Franz
Brentano
(1838 – 1917), filosofo e psicologo tedesco, insegnate di Husserl
tra il 1884 e il 1886, scrisse numerose opere, tra cui La
psicologia dal punto di vista empirico,
del 1874; L'origine
della conoscenza
del 1889 e Le
quattro fasi della filosofia,
del 1895.
Brentano
pone al centro dell'attività della coscienza il concetto di
intenzionalità
o di relazione
intenzionale.
Con tale termine si indica il movimento con cui la coscienza si
rivolge a dei contenuti che le sono dati come qualcosa di oggettivo,
indipendentemente dal fatto se esistano o meno. In tal senso basta
pensare ai giudizi negativi. Ed infatti, se la negazione è giusta, è
escluso che la cosa a cui la coscienza intenzionalmente si riferisce
esista.
La
mente, pertanto, procede mediante il concetto di intenzionalità
attraverso tre classi di fenomeni psichici:
- la rappresentazione;
- i giudizi;
- i moti dell'animo o affetti. Il termine affetti deve essere inteso in senso largo.
La rappresentazione è una relazione intenzionale
semplice perché fa riferimento semplicemente ad un contenuto
rappresentato. Nel secondo e nel terzo caso, invece, si ha una
contrapposizione all'interno della relazione intenzionale. Ed
infatti, il giudizio può portare ad accettare o respingere qualcosa,
ad amare o odiare qualcosa. La tesi psicologica di Brentano, quindi,
afferma che l'attività intenzionale della coscienza si incentra sul
pensare un qualcosa. Un qualcosa che, a sua volta, non deve affatto
esser dato in realtà.
Questa sua teorizzazione del concetto di relazione
intenzionale venne largamente criticata dagli studiosi contemporanei
e tacciata di psicologismo. Accusa da cui Brentano si difende
energicamente.
Nessun commento:
Posta un commento