giovedì 31 maggio 2012

Tommaso Campanella


Tommaso Campanella, nato a Stilo, in Calabria, nel 1568, entra, ancora giovane, alla sola età di quattordici anni, nell'ordine benedettino. La sua formazione iniziale è quella propria del mondo accademico, e cioè lo studio dei testi aristotelici – scolastici. Ben presto, però, i suoi interessi si rivolsero altrove, e le sue letture si concentrarono sulla meditazione dell'opera platonica e telesiana.
A Napoli conosce il Della Porta, con il quale, oltre a stringere una forte amicizia, inizia ad interessarsi di pratiche magico – astrologiche. Viene più volte sospettato di eresia. Si fece fautore di un movimento anti – spagnolo e di un movimento di rinnovamento politico – religioso, di cui si sentiva una sorta di profeta. Decide di organizzare una congiura ai danni del governo spagnolo. Il tutto, però, finì in maniera misera, e, fatto prigioniero, riuscì a salvarsi e ad evitare il processo fingendosi pazzo. Viene scarcerato una prima volta nel 1626, ma nuovamente imprigionato, vene rilasciato solo nel 1629. ormai, però, era mal visto dal governo spagnolo, che continuava a controllarlo e perseguitarlo. Per tale motivo fugge dall'Italia e si reca in Francia, a Parigi, dove viene accolto con grandi onori e dove muore nel 1634.
Delle sue opere vanno ricordate il De sensu rerum et magia, il Philosophia realis, la Città del Sole, l'Astrologia, l'Apologia pro Galileo, l'Atheismus triumphatus, la Metaphisica e una vastissima Theologia.
In Telesio, Campanella vede colui che ha definitivamente confutato Aristotele e che ha iniziato una nuova filosofia libera basata sull’osservazione diretta della natura.
Campanella comprende l'importanza che riveste l’osservazione diretta della natura per la nascita di un nuovo pensiero, e, per tale motivo, difende l'operato di Cristoforo Colombo e Galileo Galilei, a cui, peraltro, dedica una difesa.
Il sistema speculativo di Campanella deve molto a quello di Telesio, ed, infatti, ritroviamo in lui la dottrina dei principi attivi di caldo e di freddo e la medesima teorizzazione del senso.
Inoltre, il cosmo è interpretato secondo le direttive offerte dal platonismo, e cioè secondo delle forze che armonicamente si attraggono e si respingono secondo i principi di simpatia ed antipatia.
Al di sopra di ogni cosa si ha lo spirito, il caldo sottile materiale, veicolo di sensibilità.
La conoscenza si attua mediante il sentire ed è propria di ogni essere. Esso si genera mediante la consapevolezza di sentire. In tale operazione il soggetto senziente si muta nell'oggetto sentito, senza, però, mutarsi totalmente in esso.
Se infatti si mutasse totalmente nell’oggetto la nostra conoscenza non sarebbe parziale come effettivamente è. La consapevolezza di sentire è prima di ogni cosa un autoconoscersi, un sapere di sé (scire sui); ed infatti sentire è fondamentalmente conoscere, conoscere di essere modificato. Alla base del sentire sta un sensu inditus o cognitio, e, inoltre, il sentire è intrinseco all’essere, per cui conoscere è essere.
Tutte le cose hanno ricevuto da Dio la capacità di autoconservarsi, di amare se stesse, di conseguire il proprio fine. Pertanto, la natura rispecchia le primalità di Dio, che sono potenza, sapienza, amore. Nell’uomo il sentire si esplica come tutti gli altri esseri, con la sola differenza che all’uomo oltre allo spirito viene infuso anche una mente da Dio. Essa dà all’uomo quell’aspirazione all’infinito che segna la sua radicale superiorità e diversità rispetto agli animali. La naturale aspirazione dell’anima umana a Dio è confermata dal carattere naturale della religione, una notitia indita, per cui tutti gli uomini aspirano a Dio. Da tale naturale predisposizione nascono le religioni, che nella loro diversità rispecchiano una diversa concezione del divino da popolo a popolo. Le religioni storiche (notitia addita) trovano compimento con l’ebraismo e in seguito con il cristianesimo. Il cristianesimo conserva, infatti, tutti gli elementi e le caratteristiche della religione naturale. Ha, però, in più un apparato dottrinale, che pur superiore alla ragione umana, non è contraria ad essa, in quanto è manifestazione della ragione divina (Prima Ragione), rivelazione dunque del logos divino. Da ciò l’appello di Campanella nel Che si rammenteranno e si convertiranno al Signore tutti i Paesi della Terra, ove si incita i sovrani a ricordare la naturalità della religione per una conversione al cristianesimo.
Il mondo per Campanella è un tutto vivente, un’immagine vivente del Dio creatore. Una natura, quindi, attraversata da un’anima del mondo (vis animistica) che tutto muove e tutto sente. Da ciò l'importanza della figura del sapiente, del mago, il quale, imitando la natura o aiutandola con l’arte ignota, può convertire tale forze a suo vantaggio. Tre sono le discipline che si sottopongono a servizio della magia: la religione, la medicina e l’astrologia. La religione serve a purgare l’anima per farsi atto delle conoscenze; la medicina serve per conoscere le virtù di erbe, metalli e pietre e le loro simpatie e antipatie verso l’uomo; infine l’astrologia serve per capire quale tempo sia giusto per operare. Campanella inoltre opera una distinzione tra la magia divina (operata da Dio per mano dell’uomo) e la magia naturale, che al volgo sembra miracolosa, ma che invero è conoscenza delle forze naturali.

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