AH BOLON-CAAN CHAC = Divinità
del mondo sotterraneo.
AH HOYAB = “lo
Spruzzatore", nome assunto in alcuni casi dal dio Chac.
AH KINCHIL = “signor volto
del Sole”. Nella mitologia maya è il dio del Sole. Considerato
manifestazione di Itzamnà. Aveva per moglie Ixchel, dea della Luna.
Secondo la leggenda il dio, stanco dei ripetuti tradimenti della sua
compagna, le strappò via un occhio e per questo la Luna è meno
splendente del Sole.
AH PUCH = Nella mitologia
maya è il dio della morte. Spesso associato al dio della guerra e
all'uccello Moam, dio delle Nuvole. E' raffigurato come uno scheletro
che porta in mano il suo glifo.
AHAU =
Signore, Re.
BACAB = Significa “figli”
e sono i quattro dei arcaici sostenitori dell’universo,
rappresentanti i quattro punti cardinali. Una sorta di Atlanti che,
come sostenitori del mondo, sono citati nel codice Chilam Balam. I
Bacab non hanno nomi distinti; essi sono gli Dei quattro, che fanno
parte di quella simbologia numerica dei Maya che indica le divinità
con cifre. Nella cosmogonia maya tutto si svolge sulla base del
numero quattro: quattro sono gli Dei maggiori; quattro gli Uomini
veri; quattro le Ere dei Maya; quattro gli angoli dei templi e
quattro i colori. Furono
associati più tardi con i quattro Chaci.
BALAM = “giaguaro”, dio
del Mondo sotterraneo. Il suo culto ebbe grande presa nell’animo
maya e sembra che risalga al periodo olmeco. Il giaguaro, animale
totemico, riassumeva le potenze terrestri e generative, in
quest’ultima forma, nel periodo arcaico, veniva associato alla Dea
Madre. Gli elementi fisici di questo felino, stilizzati, si trovavano
in tutte le divinità maya più importanti: Chac, Kukulkan, Itzamna,
Kinich Ahau, ecc. quando era associato al Sole diveniva simbolo di
vita (durante il giorno) e di morte (durante la notte).
BALCHE = Tipo di idromele
preparata con miele fermentato e corteccia dell'albero da
identificare con il lonchocarpus longistylis
detto appunto BALCHE dai Maya, e che contiene un
alcaloide. Era usatissima nei rituali ed anche come purga.
BATAB = Nobili,
Amministratori e Magistrati (vicerè), funzionari locali. Capi
villaggio per conto del signore supremo secondo un sistema di
vassallaggio. Quasi certamente aveva cariche militari ereditarie ma
meno importanti del Nacom.
CAN
= Serpente. Importantissimo
nell'iconografia dei Maya che di certo temevano e nel contempo
esaltavano esseri capaci di uccidere con la stessa rapidità del
giaguaro. Non abbiamo molte fonti a riguardo, ma è certo che i
serpenti venivano catturati ed usati in qualche modo e in vari riti.
Iconograficamente il serpente bicefalo rappresenta la visione cercata
tramite dissanguamento, estasi, sostanze allucinogene, digiuni: al
posto della coda può esserci un coltello di selce, dalla testa del
serpente fuoriesce l'antenato o la divinità che l'estasi vuol
evocare; la testa posteriore non è quasi mai uguale a quella
anteriore (come invece accade con il mostro terrestre e celeste):
spesso la coda del serpente poggia sul sangue oppure il corpo del
serpente è raffigurato con la pelle liscia, piumata o parzialmente
scorticata (com'è in periodo di muta); più realistiche sono alcune
riproduzioni di pelli (di boa) che, conciate, adornano sfarzosamente
abiti o scranni regali. Talvolta le volute che rappresentano il
sangue che sgorga dai corpi dei sacrificati sono sostituite da
serpenti (Chichen Itzà, Corte della palla) a rinforzare la relazione
degli ofidi con il prezioso liquido; ma il sangue è per il corpo
umano ciò che la linfa è per gli alberi e l'acqua è per la terra:
ed agli occhi dei Maya antichi, o meglio nelle loro menti,
l'associazione del serpente con l'acqua, specie piovana, era anche
più forte di quella del sangue.
CAUC
= Altare sacrificale costruito in pietra.
CHAC = “dio del tuono”,
“dio della pioggia”; veniva raffigurato nell’atto di afferrare
il fuoco, che simboleggia il fulmine. Corrisponde all'azteco Tlaloc.
