sabato 26 maggio 2012

Dizionario di alcuni termini maya

AH BOLON-CAAN CHAC = Divinità del mondo sotterraneo.
AH HOYAB = “lo Spruzzatore", nome assunto in alcuni casi dal dio Chac.
AH KINCHIL = “signor volto del Sole”. Nella mitologia maya è il dio del Sole. Considerato manifestazione di Itzamnà. Aveva per moglie Ixchel, dea della Luna. Secondo la leggenda il dio, stanco dei ripetuti tradimenti della sua compagna, le strappò via un occhio e per questo la Luna è meno splendente del Sole.
AH PUCH = Nella mitologia maya è il dio della morte. Spesso associato al dio della guerra e all'uccello Moam, dio delle Nuvole. E' raffigurato come uno scheletro che porta in mano il suo glifo.
AHAU = Signore, Re.
BACAB = Significa “figli” e sono i quattro dei arcaici sostenitori dell’universo, rappresentanti i quattro punti cardinali. Una sorta di Atlanti che, come sostenitori del mondo, sono citati nel codice Chilam Balam. I Bacab non hanno nomi distinti; essi sono gli Dei quattro, che fanno parte di quella simbologia numerica dei Maya che indica le divinità con cifre. Nella cosmogonia maya tutto si svolge sulla base del numero quattro: quattro sono gli Dei maggiori; quattro gli Uomini veri; quattro le Ere dei Maya; quattro gli angoli dei templi e quattro i colori. Furono associati più tardi con i quattro Chaci.
BALAM = “giaguaro”, dio del Mondo sotterraneo. Il suo culto ebbe grande presa nell’animo maya e sembra che risalga al periodo olmeco. Il giaguaro, animale totemico, riassumeva le potenze terrestri e generative, in quest’ultima forma, nel periodo arcaico, veniva associato alla Dea Madre. Gli elementi fisici di questo felino, stilizzati, si trovavano in tutte le divinità maya più importanti: Chac, Kukulkan, Itzamna, Kinich Ahau, ecc. quando era associato al Sole diveniva simbolo di vita (durante il giorno) e di morte (durante la notte).
BALCHE = Tipo di idromele preparata con miele fermentato e corteccia dell'albero da identificare con il lonchocarpus longistylis detto appunto BALCHE dai Maya, e che contiene un alcaloide. Era usatissima nei rituali ed anche come purga.
BATAB = Nobili, Amministratori e Magistrati (vicerè), funzionari locali. Capi villaggio per conto del signore supremo secondo un sistema di vassallaggio. Quasi certamente aveva cariche militari ereditarie ma meno importanti del Nacom.
CAN = Serpente. Importantissimo nell'iconografia dei Maya che di certo temevano e nel contempo esaltavano esseri capaci di uccidere con la stessa rapidità del giaguaro. Non abbiamo molte fonti a riguardo, ma è certo che i serpenti venivano catturati ed usati in qualche modo e in vari riti. Iconograficamente il serpente bicefalo rappresenta la visione cercata tramite dissanguamento, estasi, sostanze allucinogene, digiuni: al posto della coda può esserci un coltello di selce, dalla testa del serpente fuoriesce l'antenato o la divinità che l'estasi vuol evocare; la testa posteriore non è quasi mai uguale a quella anteriore (come invece accade con il mostro terrestre e celeste): spesso la coda del serpente poggia sul sangue oppure il corpo del serpente è raffigurato con la pelle liscia, piumata o parzialmente scorticata (com'è in periodo di muta); più realistiche sono alcune riproduzioni di pelli (di boa) che, conciate, adornano sfarzosamente abiti o scranni regali. Talvolta le volute che rappresentano il sangue che sgorga dai corpi dei sacrificati sono sostituite da serpenti (Chichen Itzà, Corte della palla) a rinforzare la relazione degli ofidi con il prezioso liquido; ma il sangue è per il corpo umano ciò che la linfa è per gli alberi e l'acqua è per la terra: ed agli occhi dei Maya antichi, o meglio nelle loro menti, l'associazione del serpente con l'acqua, specie piovana, era anche più forte di quella del sangue.
CAUC = Altare sacrificale costruito in pietra.
