Thomas Kuhn (1922 – 1996), filosofo della scienza statunitense, fu
autore della Rivoluzione copernicana, del 1957; de La
struttura delle rivoluzioni scientifiche. Come mutano le idee nella
scienza, del 1962; de La tensione essenziale. Cambiamenti e
continuità nella scienza, del 1977 e d'Alle origini della
filosofia contemporanea. La teoria del corpo nero e la discontinuità
quantica, del 1978.
L'opera
di Kuhn prende avvio dalla contestazione che la storia della scienza
si realizzi secondo un processo rettilineo di accumulazione del
sapere e di progressiva correzione ed eliminazione delle concezioni
sbagliate, erronee e inadeguate. La scienza, infatti, procede in
maniera discontinua, ossia alterna periodi di attività
“normale” a momenti “straordinari” di vera e
propria “rivoluzione”. Nei periodi di rivoluzione si
sostituisce il vecchio paradigma con uno nuovo, che sostituisce del
tutto il precedente o che lo rettifica in parte. Per tale motivo si
ha una vera e propria incommensurabilità tra le diverse
dottrine scientifiche afferenti a diversi paradigmi. Ciò non perché
si hanno delle dottrine più o meno complesse ad altre, ma per il
semplice motivo che ogni paradigma esprime un punto di vista
radicalmente diverso da un altro, e, in quanto tale, in gran parte
intraducibile. Ad esempio, quando un aristotelico e un newtoniano
parlano di movimento, lo fanno in maniera del tutto diversa. Ed
infatti, ognuno di loro ha una diversa concezione non solo del
movimento, ma anche dell'interno universo. Per paradigma non si deve
intendere un insieme di regole e di teorie, bensì un quadro completo
di abitudini, tipi di istruzione e formazione, modi di procedere e di
giudicare. Questa concezione prende il nome di teoria delle
rivoluzioni scientifiche.
Nel
corso della scienza, quindi, quando una comunità si scontra con una
anomalia, ovvero in fenomeni inspiegabili o contrastanti alle
aspettative legittimate da un paradigma, allora si interrompe la vita
normale della scienza, che entrata in crisi, può nuovamente divenire
fertile con l'invenzione di un nuovo paradigma. L'adozione di un
nuovo paradigma non è solo un processo teorico, ma richiede una
sorta di “conversione” di tutta la comunità
scientifica. Conversione che si ottiene mediante la “persuasione”.
Pertanto,
la storia della scienza è discontinua ed opera mediante paradigmi
che risolvono i momenti di crisi in cui si imbatte. Crisi risolte con
l'adozione di un nuovo punto di vista o paradigma. Questa concezione
porta Kuhn ad affermare che nella storia della scienza non si ha
alcun processo ontologico e teleologico che porti ad un graduale
miglioramento nei metodi di rappresentazione della natura. È,
comunque, innegabile che vi sono paradigmi che hanno interpretato in
maniera più coerente, fertile e rigoroso gli enigmi presentati dalla
natura.
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