venerdì 25 maggio 2012

Cenni storici del popolo maya


Quello dei Maya fu un popolo che eccelse nelle arti e nelle scienze, di grande spirito religioso, la cui cultura, come dice Eric Thompson nel suo La civiltà maya,1 “produsse uomini di genio, e li produsse in una atmosfera per noi incredibile[…]si tratta di gente che trionfò nelle attività impratiche e fallì nelle pratiche”. I Maya riuscirono a disegnare una carta della volta celeste, ma non seppero utilizzare la ruota; elaborarono una delle più elevate concezioni dell’eternità nell’antichità, si prodigarono nel computo di milioni di anni eppure non riuscirono a trovare il modo di pesare un sacco di grano. Il loro è un popolo il cui comportamento non è comprensibile se si fa esclusivo ricorso alle nostre categorie abituali di pensiero e analisi. Ritorneremo però su questo aspetto nel prossimo capitolo, quando faremo una panoramica sugli aspetti più specificamente culturali di questo popolo. In relazione alla storia di questo popolo, ci sembra importante proporre una osservazione: i Maya al contrario di ciò che pensava Eric Thompson, non furono mai un popolo pacifico: al contrario, la loro storia è costellata di guerre, di invidie e gelosie all’interno delle corti, di tradimenti. Ciò si è potuto comprenderlo grazie alla traduzione della scrittura maya (i glifi), che ci ha permesso di comporre un quadro più esatto della loro storia e abbandonare la tesi di Thompson circa la natura prevalentemente pacifica dei Maya, che, insieme a Guy Annequin, dipingeva un popolo tutto intento alla contemplazione e alle scienze. Studi successivi come quelli di Martin Brennan nel suo Il segreto dei Maya e di David Webster nella Misteriosa fine dell’impero maya hanno mostrato con chiarezza il carattere bellicoso di questo popolo; anzi, nel crescere del numero e dell’intensità dei conflitti David Webster vede uno dei motivi principali della loro decadenza.
Nella suddivisione e classificazione delle epoche della storia maya ci rifacciamo alla tesi di Thompson sia perché, come dice Alberto Guaraldo nella introduzione alla Civiltà maya di Thompson, egli rappresenta uno dei massimi studiosi di questa cultura, sia perché la validità della sua suddivisione è riconosciuta dalla gran parte degli storici e archeologi che si sono occupati di questa civiltà. Seguendo dunque questa suddivisione thompsoniana abbiamo un periodo formativo o pre-classico che va dal 1500 a.c. circa al 200 a.c. circa, un periodo classico che va dal 200 a.c. circa al 925 d.c. circa, un periodo post-classico che va dal 925 d.c. al 1200 d.c. e un periodo messicano che va dal 1200 d.c. al 1519 d.c.
Guy Annequin, in una sua importante opera, a proposito dei Maya, scrive:

[i Maya] “sono situati nel cuore dell’America centrale, all’estremo sud-orientale dell’altopiano centrale messicano. Il territorio dei Maya occupava una superficie grande come l’Italia, estendendosi per circa 900 chilometri, dalle coste del pacifico, a sud, fino all’estremità settentrionale dello Yucatan, una specie di sperone che si spinge verso nord, in direzione del Tropico del Cancro[…]. In quella zona maya, tra il mare dei Carabi ed il Pacifico, si succedono tre zone diverse dal punto di vista naturale: ambiente, vegetazione, clima, tipo di vita cambiano man mano che ci si sposta da una costa all’altra e da sud verso nord. Quindi abbiamo una tripartitica divisione geografica del territorio maya e cioè le terre del sud, il territorio centrale e la provincia settentrionale2”.