CHAC = “dio del tuono”, “dio della pioggia”; veniva raffigurato nell’atto di afferrare il fuoco, che simboleggia il fulmine. Corrisponde all'azteco Tlaloc. Era considerato, per la sua funzione di apportatore di pioggia, necessaria per la riuscita dei raccolti, un dio benevolo, in alcuni casi e zone (quelle meno aride), assumeva però anche valenze negative, come personificazione del Tuono e del Fulmine. Spesso il dio Chac era accompagnato da rane e rospi come musici. E’ anche del mondo dell’agricoltura e di quello vegetale e come tale è famoso per il gran numero di rappresentazioni. Nell’aspetto del glifo della Morte è caratterizzato da un naso lungo a forma di proboscide, occhi a palla, orecchie sormontate da corna e denti a zanna sporgenti da una bocca satanica; questo glifo è presente ovunque nell’architettura maya, ripetuta all’infinito nelle facciate dei monumenti, agli angoli dei templi e persino sopra le porte, come motivo ornamentale. Come dio fluviale figura nell’atto di versare l’acqua, simbolo di fertilità, da un grosso vaso. Nella vasta iconografia maya si distinguono quattro tipi di Chac, rappresentanti i quattro punti cardinali, contraddistinti ognuno da un colore particolare: 1) Chac-Xib-Chac il Rosso o Chac dell'Oriente; 2) Sac-Xib-Chac il Bianco o Chac del Nord; 3) Kan-Xib-Chac il Giallo o Chac del Sud; 4) Ek-Xib-Chac il Nero o Chac dell'Ovest. I quattro Chac erano spesso accomunati ai quattro Bacab dei punti cardinali. Esisteva anche un Chac agricolo, che era considerato il fratello buono di Yum Kax, dio del Mais. A lui venivano sacrificate le vergini nei Cenotes.
CHAC MOOL = Altare sacrificale antropomorfo (Maya postclassici, Toltechi, Aztechi). E’ un uomo sdraiato su un fianco con le mani unite a ricevere offerte e cuori.
CHAC XIB CHAC = Chac sotto l'aspetto Rosso dell'Est.
CHILAM = Sacerdote, Indovino, Interprete, Profeta. Il Chilam consultava Almanacchi e Calendari, era Sciamano ed andava in trance per ottenere visioni premonitrici grazie a narcotici, dissanguamento, tabacco e calce, droghe peyotl, nonchè digiuni e veglie prolungate. Aveva diritto ad esser portato in lettiga. Nei sacrifici riceveva il cuore della vittima sventrata dal NACOM e trattenuta dai 4 CHAC.
CHILAM BALAM = Testi del periodo coloniale compilati da Maya-yucatechi in caratteri latini. Trattano profezie, ricette mediche, astronomia, astrologia, calendari, canzoni, riti, inni religiosi, storia (periodo dell'invasione ITZA'). Hanno nomi di località, o dei compilatori: Chilam Balam di CHUMAYEL, MANI, TIZIMIN, IXIL, TUSIK, KAUA. Sono 10-11. redatti tra 1500 e 1700 da testi precedenti, furono usati a lungo (fino al 1930 il TUSIK) e spesso tradotti con errori. Il Chilam Balam di Chumayel, tra i più interessanti, fu trovato a Merida (Yucatan) nel 1780. Vi ricorre il Diluvio, tema delle mitologie delle più svariate culture mondiali. Contiene ben tre cronache interne al computo dei KATUN che narrano brevemente fatti salienti accaduti in ognuno dei tredici periodi di 20 anni nella convinzione che si sarebbero ripetuti all'interno di periodi con lo stesso nome (concezione ciclica del tempo).
CHIM = Rete, ovvero il sistema in cui si trovavano collocate tutte le stelle.
Codici = Manoscritti miniati postclassici in scrittura glifica Maya. Lo stile grafico, seppur spesso affascinante testimonianza di una delle scritture più belle mai esistite, è comunque già decadente rispetto a quello classico. I temi di natura prevalentemente calendariale, astronomica, rituale, astrologica, testimoniano una cultura che forse i copiatori degli esemplari giuntici non sentivano più loro, o della quale addirittura non comprendevano più il senso ed il significato delle mete raggiunte, copiandone i risultati, per fini cultuali diversi, da manoscritti di secoli più vecchi. Dipinti su carta/corteccia di copo (fico) battuta, piegata a fisarmonica in fogli alti 20/30 cm, larghi 15/20 e lunghi -se aperti- anche diversi metri; chiusi in pelle di cervo o tavolette di legno e scritti su ambo i lati in lingua Maya yucateca antica, risalgono tutti di sicuro a dopo il 1150. A dispetto dei numerosi codici azteco-mixteco quelli Maya scampati ai roghi nei quali i missionari (De Landa) ne bruciarono a centinaia sono solo 3: Codice di Dresda: Coloratissimo, fu copiato da un testo classico verso il 1200/50. Conservato alla biblioteca di Dresda da quando il direttore del Johann Christian Götze lo trovò ed acquistò (durante un suo viaggio verso l'Italia nel 1739) a Vienna, sede di Carlo V al quale il generale H.Cortès inviò tra l'altro anche diversi manoscritti in scrittura azteca e maya. In ogni caso, da dopo il ritrovamento di J.Götze, il codice passò un altro periodo oscuro simile al 1519/1739, apparendo solo negli inventari della biblioteca tedesca; questo fino al 1815, quando lo studente di Oxford Edward King, entusiasta per aver