martedì 29 maggio 2012

Il problema degli universali.


Il problema degli universali assume un valore centrale nel XII secolo. Tale problema si era venuto a porre con la lettura di un passo dell'Isagoghe di Porfirio, molto diffuso nel medioevo. Esso recitava: Per quanto riguarda i generi e le specie, non affronterò qui la questione se siano entità esistenti in sé, o siano semplici concezioni presenti nella mente; ammesso che siano entità esistenti in sé, se siano corporee o incorporee, e se siano separate dalle cose sensibili o siano posti nelle cose sensibili e esistenti con queste.
Fondamentale diviene il problema posto da Porfirio, e cioè se gli universali (generi e specie) esistano per sé, separati, o se invece esistano solo nella mente, come costruzioni mentali. Per Boezio gli universali sono oggetto del pensiero e la specie non è altro che la somiglianza sostanziale di più esseri. Nell’XI e XII secolo la prevalente posizione era il concepire l’universale come una realtà in sé, a cui le cose partecipano. A tale posizione si oppone Roscellino (1050-1120). Egli fu l’iniziatore di una posizione che verrà detta sententia vocum, e cioè una posizione nominalistica, fortemente polemica verso il realismo: per Roscellino solo gli individui sono reali, mentre i generi e le specie-universali-sono voci, parole composte di lettere, formulazioni verbali (flatus voci): l’universale esiste solo in voce e non in re (contro il realismo).

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