giovedì 19 luglio 2012

Auguste Comte


Auguste Comte nasce a Monpellier il 19 Gennaio del 1798.
Nel 1822 pubblica il suo primo lavoro dal titolo “Prospetto dei lavori scientifici necessari per riorganizzare la società”, nel 1830 pubblica il Corso di filosofia positiva, nel 1852 il Catechismo positivista e nel 1851-1854 Il sistema di politica positiva. Muore a Parigi il 5 settembre del 1857.
L’interesse fondamentale dell’opera di Comte è quello di promuovere una riorganizzazione della società. Nella sua valutazione egli risente della concezione storica di Saint-Simon, per cui vi sono epoche organiche ed epoche critiche, che durante il processo storico si alternano. Epoche organiche sono quelle in cui si ha un forte equilibrio sociale e una salda coesione istituzionale, un esempio è offerto dal medioevo; epoche critiche sono quelle epoche di turbamento, anarchia e sconvolgimento.
Ora, secondo Comte, la rivoluzione francese è stata il sintomo di un grave squilibrio e di una grave crisi, tuttora aperta, che investe la società europea e a cui bisogna porre rimedio. Comte afferma che tale compito può essere svolto solo da una morale e una filosofia positiva, che, concentrando tutte le speranze dell’uomo sulla vita reale e collettiva, potranno legare profondamente l’uomo al destino dell’intera umanità, e quindi realizzare una conciliazione organica degli uomini in un ordinamento razionale e morale insieme. Bisogna, pertanto, evitare l’atteggiamento teologico che, invece di concentrare sulla vita presente tutte le energie degli uomini, le disperde “subordinando la vita reale a un destino chimerico”.
La filosofia positiva deve essere fondata su fatti accertati in maniera adeguata e non su visioni fantastiche, mitologiche o, comunque, arbitrarie. Comte riprende uno schema largamente in uso durante il periodo illuministico nella filosofia della storia, e cioè la similitudine dello sviluppo del genere umano con lo sviluppo del singolo uomo. Secondo tale dottrina abbiamo tre stadi: teologico, metafisico e positivo.
Lo stadio teologico corrisponde all’infanzia del genere umano, quando in campo politico si ha un ordinamento monarchico-militare con forte prevalenza della classe sacerdotale; lo stadio metafisico, corrisponde, invece, al principio della sovranità popolare; e infine, lo stadio positivo vede l'affermazione del mondo dell’industria. Mentre il primo stadio è necessario in quanto è il punto di partenza, e il terzo è quello definitivo; il secondo è solo transitorio. Nello stadio teologico il pensiero è sostanzialmente ignorante delle vere leggi delle cose, e immagina che i fenomeni e la natura derivino da entità soprannaturali. Nello stadio metafisico subentra la ragione come capacità astrattiva, ma rimane sostanzialmente uguale la pretesa di conoscere le cause prime ed occulte delle cose. Ora, il pensiero teologico giunge alla fine con il monoteismo e cioè l’azione provvidenziale passa da un gran numero di divinità ad un solo Dio; il pensiero metafisico giunge alla sua conclusione quando a più principi viene sostituito un solo principio, e cioè la natura.
Il pensiero positivo è, però, totalmente differente da quello teologico e metafisico in quanto non ricerca più le cause, bensì le leggi, che sono sempre relazionali, e cioè che indicano i rapporti di similitudine e somiglianza tra i fenomeni stessi.
Nel considerare le scienze Comte afferma che esse, nel loro sviluppo, rispondono ad una legge precisa: quella delle crescente complessità e della decrescente generalità. In altre parole, le diverse scienze sono giunte tanto più presto allo stadio positivo, superando lo stadio teologico e metafisico, quanto più semplici e generali erano i fenomeni studiati. Pertanto, dapprima si ha l’Astronomia, il cui campo di studio venne visto in maniera meccanica e geometrica; poi si ha la fisica e la chimica, che è giunta dopo allo stadio positivo perché studia i corpi sotto un aspetto particolare; dopo la fisiologia, che studia tra i corpi terrestri quelli organici, e infine la fisica sociale, ancora lontana dal giungere lo stadio positivo. La matematica non è compresa in tale classificazione perché essa non è una scienza come le altre, bensì essa è il metodo e lo strumento dello studio dei fenomeni. La matematica, infatti, non