scoperto alcuni manoscritti nahuatl alla Bodleian, cominciò a cercarne di simili nelle più importanti biblioteche d'Europa ed a Mexico city, rinvenendolo a Dresda, dove é a tutt'oggi. Lord Kingsborough ne curò una costosa ma preziosissima edizione, finanziò un viaggio in Yucatan di Waldek, del quale condivideva le assurde ipotesi sulle origini Maya da una tribù perduta d'Israele, e morì a 42 anni, nel 1837, in prigione, dov'era stato rinchiuso per i debiti. Comunque già nel 1810 von Humboldt ne aveva pubblicato una parte credendolo di provenienza Azteca; solo nel 1828 si attribuirà l'origine Maya a questo reperto. Ben curata e più venduta fu l'edizione di E. Forstemann (bibliotecario a Dresda) del 1880, seguita da quelle di Deckert e Lipo nel 1962, di Krusche nel 1966. L'originale, divisosi in tre ad inizio ottocento, fu impaginato erroneamente; venne ordinato e restaurato nel dopoguerra, dopo essere stato danneggiato dalle bombe. Lungo in tutto 3,5 m. (78 pagine, 39 fogli) x 9 cm. di altezza, ha pagine dipinte in rosso chiaro e scuro, nero, blu, giallo, marrone con penna di setole di cinghiale su fogli adattati con calce; proviene dall'area yucateca, forse da Chichen Itza, ma molto più sicura è l'attribuzione all'area degli stili Chenes e Puuc. Tratta d'astronomia, oroscopi, pronostici, rituali (anche cruenti). La data più tarda che vi é scritta equivale al 1178 d.c. Thompson lo suddivise in 13 sezioni. Benchè sia il più studiato dei codici non è apparsa ancora un'opera a carattere generale veramente completa, questo perchè ancora molto deve essere compreso. Codice di Parigi (Peresiano): di provenienza incerta, tardo, di mediocre fattura e molto rovinato, tratta cerimonie divinatorie del nuovo anno, zodiaci e almanacchi. In più dà informazioni sulla reincarnazione dei defunti e sulla rinascita della natura. Oggi é lungo 145 cm. piegato in 11 fogli frammentari (22 pag.) e spesso illegibili. Fu trovato alla Bibliothèque Nationale (che allora non redigeva inventari ma dovette acquistarlo nel 1832) da Leon de Rosny nel 1859, in un cestino presso un camino, all'interno di un astuccio siglato “Perez”. Rosny lo pubblicò sei anni dopo e fu poi ristampato nel 1887. Una pubblicazione di P. Arnold del 1980 (1992) intitolata “Il libro dei morti Maya” paragona l'aspetto linguistico/religioso a quello cinese. Oggi il rivestimento superficiale in calce si è staccato dai bordi lasciando le uniche zone leggibili nel centro delle pagine; nella pagina dello zodiaco sono rimaste quattro delle originarie tredici rappresentazioni di animali zodiacali. Precedentemente noto come Codex Peresianus è oggi preferibilmente denominato “di Parigi” per non confonderlo con omonimi documenti ottocenteschi. Codice di Madrid (Tro-Cortesiano): manuale per compilazione di oroscopi, per rituali con illustrazioni anche profane (tessitura, cattura di daini, arte ceramica). Risale a circa il 1450. E' il più grande di quelli salvati; è formato da 56 fogli dipinti su entrambi i lati, ovvero ha 112 pagine in tutto. Ogni pagina, la cui misura varia leggermente, è alta circa 12,2 cm. Come gli altri si legge da sinistra a destra lungo.
GLIFO = Parola indicante ogni singolo componente del sistema di scrittura Maya. Composto solo di rado da un unico elemento (principale), più spesso dall'unione di prefissi (a sinistra o sopra) e postfissi (a destra o sotto) con il principale. La scrittura ha carattere ideografico-fonetico. I maggiori progressi nella decifrazione della scrittura maya li dobbiamo, oltre che a Thompson (il quale però fu a lungo convinto dell'uso unicamente aritmetico-calendariale di essa) a Knorosow, accanito sostenitore del valore fonetico e a Morley, oltre che a coloro che si occuparono dei codices come il vescovo Diego de Landa. Nel secolo scorso fu enorme il contributo dato dai risultati del Förstemann, capo bibliotecario a Dresda (dal 1880). Inoltre fu anche d'aiuto l'individuazione dei rapporti tra antiche lingue maya e dialetti moderni. Oggi l'interpretazione dei glifi ha decisamente superato il livello di insufficienza in cui è rimasta per un secolo, svelando molti misteri prima fittissimi. I maggiori limiti o carenze residue sono dovuti al fatto che la lingua denotata non è che un'antenata dei moderni dialetti maya, quindi spesso un glifo che mostra una figura o un oggetto pittograficamente riconoscibile, non può essere associato al suo originario valore fonetico; le fonti su codici sono poche se paragonate con quelle azteche e quelle scolpite o pittate (su stele, architravi, vasi, statuette) anche se più consistenti, soffrono spesso di ignote origini, cattiva sistemazione (si pensi alla scalinata di Copan) quando non sono logorate dalla esposizione ad agenti atmosferici o distrutte per motivi bellici o rituali; ma lamentare carenze è inutile ora che il passo più arduo e grande è stato fatto.