Era considerato, per la sua funzione di apportatore di pioggia,
necessaria per la riuscita dei raccolti, un dio benevolo, in alcuni
casi e zone (quelle meno aride), assumeva però anche valenze
negative, come personificazione del Tuono e del Fulmine. Spesso il
dio Chac era accompagnato da rane e rospi come musici. E’ anche del
mondo dell’agricoltura e di quello vegetale e come tale è famoso
per il gran numero di rappresentazioni. Nell’aspetto del glifo
della Morte è caratterizzato da un naso lungo a forma di proboscide,
occhi a palla, orecchie sormontate da corna e denti a zanna sporgenti
da una bocca satanica; questo glifo è presente ovunque
nell’architettura maya, ripetuta all’infinito nelle facciate dei
monumenti, agli angoli dei templi e persino sopra le porte, come
motivo ornamentale. Come dio fluviale figura nell’atto di versare
l’acqua, simbolo di fertilità, da un grosso vaso. Nella vasta
iconografia maya si distinguono quattro tipi di Chac, rappresentanti
i quattro punti cardinali, contraddistinti ognuno da un colore
particolare: 1) Chac-Xib-Chac il Rosso o Chac dell'Oriente; 2)
Sac-Xib-Chac il Bianco o Chac del Nord; 3) Kan-Xib-Chac il Giallo o
Chac del Sud; 4) Ek-Xib-Chac il Nero o Chac dell'Ovest. I quattro
Chac erano spesso accomunati ai quattro Bacab dei punti cardinali.
Esisteva anche un Chac agricolo, che era considerato il fratello
buono di Yum Kax, dio del Mais. A lui
venivano sacrificate le vergini nei Cenotes.
CHAC MOOL = Altare
sacrificale antropomorfo (Maya postclassici, Toltechi, Aztechi). E’
un uomo sdraiato su un fianco con le mani unite a ricevere offerte e
cuori.
CHAC XIB CHAC = Chac sotto
l'aspetto Rosso dell'Est.
CHILAM = Sacerdote, Indovino,
Interprete, Profeta. Il Chilam consultava Almanacchi e Calendari, era
Sciamano ed andava in trance per ottenere visioni premonitrici grazie
a narcotici, dissanguamento, tabacco e calce, droghe peyotl, nonchè
digiuni e veglie prolungate. Aveva diritto ad esser portato in
lettiga. Nei sacrifici riceveva il cuore della vittima sventrata dal
NACOM e trattenuta dai 4 CHAC.
CHILAM BALAM = Testi del
periodo coloniale compilati da Maya-yucatechi in caratteri latini.
Trattano profezie, ricette mediche, astronomia, astrologia,
calendari, canzoni, riti, inni religiosi, storia (periodo
dell'invasione ITZA'). Hanno nomi di località, o dei compilatori:
Chilam Balam di CHUMAYEL, MANI, TIZIMIN, IXIL, TUSIK, KAUA. Sono
10-11. redatti tra 1500 e 1700 da testi precedenti, furono usati a
lungo (fino al 1930 il TUSIK) e spesso tradotti con errori. Il Chilam
Balam di Chumayel, tra i più interessanti, fu trovato a Merida
(Yucatan) nel 1780. Vi ricorre il Diluvio, tema delle mitologie delle
più svariate culture mondiali. Contiene ben tre cronache interne al
computo dei KATUN che narrano brevemente fatti salienti accaduti in
ognuno dei tredici periodi di 20 anni nella convinzione che si
sarebbero ripetuti all'interno di periodi con lo stesso nome
(concezione ciclica del tempo).
CHIM = Rete,
ovvero il sistema in cui si trovavano
collocate tutte le stelle.
Codici = Manoscritti miniati
postclassici in scrittura glifica Maya. Lo stile grafico, seppur
spesso affascinante testimonianza di una delle scritture più belle
mai esistite, è comunque già decadente rispetto a quello classico.
I temi di natura prevalentemente calendariale, astronomica, rituale,
astrologica, testimoniano una cultura che forse i copiatori degli
esemplari giuntici non sentivano più loro, o della quale addirittura
non comprendevano più il senso ed il significato delle mete
raggiunte, copiandone i risultati, per fini cultuali diversi, da
manoscritti di secoli più vecchi. Dipinti su carta/corteccia di copo
(fico) battuta, piegata a fisarmonica in fogli alti 20/30 cm, larghi
15/20 e lunghi -se aperti- anche diversi metri; chiusi in pelle di
cervo o tavolette di legno e scritti su ambo i lati in lingua Maya
yucateca antica, risalgono tutti di sicuro a dopo il 1150. A dispetto
dei numerosi codici azteco-mixteco quelli Maya scampati ai roghi nei
quali i missionari (De Landa) ne bruciarono a centinaia sono solo 3:
Codice di Dresda: Coloratissimo, fu copiato da un testo classico
verso il 1200/50. Conservato alla biblioteca di Dresda da quando il
direttore del Johann Christian Götze lo trovò ed acquistò (durante
un suo viaggio verso l'Italia nel 1739) a Vienna, sede di Carlo V al
quale il generale H.Cortès inviò tra l'altro anche diversi
manoscritti in scrittura azteca e maya. In ogni caso, da dopo il
ritrovamento di J.Götze, il codice passò un altro periodo oscuro
simile al 1519/1739, apparendo solo negli inventari della biblioteca
tedesca; questo fino al 1815, quando lo studente di Oxford Edward
King, entusiasta per aver scoperto alcuni manoscritti nahuatl alla
Bodleian, cominciò a cercarne di simili nelle più importanti
biblioteche d'Europa ed a Mexico city, rinvenendolo a Dresda, dove é
