martedì 29 maggio 2012

Dialettica e teologia nel secolo XI


Uno degli argomenti più interessanti del pensiero di questo secolo è costituito dalle discussioni attorno al valore della dialettica e alla sua utilizzazione nella riflessione teologica.
Uno dei massimi esponenti di questo periodo è Berengario di Tours (morto nel 1088), il quale riteneva la dialettica lo strumento indispensabile per lo studio della sacra scrittura (la Bibbia). Per Berengario fondamentale è la ratio nella comprensione dei misteri religiosi. Inoltre, è dell'opinione di potere spiegare tramite la dialettica il mistero dell’eucarestia.
Lanfranco, arcivescovo di Canterbury, nasce a Pavia nel 1005 e muore a Canterbury nel 1089. Egli vede nella dottrina di Berengario un metodo che cerca di giustificare e spiegare tutto mediante la dialettica. Quando in realtà è solo il risultato di un abbandono delle auctoritates scritturali e patristiche. Lanfranco non porta elementi filosofici nuovi, bensì raccoglie e coordina i principali insegnamenti della tradizione.
Un’altra personalità di rilievo nella vita della chiesa è Pier Damiani. Nato a Ravenna, nel 1006 o 1007, morto a Faenza nel 1072, fu uno dei più ferventi sostenitori della riforma monastica e della riforma della Chiesa. Pier Damiani è un convinto sostenitore della vita claustrale nella sua forma più ascetica. Tale tematica circola in tutti i suoi scritti e, in special modo, in quelli dedicati alla vita religiosa: De perfezione monacorum, De ordine eremitarum, De comtemptu speculi. Polemici furono i suoi toni contro le ordinazioni simoniache e i corrotti costumi del clero. Pier Damiani è stato, inoltre, collocato tra gli anti-dialettici. Ed, infatti, egli, oltre ad affermare la supremazia del potere religioso su quello temporale, critica ogni forma di sapere profano come inutile e dannoso.

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