo preclassico. Tale testo, informa Pietro Bandini,8
“venne
tradotto meticolosamente dal prete cristiano Francisco Ximenez che
nel XVIII secolo operava in mesoamerica. L’originale dell’ opera,
in seguito restituita, gli venne affidata dai discendenti degli
antichi signori di quei luoghi”.
Entrambe
le opere sono state quindi redatte in periodo post-classico, nel
tentativo di conservare le proprie tradizioni e le proprie memorie, e
salvare quello che rimaneva dalla violenta censura degli spagnoli,
tra cui si contraddistinse per fervore il monaco francescano Diego De
Landa, che si prodigò nel fare bruciare tutti i testi sacri dei
maya, da lui considerati opera del maligno. Richiamato in patria per
la sua eccessiva severità, scrisse a sua difesa un testo dal titolo
Relacion de las cosas de Yucatan9
(Relazione delle cose dello Yucatan),
al fine di giustificare il suo comportamento, cosa che peraltro
riuscì a ottenere, tanto da essere nominato vescovo dello Yucatan.
Tale testo è oggi per i mayanisti fonte e miniera inesauribile di
informazione della religione maya del periodo post-classico.
Pochi
libri sono sopravvissuti, e per tale motivo è molto arduo
ricostruire il credo maya, anche se si è riusciti a mettere in luce
molti aspetti ancora oscuri fino a qualche decennio fa.
1
I conquistadores.
5
Nota dell’ autore.
7
Cfr. Popol Vuh, edizione a cura di Dennis Tedlock, Rizzoli, Milano
Ottobre 1998, pag. 5.
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