a tutt'oggi. Lord Kingsborough ne curò una costosa ma preziosissima
edizione, finanziò un viaggio in Yucatan di Waldek, del quale
condivideva le assurde ipotesi sulle origini Maya da una tribù
perduta d'Israele, e morì a 42 anni, nel 1837, in prigione, dov'era
stato rinchiuso per i debiti. Comunque già nel 1810 von Humboldt ne
aveva pubblicato una parte credendolo di provenienza Azteca; solo nel
1828 si attribuirà l'origine Maya a questo reperto. Ben curata e più
venduta fu l'edizione di E. Forstemann (bibliotecario a Dresda) del
1880, seguita da quelle di Deckert e Lipo nel 1962, di Krusche nel
1966. L'originale, divisosi in tre ad inizio ottocento, fu impaginato
erroneamente; venne ordinato e restaurato nel dopoguerra, dopo essere
stato danneggiato dalle bombe. Lungo in tutto 3,5 m. (78 pagine, 39
fogli) x 9 cm. di altezza, ha pagine dipinte in rosso chiaro e scuro,
nero, blu, giallo, marrone con penna di setole di cinghiale su fogli
adattati con calce; proviene dall'area yucateca, forse da Chichen
Itza, ma molto più sicura è l'attribuzione all'area degli stili
Chenes e Puuc. Tratta d'astronomia, oroscopi, pronostici, rituali
(anche cruenti). La data più tarda che vi é scritta equivale al
1178 d.c. Thompson lo suddivise in 13 sezioni. Benchè sia il più
studiato dei codici non è apparsa ancora un'opera a carattere
generale veramente completa, questo perchè ancora molto deve essere
compreso. Codice di Parigi (Peresiano): di provenienza incerta,
tardo, di mediocre fattura e molto rovinato, tratta cerimonie
divinatorie del nuovo anno, zodiaci e almanacchi. In più dà
informazioni sulla reincarnazione dei defunti e sulla rinascita della
natura. Oggi é lungo 145 cm. piegato in 11 fogli frammentari (22
pag.) e spesso illegibili. Fu trovato alla Bibliothèque Nationale
(che allora non redigeva inventari ma dovette acquistarlo nel 1832)
da Leon de Rosny nel 1859, in un cestino presso un camino,
all'interno di un astuccio siglato “Perez”. Rosny lo pubblicò
sei anni dopo e fu poi ristampato nel 1887. Una pubblicazione di P.
Arnold del 1980 (1992) intitolata “Il libro dei morti Maya”
paragona l'aspetto linguistico/religioso a quello cinese. Oggi il
rivestimento superficiale in calce si è staccato dai bordi lasciando
le uniche zone leggibili nel centro delle pagine; nella pagina dello
zodiaco sono rimaste quattro delle originarie tredici
rappresentazioni di animali zodiacali. Precedentemente noto come
Codex Peresianus è oggi preferibilmente denominato “di Parigi”
per non confonderlo con omonimi documenti ottocenteschi. Codice di
Madrid (Tro-Cortesiano): manuale per compilazione di oroscopi, per
rituali con illustrazioni anche profane (tessitura, cattura di daini,
arte ceramica). Risale a circa il 1450. E' il più grande di quelli
salvati; è formato da 56 fogli dipinti su entrambi i lati, ovvero ha
112 pagine in tutto. Ogni pagina, la cui misura varia leggermente, è
alta circa 12,2 cm. Come gli altri si legge da sinistra a destra
lungo.
GLIFO = Parola indicante ogni
singolo componente del sistema di scrittura Maya. Composto solo di
rado da un unico elemento (principale), più spesso dall'unione di
prefissi (a sinistra o sopra) e postfissi (a destra o sotto) con il
principale. La scrittura ha carattere ideografico-fonetico. I
maggiori progressi nella decifrazione della scrittura maya li
dobbiamo, oltre che a Thompson (il quale però fu a lungo convinto
dell'uso unicamente aritmetico-calendariale di essa) a Knorosow,
accanito sostenitore del valore fonetico e a Morley, oltre che a
coloro che si occuparono dei codices come il vescovo Diego de Landa.
Nel secolo scorso fu enorme il contributo dato dai risultati del
Förstemann, capo bibliotecario a Dresda (dal 1880). Inoltre fu anche
d'aiuto l'individuazione dei rapporti tra antiche lingue maya e
dialetti moderni. Oggi l'interpretazione dei glifi ha decisamente
superato il livello di insufficienza in cui è rimasta per un secolo,
svelando molti misteri prima fittissimi. I maggiori limiti o carenze
residue sono dovuti al fatto che la lingua denotata non è che
un'antenata dei moderni dialetti maya, quindi spesso un glifo che
mostra una figura o un oggetto pittograficamente riconoscibile, non
può essere associato al suo originario valore fonetico; le fonti su
codici sono poche se paragonate con quelle azteche e quelle scolpite
o pittate (su stele, architravi, vasi, statuette) anche se più
consistenti, soffrono spesso di ignote origini, cattiva sistemazione
(si pensi alla scalinata di Copan) quando non sono logorate dalla
esposizione ad agenti atmosferici o distrutte per motivi bellici o
rituali; ma lamentare carenze è inutile ora che il passo più arduo
e grande è stato fatto.
GUKUMATZ = DIO SUPREMO tra i
Maya Chorti-Quichè, “Cuore del cielo”, generatore di tutte le
altre deità. Nome che significa Serpente Verde e che lo collega
direttamente al Kukulcan Maya-Tolteco ed al Quetzalcoatl Azteco.
