Roma si affacciò al Mediterraneo come una potenza
aggressiva ed egemone. Ciò la fece entrare in conflitto con i
Cartaginesi ed i Greci. Dopo la cacciata di Pirro dall'Italia
meridionale, i re di Macedonia, Asia Minore, Siria ed Africa capirono
che si dovevano confrontare contro un nuovo nemico. Tra queste
potenze, quella che maggiormente si mise in allarme, fu Cartagine,
anche perché si trovava in una posizione molto vicina alla Sicilia.
Cartagine venne fondata dai Fenici nell'800 a.C. circa.
Essa era diventata una grande potenza commerciale e un porto tre
volte più grande di Roma. L'impero commerciale cartaginese
abbracciava l'Africa del Nord, parte della Spagna, della Sardegna e
della Corsica. Inoltre, da tempo i Cartaginesi avevano cercato di
strappare la Sicilia ai coloni greci. Fu proprio in Sicilia che le
due potenze, Roma e Cartagine, si scontrarono per la prima volta.
La prima guerra punica scoppiò nel 264 a.C. per la
supremazia sulla Sicilia. I Romani si trovarono in svantaggio perché
non possedevano navi che potessero essere paragonate a quella della
flotta cartaginese. Ciononostante seppero mettere in piedi una flotta
grazie alla costruzione di imbarcazioni sul modello di una nave
cartaginese naufrata. Nonostante l'inesperienza dei marinari romani,
che perdettero molte navi durante le tempeste per la poco dimestichezza in cose marittime, seppero sconfiggere i Cartaginesi in
sei delle sette battaglie navali che combatterono contro di essi.
Cartagine fu costretta a firmare la resa nel 241 a.C. e la Sicilia
divenne la prima provincia romana. In Sicilia vennero inviati dei
magistrati per riscuotere l'annuale tributo. Il tipo di governo instaurato in Sicilia divenne il modello per il governo di tutte le
successive province romane. Cartagine, a seguito della disfatta,
venne costretta a cedere la Sardegna e la Corsiva. Rimase, però, una
grande potenza temibile e un nuovo conflitto contro di essa per il
controllo del Mediterraneo era inevitabile.
A dirigere l'impresa punica era il grande e valoroso
generale Annibale, che, governatore della Spagna, si diresse verso
est a capo di un esercito di 40.000 uomini scortati da elefanti.
L'esercito del ventinovenne Annibale marciò dalla Spagna sino alla
Francia meridionale. Da qui oltrepassò il Rodano, le Alpi e giunse
in Italia. Nel tragitto venne perso circa metà dell'esercito, che,
però, era ancora un formidabile esercito. Tra il 218-216 a.C.
Annibale provò le sue capacità strateghe riportando tre vittorie:
sulla Trebbia, al lago Trasimeno e a Canne. Dopo queste vittorie vi
furono altri 14 anni di duri scontri. I Cartaginesi non riuscirono a
prendere Roma e non ebbero nemmeno l'aiuto della maggio parte degli
italici, che essi avevano creduto erroneamente di essere pronti per
l'indipendenza. Asdrubale, fratello di Annibale, decide di condurre
un esercito attraverso le Alpi. I Romani però riuscirono a fermarlo
e ad uccidere Asdrubale. La guerra prese una piega del tutto diversa
con il generale romano Publio Cornelio Scipione, il quale, in un
primo momento sgominò le basi cartaginesi in Spagna, e poi scese in
Africa, dove nel 202 a.C. a Zama, vicino a Cartagine, combatté
l'ultima battaglia della seconda guerra punica. Annibale era tornato
frettolosamente in Italia, ma Scipione lo sconfisse definitivamente.
Cinquantanni più tardi scoppiò la terza guerra punica. Questa volta
Roma distrusse crudelmente e per sempre Cartagine. La terza guerra
punica si ebbe tra il 149-146 a.C. e diede inizio al dominio di Roma
sul Mediterraneo orientale. Quando i Greci chiesero aiuto ai re di
Macedonia e di Siria contro la potenza romana, questa li sconfisse e,
sia la Macedonia che la Grecia, divennero province romane. Nel 133
a.C. ai domini di Roma si aggiunse il regno di Pergamo, in Asia
Minore, lasciato per testamento dal sovrano dopo la morte.
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