GUKUMATZ = DIO SUPREMO tra i Maya Chorti-Quichè, “Cuore del cielo”, generatore di tutte le altre deità. Nome che significa Serpente Verde e che lo collega direttamente al Kukulcan Maya-Tolteco ed al Quetzalcoatl Azteco.
HAAB = Calendario solare formato da 18 mesi di 20 giorni+5 Uayeb a fine anno: POP, UO, ZIP, ZOTZ, TZEC, XUL, YAXKIN, MOL, CHEN, YAX, ZAC, CEH, MAC, KANKIN, MUAN, PAX, KAYAB, CUMHU, +5 UAYEB. Poiché la lunghezza dell'anno così computato (approssimato all'anno solare meglio dei calendari di tutti gli altri popoli antichi) era comunque inferiore a quella reale, si è ritenuto che venissero apportate delle modifiche in seguito ad un “concilio” sacerdotale tenutosi a Copan: quest'ipotesi è stata però smentita dai progressi nella decifrazione dei glifi ma resta il fatto che la necessità di far coincidere le date calendariali con i cicli stagionali e con gli eventi astronomici ricorrenti (aggiungendo o ripetendo giorni) era, per i sacerdoti, oltre che un’ossessione, un compito davvero apocalittico e solo per degli intelletti sopraffini poiché i calendari ed i cicli, una volta modificati, creavano enormi problematiche a chi volesse cercare di farli incastrare nuovamente senza modificarne i “rientri” reciproci. Comunque i risultati dei calcoli degli errori accumulati dalla non perfetta stima della lunghezza dell'anno erano annotati come correzioni a parte e talvolta forse portarono anche a spostamenti di giorni di calendario quando era possibile farlo senza causare variazioni nei minimi comuni multipli dei vari cicli interagenti. I mesi rappresentano una serie di corpi celesti e di loro manifestazioni osservabili con il passaggio delle costellazioni celesti allo Zenith.
HUN HUNAHPU = Dei Quichè figli di Ixpyacoc ed Ixmucane. HUN HUNAHPU fu ucciso nello XIBALBA durante una partita a palla; la sua testa appesa ad un ramo feconderà Ixquic grazie alla saliva sputatale in mano; ne nasceranno gli altri 2 gemelli Hunaphu ed Xalanque che lo vendicheranno con l'astuzia (POPOL VUH).
HUN SCIMMIA/HUN ARTIGIANO = Sono saggi, indovini, artisti, scultori, musicisti, matematici, artigiani, giocatori di palla. Nel Popol Vuh i gemelli Hunaphu ed Xalanque punirono la loro intolleranza mutando i due in scimmie. Nel classico erano protettori degli scribi; hanno in mano penne e conchiglie/calamaio per dipingere i libri, attrezzi per scolpire. Possono avere barba a conchiglia ed una fascia che spunta da sotto le ascelle che porta una serie di numeri a punti e barre; hanno copricapi a turbante; frequente è anche l'aspetto zoomorfo di scimmie urlatrici.
HUNABKU = Da hunab, “uno” e ku, “dio”; è l’Essere Supremo venerato nello Yucatàn. Dio maya della Quarta Era; creatore del mondo terrestre e dei quattro Bacab. Nella veste di civilizzatore, Hunabku rinasce sulla Terra e diventa dio agricolo della civiltà del Mais.
HUNAKAU = “il capo”; regna sul Xibalbà, il regno dei morti, e viene solitamente raffigurato con uno scheletro, o con un corpo putrefatto.
HURACÀN = Divinità del tuono e della tempesta oltre che della fertilità. Uno dei quattro sostenitori del mondo.
IMIX = Il mostro terrestre galleggia tra le ninfee in un grande stagno, ed il suo dorso crestato rappresenta la superficie terrestre.
IQUI BALAM = 4°ALACH UINIC (Grande Signore) della quarta era nel POPOL VUH. E’ il Giaguaro Luna. Gli altri tre sono BALAM QUITZE', BALAM ACAB e MAHUCUNTAH. Tutti discendenti di Hunahpu in quanto pronipoti dell'ava Ixmucane. Con la loro creazione gli dei sono finalmente soddisfatti avendo creato esseri perfetti e generosi
ITZAMNA = Una delle massime divinità maya, poco adorata dal volgo ma fondamentale nel culto sacerdotale. Dio celeste spesso dal quadruplice aspetto in associazione con i punti cardinali, i colori e ricorrente anche nelle vesti di mostro celeste. Vecchio, strabico, saggio e colto inventore della scrittura, elargisce cibo ed è il patrono della medicina nonché il capo degli dei patroni di ogni arte e mestiere. Sugli altipiani è figlio di Hunab Ku e dio del fuoco e dei vulcani. In suo onore erano immolati gli animali a lui sacri durante solenni cerimonie nelle quali altari ed immagini che lo raffiguravano venivano riccamente addobbati. In alcune località yucateche gli venne reso omaggio con il sacrificio umano tramite questo rituale simile: la vittima era privata del cuore dopo essere stata lanciata dall'alto verso una superficie ricoperta di sassi (Riti di anni KAN). I 4 BACAB sono considerati suoi figli. Uno dei centri cultuali più famosi per il culto di Itzamna era Izamal, sito di medie dimensioni equidistante da Maypan e Chichen Itza, leggermente più a nord di esse, che contava poche migliaia di abitanti ma che si popolava intensamente a causa di pellegrinaggi ai sui templi di Itzamna e Kinich Ahau (Dio sole) che dal classico continuarono fino alla conquista, rispettati anche dagli invasori Itza. Era invocato al capodanno per tener lontane le sventure e le calamità per tutto l'anno, e le profezie sul tenore dell'anno erano fatte in una festa in onore alla forma solare del dio durante il mese Uo. Con Ixchel era beato quale dio della medicina in una cerimonia ai Chaci, gli anziani lo invocavano per ottenere piogge per i campi di mais. Benché espressione di dualismo nelle sembianze di mostro celeste, il dio non è mai associato a divinità maligne, negative, ctonie, segno della sua totale benevolezza. I tratti a volte rettili lo avvicinano a Chac che potrebbe esserne una manifestazione.