L’autore descrive questa “tripartitica divisione geografica” con queste parole:

La prima [regione geografica] si estende sulle alte terre montuose “del Chiapas e del Guatemala[…]e quelle adiacenti del Salvador, fertili e caratterizzate da un clima sano, in cui abbondano la pietra e il legno[…]. Il clima temperato, la fertilità del suolo, quasi tutto vulcanico, l’abbondanza di selvaggina rendono questa regione particolarmente accogliente e adatta ad una vita non troppa difficile[…]. Stranamente, questa zona ben popolata e favorevole sotto molti aspetti non conobbe uno splendore culturale paragonabile a quello delle altre due zone, situate più a nord. Le località di Chinkultic, Kaminal-juyu, Mixco-Viejo, Ixminche, Zaculeu, per quanto importanti non raggiunsero mai lo splendore delle località più settentrionali del Petèn[…]. La zona centrale che segue immediatamente, più bassa, dal terreno calcareo, ricoperta da una foresta immensa, nel Tabasco (Messico), nel Petén (Guatemala) e nell’Honduras, percorsa da fiumi lenti, ricca di lagune, satura di umidità, in una parola inospitale al massimo, fu paradossalmente il teatro delle più alte realizzazioni culturali della Mesoamerica. Proprio in questa zona, che ha una piovosità pari a quattro metri d’acqua all’anno, si trovano le città più belle dell’epoca d’oro dei Maya, dell’epoca cosiddetta classica. In questa zona tropicale e malsana…si poteva coltivare la terra solo dopo aver formato degli spiazzi nella foresta, dopo aver abbattuto con le asce di pietra gli alberi e averli bruciati. I raccolti cominciavano a diminuire dopo tre o quattro anni ed i contadini erano costretti a lasciare i loro campi e a cominciare altrove un nuovo lavoro di disboscamento. Eppure, proprio in quella terra ingrata, che richiedeva continue cure, lavoro, sforzo sono nate le più splendide città del mondo maya: Palenque, Pietras Negras, Yaxchilan, Tikal, Uaxactun, Quirigua, Copan[…]per citare soltanto quelle conosciute[…]Man mano che si procede verso il nord[…]ci addentriamo nella terza zona, quella settentrionale, molto più secca e totalmente priva di fiumi, se si escludono tre piccoli corsi d’acqua costieri, e il cui rilievo è costituito solo da piccole colline. Ci troviamo negli stati messicani del Campeche, del Quintana Roo e dello Yucatan. In quest’ultimo, il cui suolo è calcareo, gessoso e poroso, la vita è possibile solo attorno ai “cenotes”, grandi crateri di sfondamento, simili a voragini[…]Lo Yucatan come la Florida è formato da tavolati calcarei, emersi in ere geologiche relativamente recenti[…]Questa zona soffre inoltre di una quasi completa mancanza di risorse naturali e l’agricoltura dà risultati assai magri, se si esclude il cotone. La fauna è parimenti scarsa, sia per quanto riguarda il numero delle specie che per quanto riguarda il numero degli esemplari. Comunque, malgrado questa relativa povertà, la regione fu molto popolata e conobbe una fase di splendore durante il periodo classico; poi, prima dell’ anno mille subì l’apporto di un gruppo etnico, proveniente dal Messico e da Tula in particolare. Quest’unione provocò una seconda fioritura culturale, nell’XI e XII secolo, una specie di rinascimento maya[…]in questo periodo si diffuse lentamente l’impiego del rame[…]
La temperatura è calda dappertutto, a causa della vicinanza al tropico di tutta la penisola”.3

