sabato 14 luglio 2012

Pierre Joseph Proudhon


Pierre Joseph Proudhon (1809-1865) fu un filosofo della politica e un sociologo francese. Sue opere sono: Che cos’è la proprietà? O ricerche sul principio del diritto e del governo. Prima memoria; Sistema delle contraddizioni o filosofia della miseria; L’idea generale della rivoluzione del XIX secolo; La filosofia del progresso; La giustizia nella rivoluzione e nella Chiesa; La guerra e la pace, ricerche sul principio e la costituzione del diritto delle genti; Il principio federativo e la necessità di ricostruire il partito della rivoluzione; La capacità delle classi operaie.
La tesi secondo cui la proprietà è un furto è motivata dall’impossibilità di dare una qualsiasi fondazione della proprietà che non sia quella della forza. Ogni valore, infatti, deriva dal lavoro dell’uomo e le cose naturali acquistano valore economico solo in quanto diventano oggetto del lavoro (il mare senza pescatori non dà pesci; la foresta senza boscaioli non dà legna da ardere o da costruzione, ecc.). Neppure i capitali, le macchine, gli utensili sono di per sé produttivi, ma la differenza nei loro confronti tra operaio e proprietari sta nel fatto che l’operaio riceve una sola volta il prezzo del lavoro prestato, senza però che gli strumenti di tale lavoro divengano di sua proprietà, mentre il proprietario non cede affatto il suo strumento, ma se lo fa pagare eternamente ed eternamente se lo conserva. Siccome poi il proprietario non produce niente né personalmente né tramite i suoi strumenti e riceve dei prodotti in cambio di niente, secondo Proudhon o è un parassita o è un ladro. La proprietà genera, pertanto, per forza dispotismo, e ad essa bisogna controbattere con l’anarchia, che non deve, però, essere intesa come mancanza di ordinamenti giuridici. Gli ordinamenti giuridici devono, infatti, sorgere da una scienza o ricerca metodica della verità a cui il legislatore deve ispirarsi. Poiché giustizia e legalità non sono dipendenti dalle nostre opinioni, ma sono necessarie come le verità matematiche, basta che vengano conosciute. Da tale conoscenza si avrà la sovranità della ragione e la nascita di un socialismo scientifico, dove veramente si instaura l’uguaglianza. 

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