Georges
Sorel (1847
– 1922), politologo francese, fu autore de
Il processo di Socrate,
del 1889; La rovina del mondo antico,
del 1901; il
Sistema storico di Renan,
del 1906; La religione d'oggi,
del 1909; le
Riflessioni sulla violenza,
del 1906; La decomposizione del
marxismo,
del 1908; Le illusioni del progresso,
del 1908 e
il Materiale per
una teoria del proletariato,
del 1919.
Sorel,
riprendendo
le istanze intuizionistiche di Bergson e
il pensiero di Proudhon
e di Nietzsche, sviluppa
un pensiero politico per certi versi sconcertante.
Sorel
opera una distinzione ben precisa tra mito
ed utopia.
L'utopia è una costruzione intellettuale che descrive uno stato
ottimale e che prepara gli spiriti a riforme aventi il fine di
cambiare la condizione sociale presente. Il mito, invece, è una
visione organica ed unitaria che esercita realmente un'autentica
azione rivoluzionaria e radicalmente distruttrice. Il mito consiste,
infatti, nell'evocare un insieme di immagini in maniera dinamica che
esercitano nella massa una serie di sentimenti che animano la guerra
contro la società moderna. Il mito, pertanto, prima di ogni tipo di
analisi, ha una valenza intuizionistica che accende la massa.
In tal
senso lo sciopero generale possiede quei vantaggi che, secondo
Bergson, ha la conoscenza sintetica su quella analitica. Per un
pensiero veramente rivoluzionario bisogna, inoltre, operare una
distinzione ben precisa tra sciopero
generale proletario
e sciopero
generale politico,
ossia tra violenza
e forza.
Il primo tipo di sciopero si abbraccia a quel sentimento sublime dato
dalla lotta gigantesca, dalla voglia di distruzione totale dello
stato e degli ordinamenti vigenti. In un tale contesto, l'orgoglio
dell'uomo libero prevale sul sentimento e sul desiderio di vendetta.
Lo sciopero generale politico, invece, è una messa in scena, ossia
uno strumento di conservazione delle istituzioni. Questo tipo di
sciopero è manovrato e gestito da coloro che vogliono conservare i
propri privilegi e i propri profitti. A sua volta, la forza ha la
scopo di mantenere l'ordine sociale, in maniera tale che governi una
minoranza; mentre la violenza mira alla distruzione dell'ordine del
mondo contemporaneo instaurato dalla borghesia. Distruzione che non
vuole attenuare, bensì acuire, la scissione delle classi.
Sorel,
pertanto, offre una visione catastrofica
della politica che intende restituire
i mezzi di produzione ai lavoratori mediante la rivoluzione
distruttrice e violenta. Una concezione, pertanto, che non cede ai
compromessi con le ipocrite forze progressiste e socialiste. Il
marxismo,
con il suo pretesto di essere una dottrina scientifica, ha conservato
un certo potenziale rivoluzionario solo perché
possiede delle componenti di mito sociale e rivoluzionarie.
Componenti che per Sorel non sono riconducibili all'utopia e alla
scienza.
Rispetto
agli avvenimenti storici le sue simpatie vanno a quei movimenti di
grande ispirazione morale e rivoluzionaria
come il Cristianesimo primitivo, la Riforma protestante, la
Rivoluzione francese, il sogno mazziniano. Per Sorel tutti questi
movimenti conservano la loro efficacia anche se spesso la loro
portata storica è stata difforme rispetto alle loro attese o
promesse.
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