mercoledì 30 maggio 2012

Umanesimo e Rinascimento


Il grande periodo che segna l’inizio dell’età moderna si suole chiamarlo umanesimo e rinascimento. Questo nuova età segna la crisi della Scolastica. Le prime espressioni di questa cultura sono la polemica antiaristotelica connessa ad un consapevole recupero della cultura antica. L’umanesimo si afferma anzitutto con la chiara cognizione di vivere un momento di rinascita e di distacco dal mondo medioevale. Esso viene espresso mediante la riscoperta e l’imitazione dell’antico, dei classici greci e latini nel campo dell’arte e delle lettere. Da questo nuovo punto di vista il linguaggio, le lettere sono il mezzo propriamente umano di comunicazione e di rapporto. Da qui l’accento posto sulle Humanae Litterae come essenziali per la formazione dell’uomo. Viene a maturare la concezione secondo cui gli studi umanistici porterebbero a perfezione l’uomo. L’Umanesimo non ignora che i classici erano noti e letti anche nel Medioevo: ma è proprio nel modo di questa lettura che si verifica la frattura e la contrapposizione. L’Umanesimo, infatti, polemizza contro l’opera di fraintendimento cui il Medioevo ha sottoposto i classici, adattandoli a esigenze proprie, piegandoli, quindi, ad interpretazioni e ad insegnamenti del tutto estranei alle teorie avanzate da questi autori antichi. Compito dell'umanista è, pertanto, quello di riscoprirli nella loro autenticità per ascoltarne l'originario messaggio, senza andarli a snaturare dal loro contesto storico. La filologia e la critica storica diventano strumento ed arma polemica contro l'autorità della tradizione, andando a confutare e falsificare fittizi privilegi. Queste discipline, infatti, si vengono a collocare come autentiche vie di accesso alla verità degli antichi messaggi scritti dagli autori greci e latini. Alla nuova metodologia critica non potrà sottrarsi nemmeno la Sacra Scrittura, che l’esame filologico e storico portò a considerare alla stregua degli altri testi letterali. La rivoluzione culturale operata dall'umanesimo è, come scrive Eugenio Garin, effettuata in maniera cruciale e profonda, tanto da formare un uomo nuovo, che vive l'esistenza con uno sguardo spregiudicato, con un animo che guarda alle cose in maniera scientifica, che rivaluta la dignità dell'individuo, che elabora una nuova concezione della cultura, non più relegata al solo compito teologico e metafisico, ma, anche e soprattutto, alla formazione dell'animo della persona.

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