John
Langshaw Austin (1911 – 1960), filosofo inglese, fu autore dello
scritto Come fare delle cose con le parole,
del 1965; del saggio Sensa e sensibilia,
del 1962 e degli Scritti filosofici,
del 1961.
Austin
matura una delle posizioni più
originali all'interno della filosofia analitica. Ed infatti, egli
sposta l'analisi del linguaggio dal piano, per così dire,
terapeutico,
ad una più sistematica
analisi delle forme e delle implicazioni dell'atto linguistico.
Per
Austin, il problema del linguaggio non è solo quello della verità o
falsità delle proposizioni, ma anche quello del carattere
performativo di esso, ossia il fatto che le preposizioni non
sempre devono indicare una constatazione, ma anche un atto o
l'anticipazione di un atto. Ciò avviene quando, ad esempio, dico
“prometto che”. In tal caso non è importante
l'enunciazione, quanto l'impegno che assumo in essa.
Pertanto,
il compito essenziale dell'analisi del linguaggio è quello di
studiare le diverse implicazioni o dimensioni dell'atto linguistico .
Da
tale punto di vista, a dire di Austin, si devono distinguere tre
aspetti fondamentali nelle proposizioni:
quello
locutorio,
per cui si enuncia qualcosa; quello illocutorio,
per cui l'azione è intrinseca alla proposizione (ad esempio:
“prometto”) e quello perlocutorio,
ossia gli effetti che l'atto linguistico
in quanto tale consegue.
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