HAAB = Calendario solare
formato da 18 mesi di 20 giorni+5 Uayeb a fine anno: POP, UO, ZIP,
ZOTZ, TZEC, XUL, YAXKIN, MOL, CHEN, YAX, ZAC, CEH, MAC, KANKIN, MUAN,
PAX, KAYAB, CUMHU, +5 UAYEB. Poiché la lunghezza dell'anno così
computato (approssimato all'anno solare meglio dei calendari di tutti
gli altri popoli antichi) era comunque inferiore a quella reale, si è
ritenuto che venissero apportate delle modifiche in seguito ad un
“concilio” sacerdotale tenutosi a Copan: quest'ipotesi è stata
però smentita dai progressi nella decifrazione dei glifi ma resta il
fatto che la necessità di far coincidere le date calendariali con i
cicli stagionali e con gli eventi astronomici ricorrenti
(aggiungendo o ripetendo giorni) era, per i sacerdoti, oltre che
un’ossessione, un compito davvero apocalittico e solo per degli
intelletti sopraffini poiché i calendari ed i cicli, una volta
modificati, creavano enormi problematiche a chi volesse cercare di
farli incastrare nuovamente senza modificarne i “rientri”
reciproci. Comunque i risultati dei calcoli degli errori accumulati
dalla non perfetta stima della lunghezza dell'anno erano annotati
come correzioni a parte e talvolta forse portarono anche a
spostamenti di giorni di calendario quando era possibile farlo senza
causare variazioni nei minimi comuni multipli dei vari cicli
interagenti. I mesi rappresentano una serie di corpi celesti e di
loro manifestazioni osservabili con il passaggio delle costellazioni
celesti allo Zenith.
HUN HUNAHPU = Dei Quichè
figli di Ixpyacoc ed Ixmucane. HUN HUNAHPU fu ucciso nello XIBALBA
durante una partita a palla; la sua testa appesa ad un ramo feconderà
Ixquic grazie alla saliva sputatale in mano; ne nasceranno gli altri
2 gemelli Hunaphu ed Xalanque che lo vendicheranno con l'astuzia
(POPOL VUH).
HUN SCIMMIA/HUN ARTIGIANO =
Sono saggi, indovini, artisti, scultori, musicisti, matematici,
artigiani, giocatori di palla. Nel Popol Vuh i
gemelli Hunaphu ed Xalanque punirono la loro intolleranza mutando i
due in scimmie. Nel classico erano protettori degli scribi; hanno in
mano penne e conchiglie/calamaio per dipingere i libri, attrezzi per
scolpire. Possono avere barba a conchiglia ed una fascia che spunta
da sotto le ascelle che porta una serie di numeri a punti e barre;
hanno copricapi a turbante; frequente è anche l'aspetto zoomorfo di
scimmie urlatrici.
HUNABKU = Da hunab, “uno”
e ku, “dio”; è l’Essere Supremo venerato nello Yucatàn. Dio
maya della Quarta Era; creatore del mondo terrestre e dei quattro
Bacab. Nella veste di civilizzatore, Hunabku rinasce sulla Terra e
diventa dio agricolo della civiltà del Mais.
HUNAKAU = “il capo”;
regna sul Xibalbà, il regno dei morti, e viene solitamente
raffigurato con uno scheletro, o con un corpo putrefatto.
HURACÀN = Divinità
del tuono e della tempesta oltre che della fertilità. Uno dei
quattro sostenitori del mondo.
IMIX = Il mostro terrestre
galleggia tra le ninfee in un grande stagno, ed il suo dorso crestato
rappresenta la superficie terrestre.
IQUI BALAM = 4°ALACH UINIC
(Grande Signore) della quarta era nel POPOL VUH. E’ il Giaguaro
Luna. Gli altri tre sono BALAM QUITZE', BALAM ACAB e MAHUCUNTAH.
Tutti discendenti di Hunahpu in quanto pronipoti dell'ava Ixmucane.
Con la loro creazione gli dei sono finalmente soddisfatti avendo
creato esseri perfetti e generosi
ITZAMNA = Una delle massime
divinità maya, poco adorata dal volgo ma fondamentale nel culto
sacerdotale. Dio celeste spesso dal quadruplice aspetto in
associazione con i punti cardinali, i colori e ricorrente anche nelle
vesti di mostro celeste. Vecchio, strabico, saggio e colto inventore
della scrittura, elargisce cibo ed è il patrono della medicina
nonché il capo degli dei patroni di ogni arte e mestiere. Sugli
altipiani è figlio di Hunab Ku e dio del fuoco e dei vulcani. In suo
onore erano immolati gli animali a lui sacri durante solenni
cerimonie nelle quali altari ed immagini che lo raffiguravano
venivano riccamente addobbati. In alcune località yucateche gli
venne reso omaggio con il sacrificio umano tramite questo rituale
simile: la vittima era privata del cuore dopo essere stata lanciata
dall'alto verso una superficie ricoperta di sassi (Riti di anni KAN).