IX CHEB YAX = Altro aspetto della dea Ixchel, come dea dell'artigianato, della tessitura e delle maree.
IXBALANQUE' = Uno dei gemelli del Popol Vuh che con Hunhpu sconfigge gli abitatori dell'inferno. Ai due si deve anche l'annientamento degli ultimi giganti vissuti. Alla fine delle loro imprese i due saliranno in cielo come Luna (Ixbalanquè) e Sole (Hunaphu).
IXMUCANE = Significa “donna che agisce” ed è la dea della terra e della luna, nonché della fertilità e del parto, e simbolo dell’amore profano e della scostumatezza. E' inoltre la madre di tutti gli dei, la più saggia e potente di tutti, dea della luna e delle acque. E' chiamata anche la Donna-Aquila. Compagna infedele di Ahau Kinich, dio del Sole. Il suo glifo è costituito dal fiore di plumiera, simbolo del piacere sessuale.
IXPIYACOC = Avo della coppia primordiale, marito di Ixmucane.
IXQUIC = Nel Popol Vuh è figlia del dio infernale Cuchumsa Quic. Giunta un giorno all'albero che cresceva su un mucchio di rifiuti dove i signori di Xibalba avevano vietato a chiunque di accedere, si avvicinò ad uno dei suoi frutti/teschio che ere la testa decapitata di Hunahpu e ne ebbe sul palmo della mano -in saliva- il seme che le fece concepire la coppia di gemelli Hunahpu ed Ixbalanque senza perdere la verginità. Quando il padre si accorse che ella era incinta fu deciso di sacrificarla. I 4 gufi che avrebbero dovuto portare il suo sangue in una zucca, versarono qui la resina dell'albero del sangue, alchè i signori di Xibalba ritennero il sacrificio compiuto e furono così ingannati. Poi Ixquic giunse presso la dimora di Ixmucane dove la vecchia viveva con i nipoti gemelli Hun Batz ed Hun Chouen (cioè Uno Scimmia e Uno Artigiano); le disse di esser appartenuta a suo figlio Hun Hunahpu ma la vecchia non volle crederle finchè non la vide ritornare da un campo di mais -dove c'era una sola pannocchia- con una rete piena di spighe mature. Ixquic partorirà i gemelli Hunahpu e Ixbalanque che andranno poi a vendicare il loro padre ucciso a Xibalba dopo aver affrontato numerosissime prove.
IXTAB = “la signora della fune”, è la dea maya degli impiccati e del suicidio, ella ha il compito di ricevere le loro anime nel paradiso, poiché nella cultura maya il suicidio era considerato un atto positivo. Fa parte della mitologia tarda maya-tolteca e non del pantheon classico. E' raffigurata come una donna impiccata con una corda che viene giù dal cielo, gli occhi chiusi ed il corpo già in decomposizione.
KAN XIB CHAC = dio Chac in forma quadripartita associato all'Est ed al Giallo.
KATUN = Periodo importantissimo per la calendaristica e la religione maya. Equivalente a 7200 Kin (giorni), 20 Tun [KAL-TUN] (anni di 360g.), 1/20° di Baktun.
K'IIK = Sangue.
KINICH AHAU = dio Sole al tramonto. Dio del Sole adorato ad Izamal dal classico antico; forse una manifestazione di Itzamna. Spesso associato a fuoco e siccità
KISIN (o CISIN) = dio della morte, Signore dei fetidi ossari sotterranei.
KU = Termine maya che significa “Dei”.
