Karl
Raimund Popper (1902 – 1994), filosofo austriaco, autore della
Logica della scoperta scientifica, del 1935; de La miseria
dello stoicismo, del 1944; de La società aperta e i suoi
nemici, del 191944 – 1945; delle Congetture e confutazioni,
del 1963; della Epistemologia senza soggetto conoscente, del
1968 e della Conoscenza oggettiva. Un punto di vista
evoluzionistico, del 1972.
Popper
polemizza contro le istanze poste in essere dal neopositivismo
tanto da essere considerato “l'oppositore ufficiale” del Circolo di Vienna. Popper critica la convinzione di
Wittgenstein e di tanti esponenti del neopositivismo circa il fatto
che alla filosofia non apparterrebbero proposizioni propriamente vere
o false, bensì prive di senso. Inoltre, Popper si discosta da coloro
che ritengono che la filosofia sia una forma di arte e di poesia.
Ritiene, invece, che sia il frutto e l'espressione di una reale ed
autentica razionalità. E ciò viene affermato nel senso che ogni
uomo è in una certa misura filosofo, anche se a ciò non deve
seguire una sottovalutazione di quelle elaborazioni più complesse
dei problemi che ogni uomo sente essenziali. Si tratta, invece, di
affermare e di rivendicare, contro le costruzioni speculative e
dogmatiche che trovano sempre il modo di ricondurre in maniera più o
meno forzata i fatti ai loro schemi, “l'audacia intellettuale”
come capacità di rivedere in maniera continua le proprie posizioni.
Da ciò consegue un rovesciamento sul piano logico – metodologico
dell'induzione e della verifica, nel senso che non si tratta di
risalire da proposizioni particolari a proposizioni universali, ma di
mettere continuamente in confronto le ipotesi generali con i fatti
particolari, che per la loro natura potrebbero darne l'eventuale
confutazione.
Popper,
quindi, introduce il principio di falsicabilità. L'unico
principio che permette di operare una distinzione certa tra
proposizioni scientifiche, ossia quelle di cui è possibile indicare
fatti tali da falsificarle, da quelle fantastiche, mitiche e
dogmatiche, ossia da quelle che possono ricondurre nei loro schemi
ogni fatto, ma non ammettono nessun fatto specifico che possa andarli
a invalidare.
Il
principio di falsicabilità necessita, quindi, che si proceda
con particolare cura e preoccupazione nella “demarcazione”
dei fatti che possono risultare in conflitto con certi enunciati o
con un certo insieme di enunciati. Il criterio della falsicabilità
può essere applicato anche alla storia, che, a dire di Popper,
troppo spesso è stata mitizzata e considerata criterio di se stessa.
In realtà, la storia non giustifica nulla, ma anzi è lei che ha
bisogno di essere giustificata. Ciò significa prendere partito sia
contro le costruzioni dialettiche della storia, sia contro tutti i
“nemici della società aperta” che, presupponendo di
possedere il senso della storia, credono di potere chiudere la vita
umana dentro organizzazioni totalitarie sottratte al continuo
processo autocorrettivo della ragione.
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