Max Scheler (1874 – 1928), filosofo tedesco e
professore universitario, scrisse Il formalismo nell'etica e
l'etica materiale dei valori, del 1916; L'eterno nell'uomo,
del 1928 e Sociologia del sapere, del 1924.
L'opera di Scheler offre un contributo importante alla
fenomenologia della religione, all'antropologia
filosofica e alla sociologia della conoscenza.
Il problema etico di Scheler viene risolto con alcuni
degli aspetti più importanti della fenomenologia husserliana, come
l'affermazione del carattere intenzionale della coscienza e la
possibilità di una intuizione eidetica. In maniera più specifica
Scheler afferma che l'etica è caduta in una sorta di “formalismo”.
Prova ne è il principio categorico kantiano, che riduce la morale ad
una legge impersonale ed astratta e ad una sorta di operazione
logica. Tale formalismo può essere superato per mezzo della
fenomenologia, che rende possibile l'accesso ai contenuti morali
(ossia i valori) in maniera oggettiva, senza, però, ridurli a
qualcosa di empirico. Questi valori, afferma Scheler, interessano la
vita umana secondo una gerarchia ben precisa che va dai livelli di
vita più semplici a quelli più complessi, propri della vita sociale
e civile, per giungere a quelli spirituali e, infine, religiosi.
Importante è il saggio La posizione dell'uomo nel
cosmo, del 1928. Qui Scheler afferma che è divenuto necessario
fondare una nuova antropologia dell'uomo. Ciò al fine di giungere ad
una visione unitaria dell'uomo superando le tre concezioni
contrastanti ed inconciliabili che si sono sviluppate nel pensiero
europeo.
Queste sono le tre concezioni dell'uomo:
- la concezione giudaico – cristiana, per cui l'uomo è sostanzialmente un peccatore a seguito della caduta, ossia del peccato originario;
- la concezione greca, per cui l'uomo partecipa di un'armonia universale, di un logos, di una razionalità sovrumana che è a fondamento dell'ordine cosmico;
- la concezione delle scienze naturali, per cui l'uomo è il risultato di un processo evolutivo.
Per comprendere la posizione dell'uomo nel mondo
bisogna, per Scheler, vedere cosa egli abbia di specifico, di
differente e di particolare rispetto agli altri esseri viventi. Per
fare ciò è necessario studiare le facoltà psichiche dell'uomo che
sono state messe in evidenza dalla scienza.
Ora, l'uomo non si caratterizza nella sua specificità
né per l'intelligenza, né per l'impulso affettivo, né per la
memoria, né per l'istinto; ma per lo spirito, ossia per la capacità
di emanciparsi, di andare al di là, di superare, di liberarsi, dai
comportamenti legati all'organismo e di oggettivare tanto se stesso
quanto l'ambiente, operazione impossibile a qualsiasi animale. Questa
oggettivizzazione di se stesso e dell'ambiente corrisponde ad un
saper dire di no. La negazione permette allo spirito di elevarsi, di
non essere mai pago della realtà circostante, di impadronirsi di
quelle forze vitali per innalzarsi al di sopra della natura.
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