KUKULCAN = Serpente Piumato. Divinità importata alla fine del classico dall'area del Messico popolata dai Nahua (ovvero i Messicani) dove era Quetzalcoatl. Sugli altipiani i Quiché lo assimilarono a Gukumatz. Era tra le principali deità azteche, tolteche e proveniva dalla costa del Veracruz o dal territorio mixteco (Cholula) dove gli esempi sono più remoti. Dio civilizzatore, dio del pianeta Venere, del vento, del clero e dei sacrifici. Tra i Maya delle pianure divenne importante solo a Chichen Itzà dove l'influsso notevole di popoli messicanizzati e l'architettura fortemente collegata a quella di Tula (capitale tolteca) lo omaggiarono con il cosiddetto “Castillo”. A Tula visse di certo, attorno al sec. X, un sacerdote che portava il suo nome (Ce Acatl Topiltzin Quetzalcoatl) e la data di nascita 1 Canna è fondamentale nella storia di questo dio, che in questo anno partì da Tula, cacciato da TEZCATLIPOCA, e promise di ritornare dall'est. Kukulcan, ad eccezione di Chichen Itzà, è raro nelle pianure settentrionali e del tutto assente in quelle meridionali (Petén); un unico esempio è presente a Copan.
KUKULCAN o KUKUMATZ = Significa “serpente piumato verde”, ed ha affinità con il serpente piumato azteco Quetzalcoatl; protettore dei sacerdoti, a lui erano consacrati un tempio e una fonte a Chichèn Itzà.
NACOM = Sacerdote eletto a vita, era figura centrale durante i sacrifici umani, quindi guardato di mal'occhio dal popolo, come un boia; era infatti lui a spaccare il petto della vittima, trattenuta per mani e piedi, e, sfilato via il coltello di selce (Mano di Dio), ad introdurvi la mano per strappare il cuore dalla presa delle arterie e passarlo al Chilam che lo offriva alla effige della divinità spalmandolo sull'idolo.
PAUAHTUNS = Altro nome dei quattro Bacab.
PELOTA (in lingua maya) POK A TOK = Gioco della palla; era già scomparso all'epoca di De Landa dall'area maya, perciò le descrizioni vanno ricercate tra i cronisti delle usanze azteche, nell'archeologia e negli scritti coloniali, specialmente nel Popol Vuh. Il gioco della pelota venne praticato in tutta l’area mesoamericana e veniva giocato con una pelota (palla) di caucciù dal peso di tre chilogrammi. Nel territorio maya vi sono una quarantina di campi, di cui 12 solo a Chichen Itzà. Le partite si svolgevano in un campo a forma di “H” allungata. Le regole del gioco cambiavano da regione a regione. Le squadre erano formate da un minimo di due giocatori ad un massimo di sette. La pelota doveva essere colpita solo da alcune zone del corpo: braccia, fianchi e ginocchia, e non doveva mai cadere per terra. Scopo del rituale era quello di riuscire a fare passare la palla attraverso uno dei due anelli collocati ai lati del campo (un po’ come la pallacanestro). Gli studiosi affermano che i primi campi da gioco cominciarono ad apparire nel periodo pre-classico. La squadra sconfitta veniva sacrificata alle divinità. Non è chiaro se veniva immolato solo il capitano della squadra perdente o se tutti i suoi componenti. La correttezza del gioco veniva controllata da un “arbitro”. Il gioco della pelota non era solo un’attività ludica, ma rappresentava anche la sublimazione della violenza attraverso il sacrificio. Le partite venivano svolte al fine di propiziare la fertilità. La pelota simbolizzava il Sole, la Luna, La Stella di Venere e tutti gli altri astri. Il gioco li rimetteva in moto al fine di perpetuare le loro forze ed energie e per scongiurare l’annichilimento del Sole. Il rituale si legava fortemente ai concetti di vita e morte, e quindi di rigenerazione.
PICTUN = Equivalente a 20 Baktun, 8000 Tun, 2.880.000 Kin (giorni).
POM = Copale, Incenso. Il suo uso era davvero vastissimo in campo cerimoniale tra i Maya. E’ una resina solida, trasparente, bianco-grigiastra-rossa, ricavata incidendo il fusto di piante tropicali americane. Gli antichi sacerdoti dei Maya lo bruciavano praticamente in tutte le occasioni solenni per far si che il fumo portasse in cielo, gli dei, e loro preghiere, o richiamando, per effetto di magia simpatica, le nuvole in cielo foriere di pioggia; le palline di copale che erano fabbricate nel mese di Pax, erano anche offerte alla base degli altari.
POPOL VUH = Libro del Consiglio. Bibbia dei Maya Quichè degli altopiani. E’ un poema di più di 9000 versi che offre un ampio quadro mitologico, religioso, cosmogonico e storico del popolo Quichè degli altopiani ed aiuta a comprendere anche credenze di altre culture maya, che ne condivisero in parte le credenze, le leggende, i miti arcaici poi diversificatisi nelle varie razze maya. Fu scritto a fine XVI sec. nella capitale rocca di Utatlan da un indigeno Quichè di educazione spagnola che molto probabilmente fece uso del materiale scritto e orale allora disponibile. Terminiamo questa trattazione con una brevissima panoramica degli argomenti di maggior rilievo contenuti nel poema: la prima parte riguarda la cosmogonia, le origini del mondo e la storia dei primordi; la seconda le origini dell'uomo e i vari tentativi e le distruzioni del mondo operate dagli dei, la creazione del mais, la nascita degli eroi gemelli e le loro vicende nell'oltretomba (Xibalba), quelle degli altri due gemelli che ne vendicheranno la morte sconfiggendo i loro assassini signori di Xibalbae trasformandosi poi in sole e luna; l'ultima parte è dedicata invece a leggende e storia più o meno mitica del popolo Quichè. Va infine ancora una volta sottolineata l'importanza delle nozioni contenute nell'opera per la loro riconosciuta affinità con credenze maya classiche nonché per la presenza di tematiche riconducibili al bagaglio di archetipi dell'uomo.