I 4 BACAB sono considerati suoi figli. Uno dei centri cultuali più
famosi per il culto di Itzamna era Izamal, sito di medie dimensioni
equidistante da Maypan e Chichen Itza, leggermente più a nord di
esse, che contava poche migliaia di abitanti ma che si popolava
intensamente a causa di pellegrinaggi ai sui templi di Itzamna e
Kinich Ahau (Dio sole) che dal classico continuarono fino alla
conquista, rispettati anche dagli invasori Itza. Era invocato al
capodanno per tener lontane le sventure e le calamità per tutto
l'anno, e le profezie sul tenore dell'anno erano fatte in una festa
in onore alla forma solare del dio durante il mese Uo. Con Ixchel era
beato quale dio della medicina in una cerimonia ai Chaci, gli anziani
lo invocavano per ottenere piogge per i campi di mais. Benché
espressione di dualismo nelle sembianze di mostro celeste, il dio non
è mai associato a divinità maligne, negative, ctonie, segno della
sua totale benevolezza. I tratti a volte rettili lo avvicinano a Chac
che potrebbe esserne una manifestazione.
IX CHEB YAX = Altro aspetto
della dea Ixchel, come dea dell'artigianato, della tessitura e delle
maree.
IXBALANQUE' = Uno dei gemelli
del Popol Vuh che con Hunhpu sconfigge gli abitatori dell'inferno. Ai
due si deve anche l'annientamento degli ultimi giganti vissuti. Alla
fine delle loro imprese i due saliranno in cielo come Luna
(Ixbalanquè) e Sole (Hunaphu).
IXMUCANE = Significa
“donna che agisce” ed è la dea della terra e della luna, nonché
della fertilità e del parto, e simbolo dell’amore profano e della
scostumatezza. E' inoltre la madre di tutti gli dei, la più saggia e
potente di tutti, dea della luna e delle acque. E' chiamata anche la
Donna-Aquila. Compagna infedele di Ahau Kinich, dio del Sole. Il suo
glifo è costituito dal fiore di plumiera, simbolo del piacere
sessuale.
IXPIYACOC = Avo della coppia
primordiale, marito di Ixmucane.
IXQUIC = Nel Popol Vuh è
figlia del dio infernale Cuchumsa Quic. Giunta un giorno all'albero
che cresceva su un mucchio di rifiuti dove i signori di Xibalba
avevano vietato a chiunque di accedere, si avvicinò ad uno dei suoi
frutti/teschio che ere la testa decapitata di Hunahpu e ne ebbe sul
palmo della mano -in saliva- il seme che le fece concepire la coppia
di gemelli Hunahpu ed Ixbalanque senza perdere la verginità. Quando
il padre si accorse che ella era incinta fu deciso di sacrificarla. I
4 gufi che avrebbero dovuto portare il suo sangue in una zucca,
versarono qui la resina dell'albero del sangue, alchè i signori di
Xibalba ritennero il sacrificio compiuto e furono così ingannati.
Poi Ixquic giunse presso la dimora di Ixmucane dove la vecchia viveva
con i nipoti gemelli Hun Batz ed Hun Chouen (cioè Uno Scimmia e Uno
Artigiano); le disse di esser appartenuta a suo figlio Hun Hunahpu ma
la vecchia non volle crederle finchè non la vide ritornare da un
campo di mais -dove c'era una sola pannocchia- con una rete piena di
spighe mature. Ixquic partorirà i gemelli Hunahpu e Ixbalanque che
andranno poi a vendicare il loro padre ucciso a Xibalba dopo aver
affrontato numerosissime prove.
IXTAB = “la signora della
fune”, è la dea maya degli impiccati e del suicidio, ella ha il
compito di ricevere le loro anime nel paradiso, poiché nella cultura
maya il suicidio era considerato un atto positivo. Fa parte della
mitologia tarda maya-tolteca e non del pantheon classico. E'
raffigurata come una donna impiccata con una corda che viene giù dal
cielo, gli occhi chiusi ed il corpo già in decomposizione.
KAN XIB CHAC = dio Chac in
forma quadripartita associato all'Est ed al Giallo.
KATUN = Periodo
importantissimo per la calendaristica e la religione maya.
Equivalente a 7200 Kin (giorni), 20 Tun [KAL-TUN] (anni di 360g.),
1/20° di Baktun.
K'IIK = Sangue.
KINICH AHAU = dio Sole al
tramonto. Dio del Sole adorato ad Izamal dal classico antico; forse
una manifestazione di Itzamna. Spesso associato a fuoco e siccità
KISIN (o CISIN) = dio della
morte, Signore dei fetidi ossari sotterranei.
KU = Termine maya che
significa “Dei”.
KUKULCAN = Serpente Piumato.
Divinità importata alla fine del classico dall'area del Messico
popolata dai Nahua (ovvero i Messicani) dove era Quetzalcoatl. Sugli
altipiani i Quiché lo assimilarono a Gukumatz. Era tra le principali
deità azteche, tolteche e proveniva dalla costa del Veracruz o dal
territorio mixteco (Cholula) dove gli esempi sono più remoti. Dio
civilizzatore, dio del pianeta Venere, del vento, del clero e dei
sacrifici. Tra i Maya delle pianure divenne importante solo a Chichen
Itzà dove l'influsso notevole di popoli messicanizzati e
l'architettura fortemente collegata a quella di Tula (capitale
tolteca) lo omaggiarono con il cosiddetto “Castillo”. A Tula
visse di certo, attorno al sec. X, un sacerdote che portava il suo
nome (Ce Acatl Topiltzin Quetzalcoatl) e la data di nascita 1 Canna è
fondamentale nella storia di questo dio, che in questo anno partì da
Tula, cacciato da TEZCATLIPOCA, e promise di ritornare dall'est.
