venerdì 17 agosto 2012

L'esistenzialismo


L'esistenzialismo è una corrente di pensiero sviluppatasi nel primo novecento. Diviene difficile indicare i primi fautori di questo nuovo pensiero. Ed infatti, per certe sue concezioni si potrebbe risalire a Sant'Agostino e a Pascal, per altre a Nietszhe, Dostoevskij. Sicuramente è determinante l'influenza esercita da Kierkegaard.
L'esistenzialismo è una corrente filosofica profondamente legata alla crisi del primo novecento, tanto da guadagnarsi definizioni del tipo “filosofia della crisi” o filosofia dell'”incontro con il nulla”.
Il movimento, che si lega fortemente a motivi religiosi, risponde all'esigenza di riscoprire quel nucleo di verità che i sistemi razionalistici avevano occultato, ma che il pensiero religioso era riuscito a salvare. Per tale motivo, vengono ripresi alcune argomentazioni di Kierkegaard, come il concetto di singolo e di angoscia. Concetti che vanno al di là del discorso religioso kierkegaardiano, in quanto vengono utilizzati per dare una nuova concezione del senso dell'esistenza dell'uomo, del suo essere qui, in un dato momento della storia. Il termine esistenza prende un significato del tutto nuovo che si contrappone alle filosofie delle essenze. Ed infatti, l'esistenzialismo verte la propria attenzione sull'uomo singolo. E cioè su questo – uomo – qui, collocato storicamente e portatore di un destino unico e irripetibile, il cui senso si acquisisce con la morte, la quale riassume e sintetizza la sua esistenza, impregnandola di un significato dato dalle sue decisioni. Un destino, quindi, diverso per ognuno di noi, così come diverse sono le nostre decisioni e le motivazioni da cui scaturiscono. Un destino che viene suggellato, condizionato ed attestato dalla morte.
L'esistenzialismo insiste frequentemente sul concetto di morte, perché esso rimanda a quello della finitudine dell'uomo e del suo sapere. Gli esistenzialisti, infatti, criticano le filosofie precedenti, metafisiche, sistematiche o razionalistiche, che hanno cercato di risolvere la finitudine dell'uomo con la costruzione di sistemi filosofici assoluti. Per tale motivo, diviene fondamentale il concetto di libertà, intesa come impegno quotidiano del singolo uomo, che, dal momento che attua la propria libertà mediante la presa di posizione, la scelta, la decisione, definisce la propria esistenza.
L'esistenzialismo, pertanto, matura una nuova concezione dell'uomo, la quale è il risultato delle acquisizioni della psicoanalisi e della fenomenologia. L'uomo, infatti, è visto come un uomo incarnato e corporeo, indissolubilmente legato con il proprio inconscio. Un uomo, quindi, con tutti gli aspetti oscuri e minacciosi dell'inconscio. Aspetti che le filosofie razionalistiche avevano cercato inutilmente di poter ignorare.

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