Charles
W. Morris (1901 – 1979) è
ricordato in filosofia per il saggio dal titolo Segno,
linguaggio e comportamento, del
1946 e per il suo contributo all'Enciclopedia
internazionale della scienza unificata.
Morris si inserisce nel contesto della filosofia pragmatistica con
l'affermazione di una semiotica come studio dei segni in un'ottica
comportamentistica.
Morris polemizza contro quelle forme di psicologia affermanti i
concetti di facoltà e di introspezione, e ritiene che, seppur
possano esserci esperienze private nel processo di semiosi, tali
esperienze non rivestono alcuna importanza per lo studio della
semiosi.
La
semiosi di Morris si configura come comportamento regolato da un
qualcosa che ha funzione di segno, e che in quanto tale è formato da
tre componenti::
- il segno o veicolo segnico (ad esempio la cartina geografica di una regione italiana);
- il designato (ossia la regione geografica presa in questione);
- l'interpretante (il turista che deve visitare quella regione presa in questione e che predispone il suo comportamento in base alla descrizione offerta dalla cartina geografica).
Questi tre termini non devono essere intesi come fattori
isolati, ma, semmai, come relazionati l'uno con l'altro.
I segni possono essere studiati da tre diverse
angolazioni o punti di vista. Angolazioni e punti di vista che
costituiscono le tre parti della semiotica, ossia:
- la pragmatica, ossia quella parte della semiotica che studia il comportamento a cui danno vita l'uso dei segni;
- la semantica, che studia i diversi significati dei segni;
- la sintattica, che tratta delle combinazioni dei segni prescindendo dal loro specifico significato o dai comportamenti a cui danno luogo.
Con
Morris il pragmatismo si inserisce in uno dei campi più importanti
del pensiero contemporaneo, e cioè lo studio del linguaggio,
innestandosi in particolare con il neopositivismo.
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