Kukulcan, ad eccezione di Chichen Itzà, è raro nelle pianure
settentrionali e del tutto assente in quelle meridionali (Petén); un
unico esempio è presente a Copan.
KUKULCAN o KUKUMATZ = Significa
“serpente piumato verde”, ed ha affinità con il serpente piumato
azteco Quetzalcoatl; protettore dei sacerdoti, a lui erano consacrati
un tempio e una fonte a Chichèn Itzà.
NACOM = Sacerdote eletto a
vita, era figura centrale durante i sacrifici umani, quindi guardato
di mal'occhio dal popolo, come un boia; era infatti lui a spaccare il
petto della vittima, trattenuta per mani e piedi, e, sfilato via il
coltello di selce (Mano di Dio), ad introdurvi la mano per strappare
il cuore dalla presa delle arterie e passarlo al Chilam che lo
offriva alla effige della divinità spalmandolo sull'idolo.
PAUAHTUNS = Altro nome dei
quattro Bacab.
PELOTA (in lingua maya) POK A TOK =
Gioco della palla; era già scomparso all'epoca di De
Landa dall'area maya, perciò le descrizioni vanno ricercate tra i
cronisti delle usanze azteche, nell'archeologia e negli scritti
coloniali, specialmente nel Popol Vuh. Il
gioco della pelota venne praticato in tutta l’area mesoamericana e
veniva giocato con una pelota (palla) di caucciù dal peso di tre
chilogrammi. Nel territorio maya vi sono una quarantina di campi, di
cui 12 solo a Chichen Itzà. Le partite si svolgevano in un campo a
forma di “H” allungata. Le regole del gioco cambiavano da regione
a regione. Le squadre erano formate da un minimo di due giocatori ad
un massimo di sette. La pelota doveva essere colpita solo da alcune
zone del corpo: braccia, fianchi e ginocchia, e non doveva mai cadere
per terra. Scopo del rituale era quello di riuscire a fare passare la
palla attraverso uno dei due anelli collocati ai lati del campo (un
po’ come la pallacanestro). Gli studiosi affermano che i primi
campi da gioco cominciarono ad apparire nel periodo pre-classico. La
squadra sconfitta veniva sacrificata alle divinità. Non è chiaro se
veniva immolato solo il capitano della squadra perdente o se tutti i
suoi componenti. La correttezza del gioco veniva controllata da un
“arbitro”. Il gioco della pelota non era solo un’attività
ludica, ma rappresentava anche la sublimazione della violenza
attraverso il sacrificio. Le partite venivano svolte al fine di
propiziare la fertilità. La pelota simbolizzava il Sole, la Luna, La
Stella di Venere e tutti gli altri astri. Il gioco li rimetteva in
moto al fine di perpetuare le loro forze ed energie e per scongiurare
l’annichilimento del Sole. Il rituale si legava fortemente ai
concetti di vita e morte, e quindi di rigenerazione.
PICTUN = Equivalente a 20
Baktun, 8000 Tun, 2.880.000 Kin (giorni).
POM = Copale, Incenso. Il suo
uso era davvero vastissimo in campo cerimoniale tra i Maya. E’ una
resina solida, trasparente, bianco-grigiastra-rossa, ricavata
incidendo il fusto di piante tropicali americane. Gli antichi
sacerdoti dei Maya lo bruciavano praticamente in tutte le occasioni
solenni per far si che il fumo portasse in cielo, gli dei, e loro
preghiere, o richiamando, per effetto di magia simpatica, le nuvole
in cielo foriere di pioggia; le palline di copale che erano
fabbricate nel mese di Pax, erano anche offerte alla base degli
altari.
POPOL VUH = Libro del
Consiglio. Bibbia dei Maya Quichè degli altopiani. E’ un poema di
più di 9000 versi che offre un ampio quadro mitologico, religioso,
cosmogonico e storico del popolo Quichè degli altopiani ed aiuta a
comprendere anche credenze di altre culture maya, che ne condivisero
in parte le credenze, le leggende, i miti arcaici poi diversificatisi
nelle varie razze maya. Fu scritto a fine XVI sec. nella capitale
rocca di Utatlan da un indigeno Quichè di educazione spagnola che
molto probabilmente fece uso del materiale scritto e orale allora
disponibile. Terminiamo questa trattazione con una brevissima
panoramica degli argomenti di maggior rilievo contenuti nel poema: la
prima parte riguarda la cosmogonia, le origini del mondo e la storia
dei primordi; la seconda le origini dell'uomo e i vari tentativi e le
distruzioni del mondo operate dagli dei, la creazione del mais, la
nascita degli eroi gemelli e le loro vicende nell'oltretomba
(Xibalba), quelle degli altri due gemelli che ne vendicheranno la
morte sconfiggendo i loro assassini signori di Xibalbae
trasformandosi poi in sole e luna; l'ultima parte è dedicata invece
a leggende e storia più o meno mitica del popolo Quichè. Va infine
ancora una volta sottolineata l'importanza delle nozioni contenute
nell'opera per la loro riconosciuta affinità con credenze maya
classiche nonché per la presenza di tematiche riconducibili al
bagaglio di archetipi dell'uomo.