PSILOCYBE = Genere di funghi contenenti sostanze allucinogene. I dizionari coloniali maya attestano numerosi nomi di funghi indicanti il loro uso o effetto. Depersonalizzazione, aumento di sensibilità di luce e colori, amplificazione della coscienza insorgono all'ingestione di soli 0,1 g di psilocibina, principio attivo identificato da un chimico di Basilea, Hoffman, che nel 1938 sintetizzò l’LSD.
QUETZALCOATL = Divinità messicana della valle portata in area maya con le invasioni della fine del classico. Il nome significa "serpente (con piume di) quetzal" e fu reso con il maya Kukulcan, dio importante in Messico meridionale solo in zona Itzà (nord Yucatan) ed altrove praticamente ignoto.
SACBE = Le strade cerimoniali costruite tra i vari centri o all'interno di essi, avevano funzione religiosa ed aiutavano i pellegrini a raggiungere i centri di culto principali, ma erano di certo d'ausilio anche per i commerci. Le strade extraurbane più studiate sono quelle nord-yucateche: ne esistono pure alcune sui 100 km di lunghezza come quelle tra Cobà e Yaxunà, Mayapan e Chichen Itzà, Xcaret, Halacal, Izamal, Tihò. Grossi centri come Chichen Itzà e Tikal hanno strade cerimoniali interne, a collegare varie zone urbane a scopo divisorio e per svolgimento di processioni; talvolta esse superano zone acquitrinose. Cobà è il centro che conta il maggior numero di strade che gli si dirigono: 16. La meglio conservata è la SACBE Cobà-Yaxunà: lunga quasi 100 km e larga 4-10 m, è costituita da 7 lunghi segmenti rettilinei divergenti tra loro di 4-10° per ragioni topografiche o per collegare, come in tre casi, centri posti sulla via. Negli avvallamenti soggetti ad inondazione che attraversa, si eleva a 2,5 m di altezza mentre nelle valli pianeggianti è sopraelevata di poco più di mezzo metro da terra; era coperta di ghiaia e rinforzata con malta; nei pressi di Ekal si trovò un rullo di pietra spaccato in due, pesante 5 t, di certo usato per spianarne la superficie di transito. Poche sono le scalinate che consentivano un accesso laterale alla strada da punti che essa non collegava direttamente, eccetto laddove essa sfiorava cenotes presso i quali i transitanti potevano scendere a rifornirsi d'acqua. Questa strada funse in epoca di tardo Mayapan da confine tra le terre Cochuahes e Cupules (Wilhelmy).
TUN = Pietra Preziosa Nel computo lungo corrisponde a 360 giorni. Può anche significare Giada, essendo questa la pietra preziosa per antonomasia; in tempo di magra pare che i Maya facessero offerte di pietre verdi dette TUN. Il simbolo significa per estensione anche acqua, il cui nome rituale è “giada”.
TZOLKIN = Nome del calendario rituale usato dai Maya ed in tutta la mesoamerica. Consta di una combinazione di 13 numeri e 20 segni che si ripetono in eguale successione ogni 260 giorni (13x20). La diffusione di questo tipo di computo del tempo copre tutto il Messico. Il calendario a 260 giorni fu usato in tutta la mesoamerica con il fine non cronologico bensì divinatorio: era nei suoi giorni fausti che si prendevano importanti decisioni, s'iniziava a seminare, si chiedeva la mano delle donne, si dava inizio alle cerimonie.
UAYEB = I cinque giorni (infausti) di fine anno. Durante questo mese breve la gente rimaneva in casa e, come era usuale anche tra i Mexica, non si compiva alcun tipo di lavoro e si distruggevano gli utensili adoperati durante l'anno che stava terminando. Le uniche azioni compiute erano quelle di preparazione delle feste di inizio anno che si sarebbero aperte subito dopo. Per De Landa durante questi 5 giorni la gente rinunciava persino a lavarsi, pettinarsi e spulciarsi.
UO = Rana. Inservienti e musici dei CHAC. Secondo una leggenda maya i Chac avevano un ragazzo che spazzava il loro tempio e che non prestava attenzione alle rane che erano a terra; poi aperta una borraccia ne versò il contenuto causando un'inondazione che rischiò di sommergere il mondo (Thompson). Le rane UO annunciano e stimolano la pioggia con il loro gracidare; sono piccole, il loro colore è molto scuro a parte una linea gialla lungo la spina dorsale.
UO = Secondo mese.
