Dopo
la morte di Hegel, a partire dagli anni trenta, inizia una
speculazione che, specialmente rispetto al pensiero
politico-religioso, raggiunge sviluppi notevoli, che non vanno a
convogliarsi in una sola soluzione e posizione, ma che si
concretizzano in teorie anche opposte.
Gli
indirizzi nati in seno al sistema hegeliano vengono designati con la
distinzione, desunta dal parlamento francese, tra
una destra (i cosiddetti vecchi hegeliani) e una sinistra ( i
cosiddetti nuovi hegeliani).
Tale
distinzione venne ripresa da David
Friedrich
Strauss
(1808-1874) nel 1837 ed ebbe larghissimo uso.
Mentre
la destra sottolineava il completo accordo tra filosofia e fede
cristiana; la sinistra con Strauss,
autore dello scritto Vita
di Gesù
(1835), prende posizione polemica rispetto ad ogni forma di religione
rivelata e al Cristianesimo. Strass muove dalla dottrina hegeliana
secondo cui la religione coglie ed esprime l’unità tra Dio e
l’uomo nella forma della rappresentazione. Strass, però,
interpreta la figura di Cristo come frutto dell’immaginazione e del
mito. Egli, infatti, sostiene che è contraddittorio che l’Idea si
sia realizzata una volta per tutte in un singolo individuo storico
(Cristo); soltanto l’umanità intera nella sua storia può, invece,
portare a compimento la riconciliazione tra natura umana e divina,
simboleggiata in Cristo.
La
destra e la sinistra hegeliana non si contrapposero solo per
posizioni estreme. Ed
infatti, vi furono anche posizioni intermedie e sfumate, come quella
del polacco August
von
Cieszkowski
(1814-1894) autore dei
Prolegomeni alla Storiografia
e Padre
nostro.
Il pensiero di questi è tutto incentrato sul futuro nella storia.
Egli, infatti, afferma che Hegel non ha tratto tutte le conclusioni
del suo sistema con l'affermazione che la filosofia è un processo di
comprensione razionale del passato che si blocca nel presente. Per
questo è necessario modificare le articolazioni della filosofia
hegeliana della storia e affermare in questo campo uno schema
triadico, rispetto a quello quaternario invalso nell’ehelismo. In
altre parole, bisogna raggruppare in una sola epoca le prime tre
epoche (oriente,
grecia,
roma),
a cui segue, come afferma anche Hegel, quella Cristiana.
La Cristiana, però, deve essere considerata come una seconda epoca,
a cui segue una terza che rappresenta la sintesi delle due
precedenti. Se infatti nella prima epoca ha invalso l’istinto,
l’immaginazione, la profezia; nella seconda il senso della profezia
è stato svelato ed esplicitato teoreticamente. In entrambi i casi,
però, per Cieszkowski, ci si è limitati a considerare i fatti; è
giunto invece il tempo di passare agli atti, ossia alla prassi come
realizzazione del bene di cui nella teoretica si è presa
consapevolezza.
Verso
la fine degli anni cinquanta la filosofia hegeliana, con l’affermarsi
delle nuove tendenza materialistiche e positivistiche, entra in
crisi, tanto che Rudolf
Haym
(1821-1901) affermava che la ditta hegeliana aveva ormai fatto
bancarotta.
Una
rinascita dell’ehelismo si ebbe nel novecento grazie alla
pubblicazione di nuovi inediti. La ripresa di Hegel si deve
soprattutto a Wihel
Dilthey,
che nel 1888 aveva affermato che era ormai passato il tempo della
lotta contro Hegel, ed era venuto il tempo di conoscerlo e studiarlo
geneticamente, riscoprendo con cura le diverse fasi e modifiche del
suo pensiero. Si fece anche evidente la voglia di riprendere di Hegel
soprattutto gli aspetti validi per il presente, un esempio è offerto
dal lavoro di Benedetto
Croce
dal titolo Ciò
che è vivo e ciò che è morto nella filosofia di Hegel.
Importanti
furono anche le riviste uscite in seno al pensiero della sinistra
hegeliana. Tra queste si deve ricordare quella di Arnol
Ruge
(1802-1880) e di Theodor
Echtermeyer
(1805-1844), fondatori degli Annali
di Halle per la scienza e l’arte tedesca.
Per la loro influenza in campo culturale e politica furono costretti
a trasferirsi a Dresda, dove uscirono i loro Annali
tedeschi per la scienza e l’arte.
Ruge
fu costretto però a trasferirsi a Parigi ove fondò con Marx gli
Annali franco-tedeschi.
La rivista, però, per i dissensi con Marx, si fermò al primo
numero.
La
sinistra hegeliana sviluppa soprattutto un pensiero politico.
La convinzione di Ruge è che la storia sia ormai giunta a un’epoca
politica, e questo è un aspetto determinante per gli ulteriori
sviluppi della filosofia. Il filosofo, quindi, non può limitarsi ad
una posizione teoretica, ma deve essere l’apostolo del futuro. A
tale scopo bisogna riconoscere che la teoria è già in se stessa
prassi. Lo stato deve essere inteso come il luogo che permette
l’autocoscienza e l’autodeterminazione dell’individuo
all’interno di un progresso razionalistico nell’ambito del sapere
e del liberalismo.
Tra
i principali esponenti della sinistra hegeliana, figura Bruno
Bauer
(1808/1882). I suoi interessi vanno dalla storia dell’Ebraismo e
del Cristianesimo alla filosofia e alla politica. Dapprima polemizza
contro Strauss e contro la sua riduzione del Cristianesimo e della
religione a mito. Per Bauer questa è una posizione troppo
semplicistica, che non coglie la ricchezza speculativa del pensiero
di Hegel e della sua interpretazione della rivelazione. A partire
dagli anni 40 però Bauer cambia totalmente traiettoria e interpreta
in senso ateistico la dialettica hegeliana. Esce nel 1841 il suo La
tromba del giudizio universale contro Hegel, ateo e anticristo. Un
ultimatum.
L’autore, fingendosi un fedele cristiano ortodosso, ha lo scopo di
voler mascherare la pericolosità dell’hegelismo. Quindi, riconosce
l’essenzialità dell’autocoscienza nella filosofia hegeliana e
mostra la religione come il rispecchiamento dell’autocoscienza.
Bauer afferma che con Hegel e dopo Hegel Dio è morto per la
filosofia, e solo l’io, in quanto autocoscienza, differenziandosi
in se stesso, vive, crea, agisce ed è tutto. Tale teoria distruttiva
trova il suo rispecchiamento nella politica, dove la dottrina di
Hegel, secondo cui la filosofia è il proprio tempo appreso con il
pensiero, viene interpretata come critica dell’esistente. La
filosofia, in quanto critica dell’esistente, deve scardinare gli
ordinamenti vigenti qualora non corrispondano all’autocoscienza e
alla razionalità. Per questo Bauer vede nella rivoluzione francese
la massima espressione della spiritualità nella filosofia della
storia.
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