L'esistenzialismo
è una corrente di pensiero sviluppatasi nel primo novecento. Diviene
difficile indicare i primi fautori di questo nuovo pensiero. Ed
infatti, per certe sue concezioni si potrebbe risalire a
Sant'Agostino e a Pascal, per altre a Nietszhe, Dostoevskij.
Sicuramente
è determinante l'influenza esercita da Kierkegaard.
L'esistenzialismo è una corrente filosofica
profondamente legata alla crisi del primo novecento, tanto da
guadagnarsi definizioni del tipo “filosofia della crisi” o
filosofia dell'”incontro con il nulla”.
Il movimento, che si lega fortemente a motivi religiosi,
risponde all'esigenza di riscoprire quel nucleo di verità che i
sistemi razionalistici avevano occultato, ma che il pensiero
religioso era riuscito a salvare. Per tale motivo, vengono ripresi
alcune argomentazioni di Kierkegaard, come il concetto di singolo
e di angoscia. Concetti che vanno al di là del discorso
religioso kierkegaardiano, in quanto vengono utilizzati per dare una
nuova concezione del senso dell'esistenza dell'uomo, del suo essere
qui, in un dato momento della storia. Il termine esistenza prende un
significato del tutto nuovo che si contrappone alle filosofie delle
essenze. Ed infatti, l'esistenzialismo verte la propria attenzione
sull'uomo singolo. E cioè su questo – uomo – qui, collocato
storicamente e portatore di un destino unico e irripetibile, il cui
senso si acquisisce con la morte, la quale riassume e sintetizza la
sua esistenza, impregnandola di un significato dato dalle sue
decisioni. Un destino, quindi, diverso per ognuno di noi, così come
diverse sono le nostre decisioni e le motivazioni da cui
scaturiscono. Un destino che viene suggellato, condizionato ed
attestato dalla morte.
L'esistenzialismo insiste frequentemente sul concetto di
morte, perché esso rimanda a quello della finitudine dell'uomo e del
suo sapere. Gli esistenzialisti, infatti, criticano le filosofie
precedenti, metafisiche, sistematiche o razionalistiche, che hanno
cercato di risolvere la finitudine dell'uomo con la costruzione di
sistemi filosofici assoluti. Per tale motivo, diviene fondamentale il
concetto di libertà, intesa come impegno quotidiano del singolo
uomo, che, dal momento che attua la propria libertà mediante la
presa di posizione, la scelta, la decisione, definisce la propria
esistenza.
L'esistenzialismo,
pertanto, matura una nuova concezione dell'uomo, la quale è il
risultato delle acquisizioni della psicoanalisi e della
fenomenologia. L'uomo, infatti, è visto come un uomo incarnato e
corporeo, indissolubilmente legato con il proprio inconscio. Un uomo,
quindi, con tutti gli aspetti oscuri e minacciosi dell'inconscio.
Aspetti che le filosofie razionalistiche avevano cercato inutilmente
di poter ignorare.
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