Bertrand Russel (1872 – 1970), filosofo
anglosassone, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1950,
fu autore dell'Esposizione critica della logica di Leibniz,
del 1900; dei Principia mathematica, del 1910 – 1912; dei
Problemi di filosofia, del 1912; de La conoscenza del mondo
esterno, del 1914; de L'analisi della mente, del 1921; de
L'analisi della materia, del 1927; del Significato e verità,
del 1940; de La storia della filosofia occidentale, del 1945;
de La conoscenza umana, le sue possibilità e i suoi limiti,
del 1948; de La logica e conoscenza, del 1956 e di
un'Autobiografia del 1967 – 1969.
Russell ha cercato di risolvere alcuni problemi interni
al logicismo. Nello specifico ha studiato le difficoltà inerenti al
rapporto di “autoriflessività” che si viene ad instaurare
tra una classe e i suoi membri, che Russell ha cercato di superare
con la teoria dei “tipi logici”. A tal risguardo, afferma
che se prendiamo “la classe di tutte le classi che sono membri
di se stesse” nascerà un paradosso insolubile. Paradosso già
rilevato dall'antica filosofia greca con la celebre proposizione
“Epimenide cretese dice che i Cretesi mentono”.
Bisogna, prima di proseguire, chiarire con un esempio
cosa si intende per “la classe di tutte le classi che non sono
membri di se stesse”. Basta, a tal riguardo, fare l'esempio
della classe di tutte le cose che non sono cavalli. Questa, non
essendo un cavallo, ma una classe, è membro di se stessa. Se,
invece, prendiamo la classe di tutte le cose che sono cavalli,
essendo una classe e non un cavallo, non può essere membro di se
stessa.
Detto ciò, diviene chiaro che se prendiamo “la
classe di tutte le classi che sono membri di se stesse” nascerà
un paradosso insolubile. Ed infatti, se la classe è membro di se
stessa, allora non è una delle classi che non sono membro di se
stessa, e questo è contraddittorio; ma se tale classe non è membro
di se stessa, allora è veramente una classe che non è membro di se
stessa, e quindi è membro di se stessa, quale classe di tutte le
classi che non sono membri di se stesse, e questo è altrettanto
contraddittorio.
Per superare tale paradosso Russell elabora la teoria
dei tipi logici. Il principio di tale teoria è che i concetti o i
simboli si distinguono in tipi di ordine crescente; sono di tipo zero
quelli che indicano un individuo, di tipo uno quelli che indicano le
proprietà degli individui, di tipo due quelli che indicano le
proprietà delle proprietà, ecc. Per cui, per esempio, la saggezza
è di tipo uno, perché è predicabile di Socrate, che è di
tipo zero. La virtù cardinale, invece, è di tipo due, perché
è predicabile della saggezza, che è di tipo uno, che, a sua volta,
è predicabile di Socrate, che è di tipo zero.
La teoria dei tipi risolve i paradossi e i non –
sensi. Ciò perché indica l'estensione di significato di un termine
concettuale, e perché mette in chiaro che “nessuna totalità
può contenere membri che vengano definiti nei suoi stessi termini”.
Appare chiaro, quindi, che Epimenide non entra in contraddizione
nella sua affermazione, perché essa è di secondo ordine, e,
pertanto, dicibile veracemente senza asserire nessuna proposizione di
primo grado.
Importante è anche la teoria delle proposizioni
elementari o atomi logici, da cui vengono composte
le proposizioni molecolari. Proposizione atomica è quella che
esprime un fatto; proposizione molecolare è quella formata da più
atomiche, legate tra loro da congiunzioni del tipo se..., allora,
oppure, e, a meno che, ecc.
La validità delle proposizioni molecolari dipende dai
fatti atomici, sui quali la logica non ha alcuna competenza, in
quanto essa si occupa solo dei rapporti formali, e non dei fatti. Per
cui, la proposizione “se piove, porto l'ombrello”, indica
una connessione che può essere vera o falsa, ma il cui criterio è
completamente diverso dall'accertamento dei due fatti atomici:
“piove” e “porto l'ombrello”.
La logica, quindi, studia le relazioni pure e formali.
Nessun commento:
Posta un commento