domenica 5 gennaio 2014

L'impero romano

Prima dell'avvento di Augusto come imperatore, milioni di Romani avevano abbandonato i loro piccoli possedimenti terrieri per andare nelle città. Il commercio e le conquiste avevano dato prosperità all'impero e creato abbondante lavoro per tutti. Roma vantava un milione di abitanti ed era abbellita da grandi case, splendidi templi, teatri e bagni pubblici. Una delle opere meglio fate e costruite erano le strade. Esse portavano da Roma verso il nord diramandosi nell'Europa occidentale, mentre altre conducevano sino al sud a Brindisium (Brindisi). Da questo porto salpavano navi militari e passeggeri verso la Sicilia, l'Africa del nord e della Grecia. Da qui partiva una grande strada, la via Egnatia, che attraversava tutta la Macedonia e giungeva sino a Bisanzio e da qui sino all'Asia Minore. Le truppe militari e la flotta romana facevano da presidio e assicuravano che il commercio fluisse in maniera perfetta attraverso le strade e le vie di navigazione in tutto l'Impero. I traffici erano sicuri ed i mercanti occorrevano in massa alle città del Mediterraneo, dove potevano facilmente cumulare denaro. Si vendeva merce pregiata: spezie arabe, gioielli indiani ed oro proveniente dall'Africa occidentale. Prodotti che venivano acquistati a prezzi esorbitanti perché ad ogni chilometro di viaggio il prezzo lievitava. Per capirci, un ricco romano arrivava a pagare l'equivalente di 240 euro per un chilo di tessuto di seta proveniente dalla Cina. L'Italia divenne sempre più dipendente dal grano dell'Egitto e dell'Africa del Nord, che veniva mangiato in grandi quantità sia dai ricchi che dai poveri. Ciò perché il grano non veniva più coltivato dai grandi proprietari terrieri italiani, che ritenevano più vantaggioso dedicarsi alla coltivazione di olive, vigneti e alla produzione di lana da esportare. Un commercio di tale portata favorì lo sviluppo delle città delle province, che divennero grandi quasi come quella di Roma. Basta ricordare Alessandria, Antiochia ed Efeso e la più recente Lione. Mai si era avuto tanto benessere per tante persone nel mondo antico come nei primi due secoli dell'Impero. Nelle province si trovavano vaste zone fertili. Importanti erano le coltivazioni in Europa, in Africa e in Asia Minore. I colonizzatori romani, però, diedero incremento anche a regioni meno fertili. Essi riuscirono a trasformare ampie zone desertiche del nord Africa in campi di frumento ed eressero prospere cittadelle come Leptis Magna e Timgad. Nell'Impero, ovviamente, si ebbe anche la povertà, e questa ebbe il suo massimo esempio proprio nei sobborghi nella capitale.
Abbiamo conoscenze certe e minuziose della vita quotidiana in una città romana grazie alle rovine di Pompei, città sepolta nel 79 d.C. da una eruzione vulcanica del Vesuvio. I ricchi pompeiani vivevano in case spaziose che si sviluppavano intorno ad un cortile o atrium. Spesso le pareti erano dipinte con scene mitiche ed i pavimenti erano fatti di scintillanti pietre a mosaico.

La gente più povera viveva negli isolati, chiamate isole o insulae, le cui stanze, a piano terreno, fungevano da bottega. In ogni città si aveva il forum, ossia un luogo situato al centro della città, che costituiva il fulcro delle attività. Nel foro di Roma si avevano gli uffici governativi, la biblioteca, la basilica ed una immensa sala in cui banchieri, mercanti ed avvocati svolgevano i loro affari. Si avevano, inoltre, grandissimi bagni, che fungevano da luogo di incontro, ed i circhi. Il Circo Massimo di Roma poteva ospitare sino a 150.000 persone, entusiasta di assistere ai combattimenti tra gladiatori o alle corse dei cani. All'esterno della città i ricchi proprietari terrieri costruivano ville in campagna o vicino al mare. Le province erano rese sicure dai presidi dell'esercito romano, mentre colonie di bottegai e commercianti sorgevano attorno agli accampamenti sulle frontiere del Reno e del Danubio. Soldati romani in pensione spesso si stabilivano in questi villaggi, che in alcuni casi diventavano grandi città, come Colonia, Vienna e Budapest. I Romani furono sicuramente tributari verso la Grecia per l'arte, ma nessuno li equiparò in architettura ed ingegneria. Sono esemplari l'imponente volta della cupola del Pantheon ed i 500 chilometri di acquedotti che facevano giungere quotidianamente a Roma oltre 1.700.000 ettolitri di acqua. 

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