è solo calcolo, e non interessa per i suoi risultati specifici, bensì è un qualcosa di più ampio: è logica , e la stessa geometria generale e meccanica non interessa per i suoi risultati specifici, ma per il fatto di essere metodo di tutte le altre scienze. Inoltre, le scienze non devono essere esposte in maniera dogmatica (o come si dice oggi sistematica). Ciò per due motivi: uno perché è pedagogicamente assurdo pretendere che l’intelligenza di un solo uomo possa o debba ripercorrere passo a passo, in pochi anni, processi di pensiero che sono constati secoli e millenni di ricerca. Assai meglio è cogliere i risultati acquisiti e consolidati di tale processo sviluppativo-scientifico. Due perché mediante un nuovo sapere sistematico si può più facilmente cogliere la dipendenza tra i diversi fenomeni. Le ragioni per cui la fisica sociale o sociologia è rimasta lontano dallo stadio positivo è dato dal fatto che studia sistemi più complessi di rapporti, e pertanto, era necessario che i sistemi relativamente più semplici venissero prima definiti e accertati, perché si passasse poi allo studio di quelli più complessi. Ciò non significa che la sua mancanza di configurarsi in maniera positiva non abbia portato a delle gravi conseguenze, infatti non si è capito che i fenomeni sociali rispondono a delle leggi proprie, altrettante salde come quelle del mondo fisico e animale; e pertanto gli uomini hanno adottato un atteggiamento di sterile rinuncia, fondato sulla convinzione di doversi arrendere al corso degli eventi che dipendono da una disposizione provvidenziale o da altro, ma non dal nostro intervento ragionato. Si deve, quindi, avere un fisica sociale con un metodo che permette di potere scoprire le leggi dei fenomeni sociali. Leggi scoperte mediante ipotesi continuamente controllate e verificate, in maniera tale da potere avanzare anche delle previsioni razionali che, fondate sull’osservazione della realtà, ci possono aiutare a comprendere meglio tale leggi.
Il metodo migliore per lo studio della società è per Comte il metodo genetico, che si muove su due indirizzi complementari: quello statico: studio delle strutture della vita sociale che ne garantiscono la continuità (religione, proprietà, famiglia, linguaggio, ecc.), e cioè le condizioni dell’ordine; e quello dinamico: studio delle leggi secondo cui tale strutture sono venute via via configurandosi e mutandosi, e cioè le condizioni del progresso.
La filosofia positiva ha un compito nuovo che la distingue innanzi alle filosofie tradizionali del passato e di fronte alle singole scienze: la filosofia positiva deve promuovere l’integrazione reciproca dei risultati delle singole scienze, integrazione di cui nessuna scienza da solo è capace di fare. Nell’ultima sua opera, dal titolo il Sistema di politica positiva, egli aspira ad una rigenerazione dell’umanità, fondata su una chiara consapevolezza delle leggi dell’organismo sociale, che culmina in una vera e propria religione, incentrata sulla sostituzione dell’amore dell’Umanità all’amore di Dio; una religione con un proprio complesso cerimoniale che prevedeva anche una riforma del calendario con la sostituzione dei nomi dei santi con quella degli eroi, come, per esempio, Prometeo. L’essenza di tale religione consiste nel subordinare l’individualità in nome della socialità e nel sostituire i diritti con i doveri. Diritto è infatti per Comte una parola senza senso, una parola di origine metafisica, in quanto si credeva che il potere venisse da entità sovrumane. Nel momento in cui si sono fatti valere questi diritti, essi sono risultati inutili e dannosi, in quanto volendo consacrare il singolo, hanno manifestato la loro natura antisociale. Nello stato positivo invece tutti hanno dei doveri verso tutti, e nessuno avrà diritti. Quindi ciascuno avrà una sorta di obbligazione verso l’altro che farà da collante; ciò farà sì che si metta da parte il Vecchio Grande Essere (il dio delle religioni tradizionali), che non aveva bisogno del culto umano e del servizio dell’uomo, per riconoscere il nuovo Grande Essere, che ha bisogno della collaborazione di tutti perché ha una natura relativa, per cui ognuno dovrà operare non come un individuo separato, ma come un organo del nuovo Grande Essere.

Nessun commento:

Posta un commento