La
seconda metà dell'ottocento assume un'importanza rilevante per la
complessità dei temi trattati e per la rivolta contro il
positivismo. La vita umana, individuale e sociale, appariva
condizionata da fattori (naturali e storici) non controllabili dalla
ragione e dalla scienza. Inoltre, lo scientismo perdeva la sicurezza
che aveva assunto durante il periodo positivista per gli sviluppi
stessi della ricerca e per il progresso scientifico. Ciò ebbe la
conseguenza di far ritornare in luce tutte quelle tematiche etiche,
religiose e morali che il positivismo aveva creduto di abbattere per
sempre o, comunque, di poter controllare sotto una direttiva
materiale e concreta. Viene messo in discussione il valore stesso
della scienza, delle sue ipotesi e delle sue leggi; e ciò al fine di
rifondarle. Entra in crisi l'idea di una natura meccanica e, quindi,
l'idea scientista della realtà. La scienza perde certezza e al suo
posto inizia ad affermarsi un nuovo orientamento epistemologico che
afferma la validità dei casi statisticamente verificati. Le leggi,
inoltre, vengono interpretate come convenzioni
che devono necessariamente essere verificate mediante l'esperienza.
L'ultimo
decennio dell'ottocento vede l'uomo mettere in discussione i
parametri con cui nel corso dei secoli si era interrogato. Ed
infatti, si avanzano una serie di concezioni innovative, quali le
geometrie non –
euclidee, la
teoria della
relatività e
dei quanti,
sino a giungere all'affermazione del determinismo,
che non mise in crisi questa o quella scienza, ma i fondamenti stessi
di essa ad iniziare dal principio
di causalità.
L'empiriocriticismo
è una corrente di pensiero fondata da due pensatori che giungono a
conclusioni simili da ricerche del tutto indipendenti. Il primo
prende il nome di Richard
Avenarius
(1843 – 1896), autore del saggio dal titolo Critica
all'esperienza pura;
il secondo prende il nome di Ernst
Mach
(1838 – 1916) autore de L'analisi
delle sensazione e il rapporto tra fisico e psichico
e di Conoscenza
ed errore.
L'empiriocriticismo
fa appello al ricorso dell'esperienza pura, e polemizza contro
qualsiasi uso di motivi metafisici all'interno della filosofia e
della scienza. Facendo ciò si venivano a confutare ed invalidare
concezioni e presupposti che ormai apparivano indistruttibili, come
quello di una distinzione tra un mondo interno ed uno sterno, frutto
di un'operazione artificiale, e non conseguente ad una validazione
data dall'esperienza pura. In altre parole, l'empiriocriticismo
polemizza contro le istanze soggettivistiche, ossia contro coloro che
in maniera del tutto arbitraria hanno dato vita ad un processo di
interiorizzazione
per cui si attribuisce all'interno del pensiero un qualcosa che trova
fondamento e sede solo ed unicamente nell'esperienza. Ed infatti,
l'empiriocriticismo afferma che la scissione dell'esperienza in cose,
immagini o concetti, e la collocazione di essi nel cervello o nella
mente come un qualcosa di interno, è
del tutto arbitraria
e non ha fatto altro che far sorgere una serie di problemi filosofici
mal posti e mai risolti come la dualità di anima e corpo. Il compito
fondamentale della filosofia è, pertanto, quello di chiarire e far
comprendere il concetto di esperienza
pura.
Concetto che ci riporterà al
concetto naturale del mondo,
anteriore ad ogni falsa distinzione tra psichico e fisico, e perciò
veramente
libero da qualsiasi presupposto metafisico. L'empiriocriticismo
afferma anche il principio
di economia nel
metodo scientifico, ossia quello di cercare di ottenere il massimo
dei risultati con il minimo dispendio di energia o sforzo.
È
da dire che i procedimenti scientifici isolano certi aspetti della
realtà. Aspetti che vengono concentrati in un sistema di esperienze
del passato in vista della loro utilizzazione nel futuro. Per capire
ciò basta pensare all'enorme risparmio che si ha nel non dovere
ripetere
tutte le esperienze del passato e, insieme, il potere utilizzare le
loro conquiste per affrontare i nostri problemi. I concetti
scientifici, pertanto, hanno valore solo in senso utilitario
e di risparmio di sforzi, ma non rispecchiano per nulla fatti o leggi
in sé. Per meglio chiarire quello che abbiamo detto, basta pensare
al fatto che anche nella vita quotidiana un'indicazione, un simbolo o
un segno possono risparmiarci azioni inutili e dispendiose e metterci
in guardia
da azioni nocive o inefficaci.
Con il radicale
empirismo di Mach
entra in crisi il concetto stesso di causalità,
che viene sostituito da quello di funzione
in senso matematico. Ovviamente, una volta che la scienza viene
intesa come studio di funzioni o di gruppi di funzioni, diviene
logico che scienze apparentemente distantissime tra di loro, come la
fisica e la psicologia, vengano, invece, ritenute del tutto analoghe,
in quanto si riferiscono solo a gruppi di funzioni diverse. Infine,
l'empiriocriticismo, volendo togliere qualsiasi residuo metafisico
rimasto nella scienza e nella filosofia, critica anche il concetto di
atomo, che tanta approvazione aveva avuto durante il positivismo.
L'atomo, infatti, non ha un fondamento assoluto o un fondamento
obiettivo privilegiato, ma risponde anch'esso al criterio di
funzionalità, efficacia ed economicità; pertanto, il concetto di
atomo può esser subordinato a qualcosa di maggior economicità,
funzionalità ed efficacia.
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