Max
Weber (1864 – 1920) si laurea nel 1889 con la tesi dal titolo
Storia delle società commerciali nel Medioevo. Tra le sue opere
abbiamo: Su la storia romana nel suo significato per il
diritto pubblico e privato,
L'oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica
sociale, Studi critici sulla logica delle scienze della
cultura, L'etica protestante e lo spirito del capitalismo,
Le sette protestanti e lo spirito del capitalismo, Il senso della
avalutabilità delle scienze sociologiche ed eonomiche, e,
infine, postumo, Economia e società. La sua riflessione sui
limiti e sulle funzioni delle scienze storico sociali esclude sia
l'oggettivismo materialistico e positivistico, con le sue pretese di
possedere carattere scientifico in quanto si basa sull'analisi dei
fatti, sia le tendenze intuizionistiche e psicologizzanti tendenti
nello storicismo a cogliere l'irripetibilità e peculiarità
dell'individuale avvenimento storico.
Per
quanto riguarda il fatto, il dato delle scienze storico – sociali,
bisogna riconoscere che si tratta di una realtà inesauribile nella
sua poliedricità, e di fronte ad essa è, pertanto, possibile
procedere scientificamente soltanto compiendo delle scelte,
selezionando certi aspetti e costruendo sulla loro base dei tipi
ideali che non possono essere mai giudicati mediante criteri
assoluti, ma soltanto in base alla loro efficacia nel consentirci di
connettere razionalmente i processi storici e sociali in questione. I
tipi ideali, ossia i concetti generali in base a cui vengono spiegate
e definite certe realtà storiche e sociali (Cristianesimo,
capitalismo, ecc.) oppure certe strutture (Stato, Chiesa, Setta) non
sono dunque rappresentazioni del reale; in un certo senso, anzi,
hanno un carattere necessariamente e dichiaratamente utopico, poiché
indicano dei modelli razionali, dei concetti – limite a cui
commisurare la realtà per comprenderla, ma sempre in una chiave
precisa e non esaustiva. Questi argomenti vengono affrontati nel
saggio L'oggettività conoscitiva della scienza sociale e della
politica sociale.
Weber
afferma avalutabilità delle
scienze, e cioè il fatto che esse non possono decidere nulla circa i
valori, ossia circa le ragioni delle scelte politiche, morali,
religiose, ecc. Una scienza, pertanto, non può prescrivere a nessuno
ciò che egli deve fare, ma può insegnargli semmai ciò che può
fare in base ai mezzi a sua disposizione e alle condizioni storiche
in atto e consentirgli, quindi, il massimo di razionalità possibile
nel comportamento. Da ciò la fondamentale distinzione tra scienza e
politica, e ciò non perché la scienza non può avere delle
implicazioni politiche, ma nel senso che non tocca alla scienza
motivare le scelte politiche; ma semmai è compito della scienza
mettere in luce i modi e le motivazioni delle scelte politiche.
Inoltre, tocca alla scienza studiare in che misura esista coerenza
tra i loro fini e i mezzi scelti per realizzarli. La teoria politica
diviene pertanto uno sforzo volto a chiarire i motivi di
legittimazione di ciò che si intende con tale termine. Secondo Weber
si possono individuare tre grandi tipi di legittimazione
dell'esercizio del potere, che sono rispettivamente:
- “quella di carattere razionale, che poggia sulla credenza nella legalità di ordinamenti istituiti e del diritto di comando di quelli che sono chiamati a esercitare il potere legale in base ad essi;
- quella del carattere tradizionale, fondata sulla credenza nel carattere sacro delle tradizioni patriarcali o patrimoniali e nella legittimità di quelli che sono investiti di un'autorità;
- quella di carattere carismatico, che poggia sulla dedizione e fiducia personale nel carattere eroico o in altre qualità di un capo” (da Economia e Società).
Inoltre,
Weber opera una distinzione tra etica dell'intenzione o della
convinzione ed etica della responsabilità. Secondo la
prima conta solo la fedeltà ai principi, prescindendo completamente
dalla valutazione delle possibili conseguenze; per la seconda,
invece, bisogna tenere conto dei limiti dell'umanità e del fatto che
il raggiungimento di fini (considerati buoni) può implicare l'uso di
mezzi sospetti o conseguenze negative. Tra le due etiche non vi può
essere comunicazione.
Per
quanto riguarda l'azione politica è inevitabile riconoscere che deve
avvalersi della violenza legittima con le sue necessarie conseguenze
e fare i conti con il possibile realizzabile secondo criteri
ragionevoli, anche se non assoluti o ottimali.
La
sociologia si distingue dalle scienze storiche in quanto non studia i
fenomeni storici e sociali, ma semmai l'agire sociale o, in altri
termini, gli atteggiamenti umani.
La
ricerca di metodi razionali non è solo un aspetto della scienza, ma
corrisponde esattamente alla situazione attuale dell'uomo. Il
processo di razionalizzazione ha portato al totale disincantamento
del mondo e alla caduta di tutte le premesse teologiche e metafisiche
sulle quali in altri tempi si fondavano giudizi unitari di valore.
Ciò significa che non vi sono più potenze misteriose incalcolabili
che entrino in gioco nella vita (nel senso lato del termine), ma che
tutto, in linea di principio è dominabile mediante calcolo. Tale
visione provoca il cosiddetto disincantamento del mondo. Noi
viviamo, pertanto in un mondo senza Dio e senza profeti, in un mondo
dove la razionalità ci sovrasta come una gabbia d'acciaio, per cui
una istituzione perfettamente razionale al suo interno finisce per
sovrastarci, tanto che il funzionario deve obbedire al sistema a cui
non può ribellarsi. Per Weber non si ha un modo per evitare tali
asfissianti razionalizzazione, l'unica cosa che può fare
l'intellettuale è rendersi conto della situazione per meglio
muoversi all'interno di essa.
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