La leggenda vuole che Roma sia stata fondata nel 753
a.C. da Romolo, uno dei due figli gemelli di Marte. In realtà, i
fondatori risalgono a molto prima. I primi abitatori, infatti,
penetrarono in Italia circa 4000 anni or sono ed erano genti
indoeuropee dell'età del bronzo, imparentati coi Greci. Verso il
1000 a.C si erano diffusi a sud dell'Italia, giungendo anche in
Sicilia. In tutto questo territorio avevano stanziato innumerevoli
tribù di contadini conosciuto come Sanniti, Sabini, Latini, Umbri ed
Osci. Nel 900 a.C. penetrò a nord del fiume Tevere un altro popolo,
gli Etruschi. Essi provenivano quasi certamente dall'impero ittita
dell'Asia Minore, ormai in rovina. A sud degli Etruschi viveva la
rozza tribù dei latini. Questi vivevano di agricoltura e coltivavano
le pianure del Lazio e le valli dell'Appenino. Roma stessa era un
paese latino, collocata ai confini dell'Etruria. A differenza degli
altri villaggi, Roma occupava una posizione particolare sul Tevere,
che era un fiume navigabile e vicino al mare.
Secondo il mito, dopo la morte di Romolo, vi furono
altri sei regnanti. L'ultimo di essi è un personaggio storico dal
nome di Tarquinio il Superbo. Egli si attirò l'ira dei romani, che
lo cacciarono dalla città e che fondarono nel 509 la Repubblica. Al
posto del re venivano eletti annualmente due consoli, che,
autocontrollandosi, non potevano divenire troppo potenti. Essi erano
a capo dell'esercito romano durante la guerra e presiedevano il
Consiglio degli Anziani, ossia il Senato. Nel corso dei secoli
seguenti i Romani iniziarono una forte politica espansionistica, che
li porterà ad assoggettare le vicine tribù montane e gli Etruschi.
Nel 390 a.C. si fa avnti la minaccia dei Galli, un
popolo proveniente dal nord Europa, che era sceso e che aveva invaso
l'Italia settentrionale. I Galli penetrarono nella penisola e,
sconfitto l'esercito romano, prima di ritirarsi, misero a ferro e
fuco Roma. Nonostante ciò, i Romani riuscirono a riprendersi e
ricacciarono indietro gli invasori.
In un primo momento le città latine accettarono di
mettersi sotto l'egemonia romana. Quando, però, la minaccia barbara
cessò, esse divennero insofferenti del potere romano e le diedero
guerra. Nel 388 a.C. Roma ebbe la meglio sugli altri popoli latini e
divenne padrona dell'Italia centrale. I Romani preferirono non
ridurre in schiavitù i popoli vinti. Ciò per evitare di
inimicarseli troppo. Preferirono, infatti, isolare ogni città
conquistata, in modo che ognuna di esse dovesse dipendere
necessariamente da Roma per il commercio. I popoli latini non ebbero
le capacità e le forze per combattere contro Roma e, pertanto, non
poterono fare altro che rimanervi fedeli. Dopo aver assoggettato i
Latini, i Romani volsero le proprie spinte espansionistiche verso
sud, negli Appennini, contro i Sanniti. La conquista dei Sanniti li
mise innanzia ad un altro formidabile nemico: i coloni greci
dell'Italia meridionale. Questi coloni si sentirono minacciati
dall'Urbe e chiesero aiuto alla madrepatria nel 280 a.C. Intervenne
Pirro, re dell'Epiro, che partì con una flotta di 25.000 uomini e
attraversò il Mare Adriatico. Pirrò riuscì a vincere le prime due
battaglie, grazie soprattutto ai venti elefanti che aveva portato con
sé e che lasciarono i Romani impreparati perché non li avevano mai
visti. Perdette, però, la terza e dovette tornare in Grecia nel 275
a.C., lasciando a Roma il dominio dell'Italia meridionale; cosicché verso il 270 a.C. Roma governava tutta l'Italia dal Rubicone allo
stretto di Messina. Tutte le tribù e le città italiane erano state
unite in una confederazione. Soltanto a pochi vennero concessi pieni
diritti e la cittadinanza romana. Ad alcuni vennero dati diritti
limitati; alle città greche meridionali lo statuto di alleate. Roma
cercò di mantenere il controllo dell'Italia con la fondazione di
colonie, ossia di accampamenti militari permanenti collocati nelle
zone più turbolente. Queste colonie erano collegate tra loro da
strade ben costruite, la cui funzione fu dapprima essenzialmente
militare, e dopo, invece, comunicativa e commerciale. Importante fu
la via Appia, che si estendeva per ben 225 chilometri e che univa
Roma a Capua. Venne costruita nel 312 a.C. per accelerare il
movimento delle truppe della capitale. Verso l'87 a.C. tutti gli
italiani stanziati a sud del Po erano chiamati cittadini romani.
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