PSILOCYBE = Genere di funghi
contenenti sostanze allucinogene. I dizionari coloniali maya
attestano numerosi nomi di funghi indicanti il loro uso o effetto.
Depersonalizzazione, aumento di sensibilità di luce e colori,
amplificazione della coscienza insorgono all'ingestione di soli 0,1 g
di psilocibina, principio attivo identificato da un chimico di
Basilea, Hoffman, che nel 1938 sintetizzò l’LSD.
QUETZALCOATL = Divinità
messicana della valle portata in area maya con le invasioni della
fine del classico. Il nome significa "serpente (con piume di)
quetzal" e fu reso con il maya Kukulcan, dio importante in
Messico meridionale solo in zona Itzà (nord Yucatan) ed altrove
praticamente ignoto.
SACBE = Le strade cerimoniali
costruite tra i vari centri o all'interno di essi, avevano funzione
religiosa ed aiutavano i pellegrini a raggiungere i centri di culto
principali, ma erano di certo d'ausilio anche per i commerci. Le
strade extraurbane più studiate sono quelle nord-yucateche: ne
esistono pure alcune sui 100 km di lunghezza come quelle tra Cobà e
Yaxunà, Mayapan e Chichen Itzà, Xcaret, Halacal, Izamal, Tihò.
Grossi centri come Chichen Itzà e Tikal hanno strade cerimoniali
interne, a collegare varie zone urbane a scopo divisorio e per
svolgimento di processioni; talvolta esse superano zone acquitrinose.
Cobà è il centro che conta il maggior numero di strade che gli si
dirigono: 16. La meglio conservata è la SACBE Cobà-Yaxunà: lunga
quasi 100 km e larga 4-10 m, è costituita da 7 lunghi segmenti
rettilinei divergenti tra loro di 4-10° per ragioni topografiche o
per collegare, come in tre casi, centri posti sulla via. Negli
avvallamenti soggetti ad inondazione che attraversa, si eleva a 2,5 m
di altezza mentre nelle valli pianeggianti è sopraelevata di poco
più di mezzo metro da terra; era coperta di ghiaia e rinforzata con
malta; nei pressi di Ekal si trovò un rullo di pietra spaccato in
due, pesante 5 t, di certo usato per spianarne la superficie di
transito. Poche sono le scalinate che consentivano un accesso
laterale alla strada da punti che essa non collegava direttamente,
eccetto laddove essa sfiorava cenotes presso i quali i transitanti
potevano scendere a rifornirsi d'acqua. Questa strada funse in epoca
di tardo Mayapan da confine tra le terre Cochuahes e Cupules
(Wilhelmy).
TUN = Pietra Preziosa Nel
computo lungo corrisponde a 360 giorni. Può anche significare Giada,
essendo questa la pietra preziosa per antonomasia; in tempo di magra
pare che i Maya facessero offerte di pietre verdi dette TUN. Il
simbolo significa per estensione anche acqua,
il cui nome rituale è “giada”.
TZOLKIN = Nome del calendario
rituale usato dai Maya ed in tutta la mesoamerica. Consta di una
combinazione di 13 numeri e 20 segni che si ripetono in eguale
successione ogni 260 giorni (13x20). La diffusione di questo tipo di
computo del tempo copre tutto il Messico.
Il calendario a 260 giorni fu usato in tutta la mesoamerica con
il fine non cronologico bensì divinatorio: era nei
suoi giorni fausti che si prendevano importanti decisioni, s'iniziava
a seminare,
si chiedeva la mano delle donne, si dava inizio alle cerimonie.
UAYEB = I cinque giorni
(infausti) di fine anno. Durante questo mese breve la gente rimaneva
in casa e, come era usuale anche tra i Mexica, non si compiva alcun
tipo di lavoro e si distruggevano gli utensili adoperati durante
l'anno che stava terminando. Le uniche azioni compiute erano quelle
di preparazione delle feste di inizio anno che si sarebbero aperte
subito dopo. Per De Landa durante questi 5 giorni la gente rinunciava
persino a lavarsi, pettinarsi e spulciarsi.
UO = Rana. Inservienti e
musici dei CHAC. Secondo una leggenda maya i Chac avevano un ragazzo
che spazzava il loro tempio e che non prestava attenzione alle rane
che erano a terra; poi aperta una borraccia ne versò il contenuto
causando un'inondazione che rischiò di sommergere il mondo
(Thompson). Le rane UO annunciano e stimolano la pioggia con il loro
gracidare; sono piccole, il loro colore è molto scuro a parte una
linea gialla lungo la spina dorsale.
UO = Secondo mese.
