Nel medioevo l'analfabetismo era diffusissimo.
L'istruzione coincideva essenzialmente con l'imparare i lavori
quotidiani. I contadini insegnavano ai figli come coltivare i campi e
come allevare gli animali; i cavalieri mandavano i propri figli
presso le famiglie nobili, dove divenivano scudieri e imparavano
l'arte della cavalleria. Solo gli ecclesiastici imparavano a leggere
e scrivere. E ciò ai fini fondamentalmente ecclesiastici. La Chiesa,
infatti, aveva bisogno di gente che sapesse leggere la Bibbia per
essere in grado di divulgare il messaggio cristiano. Notevole e
importantissima fu l'opera dei monaci, che copiarono a mano i testi
greci e latini, formando in tal modo il miglio mezzo di trasmissione
del sapere da un luogo ad un altro. La Chiesa, quindi, fu l'unica
istituzione a preservare e a diffondere il sapere. Ciò ai fini
essenzialmente evangelici. Le persone colte erano i giovani prescelti
per divenire monaci, o i membri del clero che avevano in custodia gli
archivi e le biblioteche cattedrali. Moltissimi di coloro che
venivano indirizzati alla vita monastica provenivano dalle famiglie
nobiliari. Spesso i genitori li portavano in monastero quando erano
ancora troppo giovani per capire e per potere decidere. Da grandi
erano costretti a farsi monaci, anche contro la loro volontà. Ciò
provocò delle vere e proprie tragedie personali, senza le quali,
però, è dubbio che in Europa sarebbe sopravvissuta la lettura e la
scrittura.
Nelle scuole dei monasteri si studiava la Bibbia, gli
scritti dei primi Padri della Chiesa e la dottrina episcopale.
Inoltre, seguendo l'antica tradizione romana si studiavano le “sette
arti liberali”, ossia grammatica, logica, retorica, geometria,
aritmetica, musica ed astronomia.
Queste discipline erano organizzate in maniera molto più
complessa rispetto ad oggi: la grammatica comprendeva la letteratura;
la retorica includeva legge, prosa e composizione in versi; la
geometria comprendeva la geografia, la storia nturale e lo studio
delle erbe medicinali; la musica ero lo studio del canto fermo;
l'astronomia si mescolava all'astrologia.
Le opere dei filosofi greci come Aristotele erano andate
perse; gli ecclesiastici, però, studiavano il pensatore cristiano
Boezio (480 – 524), la cui opera fondamentale era il “De
consolatione philosophiae”, che riassumeva le dottrine etiche
antiche. I maestri cristiani ritenevano che lo studio di argomenti
non religiosi erano da fare se aiutavano la comprensione della
Bibbia. Le scuole furono severe e gli scolari spesso e volentieri
venivano picchiati. Sant'Agostino (354 – 430) affermava che ogni
persona di buon senso avrebbe preferito morire piuttosto che tornare
a scuola. Nonostante ciò, queste istituzioni permisero di tramandare
il sapere laico antico. In tal modo, verso l'anno 1000, quando
finirono le invasioni e le comunicazioni tra i centri divennero più
agevoli, l'istruzione uscì dalle mura monastiche e si aprì ad un
sempre maggiore numero di barbari, già convertiti al Cristianesimo,
che ne poterono cogliere i frutti. La cultura iniziò a diffondersi
sempre più e non mancarono nemmeno i grandi pensatori. Uno tra tutti
il Santo Anselmo, arcivescovo di Canterbury (1093), che maturò una
serie di concezioni innovative rispetto all'antico pensiero greco –
latino. In seguito, le scuole si diffusero anche al di fuori dei
centri religiosi e nacquero le prime università e scuole laiche.
L'Impero Bizantino e l'Islamismo
La scomparsa dell'Impero Romano d'Occidente significò
la scomparsa di una istituzione che aveva racchiuso in una sola
civiltà un territorio mostruosamente esteso ed abitato da
innumerevoli popoli diversi. Soltanto centinaia di anni dopo si
sarebbero create altre civiltà in Europa. Durante questi secoli due
altre civiltà avevano raggiunto il loro massimo grado di austerità
e di sviluppo. Entrambe erano stanziate ai confini d'Europa.
L'una era di religione cristiana e si sviluppò intorno
a Bisanzio; l'altra, invece, è quella musulmana e ha come suo centro
nevralgico il mondo greco.
Nei paesi ad Est dell'Italia continuò a svilupparsi il
cosiddetto Impero Romano d'Oriente o Impero Bizantino. La sua
importanza storica fu notevole, se si tiene conto che furono i
bizantini a fermare l'espansione araba e quella turca; e furono
sempre loro a conservare gli antichi testi della cultura greca, che
nell'Europa medievale erano andati totalmente persi e dimenticati. A
Bisanzio, inoltre, molte nazioni moderne iniziarono ad affacciarsi
alla storia. Nella parte sud – est di Bisanzio gli Arabi nomadi
fondarono a partire del VII secolo d.C. il loro impero, che ad un
certo punto divenne il più esteso del mondo. Esso sviluppò un
floridissimo commercio ed una elevatissima cultura. Questa
stranamente ebbe come maggiori esponenti genti di stirpe non araba.
Il loro sviluppo è dovuto essenzialmente alla fondazione
dell'Islamismo ad opera di Maometto. Tale credo è tutt'ora
esistente, nonostante il fatto che dell'antico impero non è rimasto
più nulla, e costituisce una delle religioni più diffuse al mondo.
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