Max
Stirner
nasce il 25 Ottobre del 1806 e compie gli studi universitari a
Berlino. Nel 1844 esce il suo L’unico
e la sua proprietà,
a cui segue nel 1852 una Storia
della reazione.
Muore a Berlino il 25 Giugno del 1856.
Anche
per Stirner Hegel rappresenta il culmine del pensiero moderno, ma
polemizza con Hegel perché vede nella sua filosofia il massimo
assolutismo e dispotismo dello spirito nella
filosofia. Questo
culmine del pensiero filosofico come affermazione dell’onnipotenza
dello spirito non può essere superato, però, nemmeno come afferma
Feuerbach, e cioè con il portare la religione su un
piano antropologico, in quanto anche in questo modo la religione
rimane pienamente confermata e soltanto riportata a dei parametri
etici. Stirner, quindi, critica tutto ciò che è pensiero assoluto,
e, pertanto, rivaluta l’opinione, ciò che è mio. Il pensiero
assoluto infatti dimentica il fatto che è il mio pensiero, ed è
quindi in mio potere riprendermi ciò che è di mia proprietà,
ovvero la mia opinione, che posso in qualsiasi istante modificare o
distruggere. La sua posizione, però, non è avvicinabile a quella di
Fichte, in quanto questi parla di un io assoluto, mentre Stirner
parla del proprio me, del proprio io transitorio. A differenza di
Fichte si può, pertanto, dire che l’io non è tutto, ma che l’io
distrugge tutto, e solo l’io che dissolve se stesso, l’io finito
è l’unico vero io. In questo senso l’io non è un io accanto
all’altro, è l’unico io che si impossessa e distrugge tutto; un
io che non agisce per sviluppare l’uomo, ma soltanto se stesso. Ciò
non significa minimamente assolutizzare il pensiero individuale,
perché l’io è al di sopra di tutto, al di sopra della realtà e
al di sopra del pensiero; l’io è ciò che ha la sua causa sul
nulla. Per quanto riguarda il concetto di libertà in Stirner non si
ha nessuna concezione ottimistica di essa. La libertà viene da egli
intesa in maniera negativa, ovvero come liberazione dal un qualcosa
che ci opprime. In tale prospettiva egli non ha entusiasmi verso
l’epoca moderna, che interpreta come un passaggio da un assolutismo
(quello del monarca) ad un altro assolutismo (quello del popolo). Per
Stirner l’unico principio liberatorio è l’io che si impossessa
di tutto ciò che è capace di avere, e la stessa proprietà privata
è da spiegare non come un diritto, ma come il risultato delle
proprie capacità appropriative. Una concezione fortemente anarchica.
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