Porfirio
ha lasciato anche una Introduzione
o Isagoge
alle
Categorie di Aristotele.
Questa introduzione avrà una notevole influenza nel medioevo per la
questione degli universali.
Giamblico
nasce a Calcide nel 251 d.C. e muore nel 325-326 d.C. In Giamblico
abbiamo la più completa sistemazione teorica della magia e della
teurgia nel quadro della filosofia platonica.
Origene
di
Celso,
prima di Agostino, fu uno dei maggiori fondatori del pensiero
cristiano. In una sua opera “Contro
Celso”
confuta un libro di questi contro il cristianesimo. Origene, inoltre,
sottolinea con forza l’unicità di Dio, fonte dell’Essere, da cui
tutto sempre proviene. Dio, il Padre, è l’Uno, tutto in Atto,
fondamento (ipostasi) della molteplicità; egli non è né il tutto
né una parte del tutto, ma trascende ogni cosa. L’Uno (monade) è
pertanto oltre l’Essere, egli è solo unità assoluta (enade).
Tutto ciò che ha essere, ha essere da Dio, per questo anche il
Logos, il Figlio di Dio, appare subordinato ad Esso, anche se, per
altro verso, appare coeterno a lui. Nel Logos hanno essere tutte le
cose e da lui tutta la vita. Nel Logos riceve il soffio lo Spirito di
Dio. Origene afferma che il male avviene quando uno dei spiriti rompe
l’armonia del tutto. Da tale rottura nasce la corporeità e la
molteplicità. Solo Dio, per sua volontà, può attuare la sua
redenzione, e ciò mediante il Logos, il quale viene in soccorso
dell’uomo, anche sé, in quanto caduto, l’uomo non lo merita. Con
la liberazione dal peccato non sono salvati solo tutti gli uomini, ma
tutto l’universo sarà liberato dalla corporeità e dalla
molteplicità.
Nell’interpretazione
dei testi sacri per Origene bisogna distinguere un senso letterario
da un senso più profondo, che va
al di là della lettera, ovvero il senso metaforico o spirituale.
Come nell’uomo, dice Origene, c’è un corpo, un’anima, uno
spirito, così nella scrittura vi è un senso storico (letterale), un
senso morale ed, infine, un senso spirituale, più importante e
profondo.
Anobio
afferma l'impossibilità di qualsiasi spiegazione razionale (nel
senso di ragionamento veritativo secondo le categorie della filosofia
classica) per chiarire il fatto della conversione. Anobio sottolinea
il dramma dell’uomo, “questa cosa infelice e misera”. L’uomo
in sé è nulla, sozzura e male. L’uomo si salva, non per sua
natura, ma solo tramite un atto di grazia, in quanto la Rivelazione
divina lo ha reso partecipe della grazia divina.
Lattanzio
ritiene che le filosofie trovano il loro fondamento nella fede
cristiana, sancendo una subalternità della filosofia rispetto alla
religione. Chiarificatrice, in tal senso, sono le sue parole: “
a nessuna religione si giunge senza sapienza, solo che, nessuna
sapienza è tale se non si fonda sulla religione”.
Gregorio
di
Nanziano
definisce in maniera chiara i caratteri distintivi delle tre persone
e i loro mutui rapporti. Il Padre è ingenerato, il Figlio è
generato dall’eternità del Padre. Lo Spirito, invece, procede dal
Padre al Figlio. Lo Spirito è Dio perché consustanziale (cioè
della stessa sostanza) al Padre e al Figlio. Gregorio
di
Nissa
usa gli strumenti filosofici, soprattutto platonici, per approfondire
i misteri della rivelazione. Essenziale per Gregorio è il tema
biblico dell’uomo fatto ad immagine di Dio: ciò fa dell’uomo la
più nobile delle creature. L’uomo, microcosmo, specchio del
creato, può cogliere Dio non con il pensiero, ma ripiegando in sé
stesso e contemplando l’immagine di Dio che ha in sé. Immagine di
Dio che è stata corrotta dal peccato di Adamo e che deve essere
purificata mediante la purificazione dalle passioni. Liberarsi dal
male significa riconquistare la somiglianza con Dio. Ma per
riconquistare tale somiglianza con Dio non è sufficiente solo
l’iniziativa umana, ma è necessaria ed essenziale la grazia di
Dio. Gregorio di Nissa fissa i termini della teologia negativa in
quanto afferma che Dio rimane inaccessibile, indefinibile e si rivela
come mancanza, cioè come continua tensione.
Nessun commento:
Posta un commento