WACAB
CHAN = La Sacra Ceiba. I Maya credevano che
tale albero congiungesse i tre piani di esistenza (regno degli dei,
degli uomini e dei defunti). La ceiba più importante si trovava al
centro del cosmo e, oltre ad essere un ponte di congiunzione tra i
tre regni, serviva a tenere alto il cielo. Vi erano altre quattro
ceibe, ognuna di essa si trovava in un angolo del cielo.
WITZ
= David Stuart è stato il primo ad individuare il glifo Witz e ad
interpretarlo come “montagna” . Tale glifo si trova scolpito
sulle pareti delle piramidi, a testimonianza del fatto che, per i
Maya, queste costruzioni erano dei luoghi simili alle caverne, con la
sola differenza che le piramidi venivano costruite dall’uomo. In
quanto montane sacre, gli imponenti edifici assolvevano le stesse
funzioni delle caverne: comunicazione con le deità e con gli
antenati ecc.
XIBALBA = Inferno del Popol
Vuh.
XIPE
TOTEC = Lo Scorticato, il Signore del
sacrificio. Divinità, di origine messicana, adorata in tutta l’area
del Golfo. Presiedeva importanti culti propiziatori alla fertilità.
Il sacrificio, a lui offerto, comportava l’estrazione del cuore
della vittima, la quale, in seguito, veniva trasportata sul tempio
della piramide e, da qui veniva fatta rotolare giù per i gradini
della costruzione. Alla vittima, giunta al suolo, veniva strappata la
pelle di tutto il corpo (a simboleggiare la terra che cambia manto),
tranne quella delle mani e dei piedi. La pelle, ancora calda, veniva
indossata da un sacerdote che si esibiva in una danza cerimoniale.
Finito il tutto, le carni della vittima venivano divise tra coloro
che avevano preso parte alla cerimonia e mangiate.
XOC = Contare, Leggere,
Recitare; pesce (mitologico).
YUM CIMIL = dio della Morte,
denominato Dio A secondo la catalogazione di Schellhas. Dopo CHAC,
ITZAMNA e YUM KAX è il più frequente sui 3 codici. Quando il suo
corpo non è del tutto scheletrico la carne mostra vistosi segni di
putrefazione; le costole sono scoperte e le vertebre gli fuoriescono
dalla schiena; suoi tratti caratteristici sono il teschio, la
mandibola scarnificata, campanellini (che porta fissati ad un rigido
colletto o ai monili dei polsi e delle caviglie), le macchie
circolari nere della morte, sacrificio, annullamento, il simbolo
glifico simile al segno di pct. (%), due cerchietti separati da una
linea ondulata diagonale. Patrono del giorno Cimi (Morte) e della
cifra 10. Tra le sue manifestazioni quella di Mitnal (Xibalba in
lingua mexica, a seguito della discesa messicana) lo vede come
padrone del nono e più basso mondo sotterraneo; è anche associato o
accompagnato da dei maligni (della guerra, del sacrificio) e
all'uccello MOAN ed al gufo.
YUM KAX = YUM KAAX = dio del
Granoturco. È raffigurato sempre giovane ed associato al mais ed
all'agricoltura in generale. Ha una spiga nell'acconciatura o che
spunta dal glifo Kan (che spesso porta in mano), giorno di cui è
patrono (= mais). Segno di alta nobiltà, la sua testa è quella, fra
tutti gli dei, che presenta il più pronunciato allungamento
artificiale. Talvolta le raffigurazioni mostrano che i sovrani,
abbigliati con i suoi caratteristici indumenti ed attributi, lo
imitano nell'azione di coltivare o più spesso di seminare e spargere
gocce di sangue. Suo fratello era il dio della pioggia, suo nemico il
dio della morte (anche nelle sembianze di carestia, siccità,
cataclismi).
ZERO
= Numero di fondamentale importanza nel
credo maya in quanto permetteva alla dimensione temporale di elevarsi
ad infiniti cicli crescenti. Veniva rappresentato da una conchiglia e
dalla spirale. Numero, dal forte senso mistico, veniva spesso
associato al dio del sacrificio, in quanto come questi permetteva al
cosmo di non annichilirsi. Lo zero veniva concepito non come numero
iniziale dal quale inizia il conto aggiungendo le varie unità, ma
come elemento che completando una serie di venti, permetteva al
calcolo, e per estensione al tempo, di andare avanti. Lo zero non
veniva mai associato a significati del tipo “non c’è nulla” ma
era sempre connesso alla sua potenzialità di accrescimento del
cosmo.
Interesante y completo!
RispondiEliminaCaro Andrea, domanda....dato che ho trovato una sola fonte su tale argomento e non so se è affidabile...
RispondiEliminaE' vero che il nome Yari in lingua Maya significa "Figlio del sole?"
Grazie mille se mi risponderai
Scusa se ti rispondo in ritardo.Yari in lingua Maya significa "figlio del sole". La traduzione corretta é "il sole fattosi uomo". Un abbraccio.
EliminaCiao Andrea, durante un’escursione a Chichén Itzá la guida mi ha detto che è buona consuetudine salutarsi tra Maya dicendo “buon sole” , purtroppo non ricordo la traduzione in lingua Maya. Potresti aiutarmi? Ti ringrazio.
RispondiEliminaCaterina