Carl
Gustav Jung
(1975 – 1961) si laurea con una tesi, pubblicata nel 1902, dal
titolo Psicologia
e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti.
Tra
i suoi scritti più importanti abbiamo: Trasformazioni
dei processi inconsci,
Tipi psicologici,
L'io e
l'inconscio, La
realtà dell'anima,
Psicologia e
religione,
Psicologia del
transfert, La
simbolica dello spirito,
Aion,
Risposta a Giobbe
e Mysterium
Coniunctionis.
Sono numerosi e complessi i punti di divergenza con il maestro
Sigmund Freud, tanto che Jung preferì chiamare la propria
psicoanalisi col nome di psicoanalisi
analitica.
Jung, pur ammettendo l'importanza delle componenti erotico –
sessuali nell'evoluzione della psiche dell'individuo, ne smorza i
toni e, per spiegare la vita psichica, ricorre al termine di energia
psichica.
Rimangono comunque anche per Jung fondamentali gli aspetti erotico –
sessuali, ma non sono più ritenute essenziali nella spiegazione dei
disturbi della vita psichica. Alla teoria sessuale della nevrosi Jung
contrappone una teoria
psicologica,
la quale opera una fondamentale distinzione tra inconscio
individuale ed
inconscio
collettivo.
Inoltre, Jung critica il metodo freudiano di essere riduzionistico e
limitativo. Ciò perché Freud tende a spiegare tutta la vita
psichica secondo un processo ed una successione di causa – effetto.
Questa metodologia deve essere superata affermando il carattere
dinamico e finalistico della psiche umana all'interno di un processo
di individuazione. L'inconscio individuale definisce quella sfera
psichica che indica le esperienze del singolo dimenticate, rimosse e
che possono, comunque, tornare a livello di consapevolezza.
L'inconscio collettivo, invece, indica un insieme di fatti ereditari,
o di cui si riscontra l'esperienza attraverso i millenni, senza che
siano riconducibili a esperienze del singolo individuo. All'interno
del concetto di inconscio collettivo si inserisce quello assai
complesso ed articolato di archetipo.
Quest'ultimo indica una serie di categorie ereditarie, ovvero di
elementi impersonali, collettivi, che esercitano influenza sulla vita
psichica e nel processo di individuazione. Gli archetipi non devono
essere definiti come dei contenuti statici e rigidi. Bisogna, semmai,
paragonarli a dei veri e propri organi corporei, il cui uso è
necessario ed imprescindibile. Un loro uso corretto è, inoltre,
necessario se si vogliono evitare disturbi psichici. Gli archetipi
(come quello dell'anima, dell'ombra della personalità, del
fanciullo, della grande madre, del vecchio saggio, ecc) sono delle
immagini virtuali che condizionano il modo in cui la coscienza si
proietta nel mondo esterno. Inoltre, gli archetipi permettono alla
coscienza di interpretare con una sorta di introiezione il proprio
mondo interno.
Il
corretto equilibrio tra le diverse funzioni della psiche permette una
corretta individuazione della coscienza dell'individuo, e, quindi,
del sé. Il sé non è un dato di cui si possono definire i
contenuti. È, semmai, la più perfetta espressione del singolo uomo,
e di un intero gruppo, nel quale il sé si integra con il gruppo per
costituire l'immagine completa. In tal senso il sé è un postulato
trascendente, che si può giustificare psicologicamente, ma non
dimostrare scientificamente. Il termine trascendentale non viene
utilizzato nell'accezione del significato di metafisico, bensì come
passaggio da un atteggiamento ad un altro. Questa argomentazione
viene affrontata nel saggio
Tipi psicologici,
in cui si afferma che la tesi e l'antitesi si uniscono nel simbolo
vivo.
Il simbolo, chiarisce Jung, non è, come affermava il maestro Freud,
il sogno, perché quest'ultimo è conosciuto ed interpretabile. Il
simbolo, invece, ha un valore storico. Per esempio i simboli
cristiani, o, ancora prima, i simboli del politeismo. Infine, il
simbolo non è mai intenzionale. È, invece, il risultato della
sintesi di due opposti ed è sempre teleologico ed anticipatore.
Detto ciò è chiaro che gli archetipi compaiono nei miti, nelle
favole, nel sogno e nei prodotti di fantasia psicotici. Nel caso dei
sogni si definiscono come un complesso di significati coerente e
ordinato; nel caso dei prodotti di fantasia psicotici, invece,
appaiono come una sequenza incomprensibile e irrazionale di immagine
che va definita delirante, ma che non per questo è prima di
significati.
Il
fenomeno religioso, invece, non dipende dalla coscienza, e ha genesi
nell'oscurità del profondo. Ciò non significa dare una definizione
metafisica della religiosità, ma soltanto interpretarla come
incontro con il numinoso.
Nessun commento:
Posta un commento