WACAB CHAN = La Sacra Ceiba. I Maya credevano che tale albero congiungesse i tre piani di esistenza (regno degli dei, degli uomini e dei defunti). La ceiba più importante si trovava al centro del cosmo e, oltre ad essere un ponte di congiunzione tra i tre regni, serviva a tenere alto il cielo. Vi erano altre quattro ceibe, ognuna di essa si trovava in un angolo del cielo.
WITZ = David Stuart è stato il primo ad individuare il glifo Witz e ad interpretarlo come “montagna” . Tale glifo si trova scolpito sulle pareti delle piramidi, a testimonianza del fatto che, per i Maya, queste costruzioni erano dei luoghi simili alle caverne, con la sola differenza che le piramidi venivano costruite dall’uomo. In quanto montane sacre, gli imponenti edifici assolvevano le stesse funzioni delle caverne: comunicazione con le deità e con gli antenati ecc.
XIBALBA = Inferno del Popol Vuh.
XIPE TOTEC = Lo Scorticato, il Signore del sacrificio. Divinità, di origine messicana, adorata in tutta l’area del Golfo. Presiedeva importanti culti propiziatori alla fertilità. Il sacrificio, a lui offerto, comportava l’estrazione del cuore della vittima, la quale, in seguito, veniva trasportata sul tempio della piramide e, da qui veniva fatta rotolare giù per i gradini della costruzione. Alla vittima, giunta al suolo, veniva strappata la pelle di tutto il corpo (a simboleggiare la terra che cambia manto), tranne quella delle mani e dei piedi. La pelle, ancora calda, veniva indossata da un sacerdote che si esibiva in una danza cerimoniale. Finito il tutto, le carni della vittima venivano divise tra coloro che avevano preso parte alla cerimonia e mangiate.
XOC = Contare, Leggere, Recitare; pesce (mitologico).
YUM CIMIL = dio della Morte, denominato Dio A secondo la catalogazione di Schellhas. Dopo CHAC, ITZAMNA e YUM KAX è il più frequente sui 3 codici. Quando il suo corpo non è del tutto scheletrico la carne mostra vistosi segni di putrefazione; le costole sono scoperte e le vertebre gli fuoriescono dalla schiena; suoi tratti caratteristici sono il teschio, la mandibola scarnificata, campanellini (che porta fissati ad un rigido colletto o ai monili dei polsi e delle caviglie), le macchie circolari nere della morte, sacrificio, annullamento, il simbolo glifico simile al segno di pct. (%), due cerchietti separati da una linea ondulata diagonale. Patrono del giorno Cimi (Morte) e della cifra 10. Tra le sue manifestazioni quella di Mitnal (Xibalba in lingua mexica, a seguito della discesa messicana) lo vede come padrone del nono e più basso mondo sotterraneo; è anche associato o accompagnato da dei maligni (della guerra, del sacrificio) e all'uccello MOAN ed al gufo.
YUM KAX = YUM KAAX = dio del Granoturco. È raffigurato sempre giovane ed associato al mais ed all'agricoltura in generale. Ha una spiga nell'acconciatura o che spunta dal glifo Kan (che spesso porta in mano), giorno di cui è patrono (= mais). Segno di alta nobiltà, la sua testa è quella, fra tutti gli dei, che presenta il più pronunciato allungamento artificiale. Talvolta le raffigurazioni mostrano che i sovrani, abbigliati con i suoi caratteristici indumenti ed attributi, lo imitano nell'azione di coltivare o più spesso di seminare e spargere gocce di sangue. Suo fratello era il dio della pioggia, suo nemico il dio della morte (anche nelle sembianze di carestia, siccità, cataclismi).
ZERO = Numero di fondamentale importanza nel credo maya in quanto permetteva alla dimensione temporale di elevarsi ad infiniti cicli crescenti. Veniva rappresentato da una conchiglia e dalla spirale. Numero, dal forte senso mistico, veniva spesso associato al dio del sacrificio, in quanto come questi permetteva al cosmo di non annichilirsi. Lo zero veniva concepito non come numero iniziale dal quale inizia il conto aggiungendo le varie unità, ma come elemento che completando una serie di venti, permetteva al calcolo, e per estensione al tempo, di andare avanti. Lo zero non veniva mai associato a significati del tipo “non c’è nulla” ma era sempre connesso alla sua potenzialità di accrescimento del cosmo.

4 commenti:

  1. Interesante y completo!

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  2. Caro Andrea, domanda....dato che ho trovato una sola fonte su tale argomento e non so se è affidabile...
    E' vero che il nome Yari in lingua Maya significa "Figlio del sole?"
    Grazie mille se mi risponderai

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    1. Scusa se ti rispondo in ritardo.Yari in lingua Maya significa "figlio del sole". La traduzione corretta é "il sole fattosi uomo". Un abbraccio.

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  3. Ciao Andrea, durante un’escursione a Chichén Itzá la guida mi ha detto che è buona consuetudine salutarsi tra Maya dicendo “buon sole” , purtroppo non ricordo la traduzione in lingua Maya. Potresti aiutarmi? Ti ringrazio.
    Caterina

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