martedì 29 maggio 2012

Il pensiero greco-romano e il cristianesimo dal III al IV secolo.


Porfirio nasce a Batanea, in Siria, nel 233-234. Egli, prima di conoscere Plotino, aveva subito l’influenza delle dottrine religioso-misteriche, lasciandosi suggestionare ed attrarre dalla mistica e magia di origine orientale. L’incontro con Plotino provocò in Porfirio una crisi che si viene a configurare in ambito esclusivamente filosofico e teoretico, e non etico e morale. In altri termini, rielaborò le proprie credenze secondo il rigoroso metodo plotiniano. Porfirio ricostruisce, in tal modo, gli stadi di un itinerario che elevavano l’anima a Dio. In tale itinerario potevano essere inserite ed innestate le antiche credenze, le molteplici religioni pagane, i riti misterici. Questi, se intesi simbolicamente, servivano ad allontanare l'uomo dal mondano, per purificarlo e liberarlo dalla schiavitù e dalla dispersione dei sensi e dei piaceri. Allo stesso tempo, esse perdevano di significato, apparendo addirittura paradossali ed assurdi, se presi unilateralmente per sé. Infatti l'apparato mistico – religioso, per Porfirio, acquisiva senso solo se inserito all'interno del sistema plotiniano. Al contrario, sarebbero stati solo l'invenzione di uomini ignoranti e superstiziosi.
Porfirio ha lasciato anche una Introduzione o Isagoge alle Categorie di Aristotele. Questa introduzione avrà una notevole influenza nel medioevo per la questione degli universali.
Giamblico nasce a Calcide nel 251 d.C. e muore nel 325-326 d.C. In Giamblico abbiamo la più completa sistemazione teorica della magia e della teurgia nel quadro della filosofia platonica.
Origene di Celso, prima di Agostino, fu uno dei maggiori fondatori del pensiero cristiano. In una sua opera “Contro Celso” confuta un libro di questi contro il cristianesimo. Origene, inoltre, sottolinea con forza l’unicità di Dio, fonte dell’Essere, da cui tutto sempre proviene. Dio, il Padre, è l’Uno, tutto in Atto, fondamento (ipostasi) della molteplicità; egli non è né il tutto né una parte del tutto, ma trascende ogni cosa. L’Uno (monade) è pertanto oltre l’Essere, egli è solo unità assoluta (enade). Tutto ciò che ha essere, ha essere da Dio, per questo anche il Logos, il Figlio di Dio, appare subordinato ad Esso, anche se, per altro verso, appare coeterno a lui. Nel Logos hanno essere tutte le cose e da lui tutta la vita. Nel Logos riceve il soffio lo Spirito di Dio. Origene afferma che il male avviene quando uno dei spiriti rompe l’armonia del tutto. Da tale rottura nasce la corporeità e la molteplicità. Solo Dio, per sua volontà, può attuare la sua redenzione, e ciò mediante il Logos, il quale viene in soccorso dell’uomo, anche sé, in quanto caduto, l’uomo non lo merita. Con la liberazione dal peccato non sono salvati solo tutti gli uomini, ma tutto l’universo sarà liberato dalla corporeità e dalla molteplicità.
Nell’interpretazione dei testi sacri per Origene bisogna distinguere un senso letterario da un senso più profondo, che va al di là della lettera, ovvero il senso metaforico o spirituale. Come nell’uomo, dice Origene, c’è un corpo, un’anima, uno spirito, così nella scrittura vi è un senso storico (letterale), un senso morale ed, infine, un senso spirituale, più importante e profondo.
Anobio afferma l'impossibilità di qualsiasi spiegazione razionale (nel senso di ragionamento veritativo secondo le categorie della filosofia classica) per chiarire il fatto della conversione. Anobio sottolinea il dramma dell’uomo, “questa cosa infelice e misera”. L’uomo in sé è nulla, sozzura e male. L’uomo si salva, non per sua natura, ma solo tramite un atto di grazia, in quanto la Rivelazione divina lo ha reso partecipe della grazia divina.
Lattanzio ritiene che le filosofie trovano il loro fondamento nella fede cristiana, sancendo una subalternità della filosofia rispetto alla religione. Chiarificatrice, in tal senso, sono le sue parole: “ a nessuna religione si giunge senza sapienza, solo che, nessuna sapienza è tale se non si fonda sulla religione”.
Gregorio di Nanziano definisce in maniera chiara i caratteri distintivi delle tre persone e i loro mutui rapporti. Il Padre è ingenerato, il Figlio è generato dall’eternità del Padre. Lo Spirito, invece, procede dal Padre al Figlio. Lo Spirito è Dio perché consustanziale (cioè della stessa sostanza) al Padre e al Figlio. Gregorio di Nissa usa gli strumenti filosofici, soprattutto platonici, per approfondire i misteri della rivelazione. Essenziale per Gregorio è il tema biblico dell’uomo fatto ad immagine di Dio: ciò fa dell’uomo la più nobile delle creature. L’uomo, microcosmo, specchio del creato, può cogliere Dio non con il pensiero, ma ripiegando in sé stesso e contemplando l’immagine di Dio che ha in sé. Immagine di Dio che è stata corrotta dal peccato di Adamo e che deve essere purificata mediante la purificazione dalle passioni. Liberarsi dal male significa riconquistare la somiglianza con Dio. Ma per riconquistare tale somiglianza con Dio non è sufficiente solo l’iniziativa umana, ma è necessaria ed essenziale la grazia di Dio. Gregorio di Nissa fissa i termini della teologia negativa in quanto afferma che Dio rimane inaccessibile, indefinibile e si rivela come mancanza, cioè come continua tensione.

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