Il clima in questione va da un minimo di 22° a un massimo di 40°. Eric Thomson , a proposito delle lingue maya, scrive:
“esistono quindici tra lingue e dialetti principali maya ancora parlati, e altre due varietà si sono estinte di recente. Diverse presentano delle sottovarietà che sfumano nelle lingue o dialetti di territori contigui. Il caso è vagamente simile a quello delle lingue neolatine. Vi sono lingue maya ancora più vicine tra loro di quanto lo è il portoghese allo spagnolo, altre non si assomigliano più che il francese all’italiano. Forse non sarebbe improprio parlare di due sole lingue maya, quella degli altipiani e quella della pianura, e considerare le altre varietà come dialetti. Il gruppo maya non ha parentela stretta con alcun altro linguaggio dell’America centrale o centro-settentrionale. Nel territorio settentrionale e nella parte settentrionale del territorio centrale si parla solo lo yucateco, che molti considerano il Maya per antonomasia. A sud-est e sud-ovest di questa zona un tempo si parlavano il chontal e il mopan, e alla base del territorio centrale il chontal e due varietà del chol; infine a Copan e intorno a Copàn si parlava il chorti, un dialetto della lingua chol. Nel Chiapas orientale si parlano lo tzotzil, lo tzeltal, il chaneabal e il chuh; sono varietà abbastanza imparentate tra loro. Se dallo Yucatan si scende più a sud, si nota un passaggio graduale dallo yucateco allo tzotzil. Nel territorio maya la differenza tra due dialetti è proporzionale alla distanza geografica tra le aree rispettive; e ciò ci dimostra che da molti secoli a questa parte non si è verificato nessun movimento etnico di una certa importanza[…]Lo stesso rapporto tra distanza e varietà linguistica si ritrova presso i Maya degli altipiani. Qui i principali gruppi linguistici sono il quichè, il cakchiquel, il mam, il kekchi e il pokoman. Il passaggio da una sfera linguistica o dialettale all’altra è così graduale che spesso è difficile dire dove comincia una e finisce l’altra. Come osservò Andrade, una grande autorità in fatto di lingue maya, per fare una carta topografica di queste lingue bisognerebbe dosare i pannelli in infinite sfumature[…]. Le lingue dei Maya sono musicali, gradevoli all’orecchio. E mantengono il suono di d e di f; la r appare in un solo dialetto di pianura…4

Anche David Webster afferma che “i principali ceppi linguistici maya si somigliano molto l’uno con l’altro, e le differenze sono all’incirca quelle che sussistono tra le lingue romanze europee. Tale somiglianza fornisce una decisa argomentazione a favore di una origine comune in tempi relativamente recenti e/o di un alto gradi di interazione”5.
A questo punto possiamo forse farci un’idea più precisa sull’identità dei Maya.
Chiarificatore in questo senso è ancora David Webster:

“sebbene sia allettante cedere alla tentazione di pensare ai Maya come ad una etichetta generica, è assai probabile che i Maya precolombiani non abbiano mai pensato a se stessi in termini di collettività, come ad un gruppo etnico nel senso moderno del termine, così come, se non in tempi assai recenti, non lo fecero i loro discendenti[…]. Gli scribi nativi (al tempo dei conquistadores) assai raramente utilizzavano il termine maya per descrivere se stessi, addirittura lo consideravano dispregiativo. Anche se la parola ha certamente origine nel nuovo mondo, di fatto sono stati gli esterni a creare i moderni significati di maya in quasi tutti gli utilizzi specifici, vale a dire linguistici, geografici e culturali. Cosa più importante, maya o mayano è un termine linguistico che si riferisce ad un insieme di circa 31 lingue e dialetti strettamente correlati tra loro, molti dei quali sono ancora diffusamente parlati nel centro-America meridionale e orientale. Presi assieme, essi comprendono quella che i linguisti chiamano la famiglia linguistica macro-maya[…] Dal momento che individui di lingua maya hanno occupato per lungo tempo la vasta regione dell’America centrale[…]la parola maya possiede anche una connotazione geografica, che fondamentalmente coincide con la zona di distribuzione linguistica[…] Un terzo significato della parola maya si riferisce a quella tradizione culturale, sviluppatasi nell’arco di migliaia di anni, che caratterizza ampiamente le popolazioni di lingua maya. Tale tradizione non comprende solo il linguaggio, bensì tutti gli aspetti della cultura generalmente condivisa, o quello che potremmo chiamare il folklore: modalità di lavorare la terra, cucina e cibo, erezione di strutture, riconoscimento di legami parentali, sistemi di distribuzione di ricchezze ed eredità, definizione e regolazione di genere e sessualità, atteggiamenti verso la morte, la ricchezza e il rango, e molti altri aspetti essenziali della vita[…]”6.

Quindi, per “Maya” si intende quel vasto popolo che, insediatosi nell’America centrale, condivide lo stesso ceppo linguistico e che si riconosce in una medesima tradizione culturale.

1 J. Eric S. Thompson, op. cit., pag. 14.
2 Guy Annequin, op. cit., pag. 80-81.
3 Ibidem, pagg. 83–88.
4 J. Eric S. Thomson, op.cit., pagg. 30-32.
5 David Webster, op, cit., pagg. 40–41.
6 Ibidem, pagg.40 -45.

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