domenica 5 gennaio 2014

La nascita di Roma

La leggenda vuole che Roma sia stata fondata nel 753 a.C. da Romolo, uno dei due figli gemelli di Marte. In realtà, i fondatori risalgono a molto prima. I primi abitatori, infatti, penetrarono in Italia circa 4000 anni or sono ed erano genti indoeuropee dell'età del bronzo, imparentati coi Greci. Verso il 1000 a.C si erano diffusi a sud dell'Italia, giungendo anche in Sicilia. In tutto questo territorio avevano stanziato innumerevoli tribù di contadini conosciuto come Sanniti, Sabini, Latini, Umbri ed Osci. Nel 900 a.C. penetrò a nord del fiume Tevere un altro popolo, gli Etruschi. Essi provenivano quasi certamente dall'impero ittita dell'Asia Minore, ormai in rovina. A sud degli Etruschi viveva la rozza tribù dei latini. Questi vivevano di agricoltura e coltivavano le pianure del Lazio e le valli dell'Appenino. Roma stessa era un paese latino, collocata ai confini dell'Etruria. A differenza degli altri villaggi, Roma occupava una posizione particolare sul Tevere, che era un fiume navigabile e vicino al mare.
Secondo il mito, dopo la morte di Romolo, vi furono altri sei regnanti. L'ultimo di essi è un personaggio storico dal nome di Tarquinio il Superbo. Egli si attirò l'ira dei romani, che lo cacciarono dalla città e che fondarono nel 509 la Repubblica. Al posto del re venivano eletti annualmente due consoli, che, autocontrollandosi, non potevano divenire troppo potenti. Essi erano a capo dell'esercito romano durante la guerra e presiedevano il Consiglio degli Anziani, ossia il Senato. Nel corso dei secoli seguenti i Romani iniziarono una forte politica espansionistica, che li porterà ad assoggettare le vicine tribù montane e gli Etruschi.
Nel 390 a.C. si fa avnti la minaccia dei Galli, un popolo proveniente dal nord Europa, che era sceso e che aveva invaso l'Italia settentrionale. I Galli penetrarono nella penisola e, sconfitto l'esercito romano, prima di ritirarsi, misero a ferro e fuco Roma. Nonostante ciò, i Romani riuscirono a riprendersi e ricacciarono indietro gli invasori.

In un primo momento le città latine accettarono di mettersi sotto l'egemonia romana. Quando, però, la minaccia barbara cessò, esse divennero insofferenti del potere romano e le diedero guerra. Nel 388 a.C. Roma ebbe la meglio sugli altri popoli latini e divenne padrona dell'Italia centrale. I Romani preferirono non ridurre in schiavitù i popoli vinti. Ciò per evitare di inimicarseli troppo. Preferirono, infatti, isolare ogni città conquistata, in modo che ognuna di esse dovesse dipendere necessariamente da Roma per il commercio. I popoli latini non ebbero le capacità e le forze per combattere contro Roma e, pertanto, non poterono fare altro che rimanervi fedeli. Dopo aver assoggettato i Latini, i Romani volsero le proprie spinte espansionistiche verso sud, negli Appennini, contro i Sanniti. La conquista dei Sanniti li mise innanzia ad un altro formidabile nemico: i coloni greci dell'Italia meridionale. Questi coloni si sentirono minacciati dall'Urbe e chiesero aiuto alla madrepatria nel 280 a.C. Intervenne Pirro, re dell'Epiro, che partì con una flotta di 25.000 uomini e attraversò il Mare Adriatico. Pirrò riuscì a vincere le prime due battaglie, grazie soprattutto ai venti elefanti che aveva portato con sé e che lasciarono i Romani impreparati perché non li avevano mai visti. Perdette, però, la terza e dovette tornare in Grecia nel 275 a.C., lasciando a Roma il dominio dell'Italia meridionale; cosicché verso il 270 a.C. Roma governava tutta l'Italia dal Rubicone allo stretto di Messina. Tutte le tribù e le città italiane erano state unite in una confederazione. Soltanto a pochi vennero concessi pieni diritti e la cittadinanza romana. Ad alcuni vennero dati diritti limitati; alle città greche meridionali lo statuto di alleate. Roma cercò di mantenere il controllo dell'Italia con la fondazione di colonie, ossia di accampamenti militari permanenti collocati nelle zone più turbolente. Queste colonie erano collegate tra loro da strade ben costruite, la cui funzione fu dapprima essenzialmente militare, e dopo, invece, comunicativa e commerciale. Importante fu la via Appia, che si estendeva per ben 225 chilometri e che univa Roma a Capua. Venne costruita nel 312 a.C. per accelerare il movimento delle truppe della capitale. Verso l'87 a.C. tutti gli italiani stanziati a sud del Po erano chiamati cittadini romani. 

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