venerdì 17 agosto 2012

Jean-Paul Sartre


Jean-Paul Sartre (1905 - 1980), filosofo e scrittore francese, fu autore de L'immaginazione e la Trascendenza dell'Ego, del 1936; de L'immaginario, del 1940; de L'essere e il nulla. Saggio di un'ontologia fenomenologica, del 1943; della Critica della ragione dialettica, del 1960; de L'esistenzialismo è un umanesimo, del 1946.
Il pensiero di Sartre si sviluppa in direzione fortemente umanistica. Già nelle sue prime ricerche egli utilizza ed applica il concetto di intenzionalità e il metodo fenomenologico per affermare l'importanza dell'attività dell'immaginazione come condizione fondamentale della coscienza. Ed infatti, è proprio nell'immaginazione che la coscienza, avendo la possibilità di porre oggetti “irreali”, manifesta il carattere peculiare del suo operare che è insieme un costruire ed annientare il mondo.
Per Sartre, così come per Heidegger, il nulla non è una semplice funzione logica e non indica soltanto la negazione che si può compiere in un giudizio, ma è il termine necessario e fondamentale per comprendere da un punto di vista fenomenologico e ontologico la vita della coscienza. Questo discorso non vale solo in senso teorico, ma anche in senso pratico, in quanto la stessa libertà non può realizzarsi senza rimandare al suo contrario, che può annientarla. Ed infatti, la libertà di ogni uomo dipende dalla libertà dell'altro uomo, per cui ciascuno si pone all'altro come una potenziale fonte di oppressione e di distruzione in una continua situazione di lotta e di conflitto.
L'analisi fenomenologica della coscienza porta, a dire di Sartre, a mettere in evidenza il senso di responsabilità dell'uomo davanti all'uomo. Responsabilità che è sostanzialmente condanna e minaccia reciproca.
L'esistenzialismo di Sartre, pertanto, si configura come un umanesimo perché non presuppone una ingenua glorificazione dell'uomo, quale era stata fatta nell'età del positivismo, ma riconosce che l'uomo è tale solo perché si rapporta continuamente con l'altro uomo. In tal senso l'esistenzialismo è anche ateismo. Ciò non perché si voglia dimostrare l'esistenza o meno di Dio, ma perché cerca di far comprendere all'uomo che nulla può salvarlo, neanche Dio, essendo l'uomo legislatore di se stesso, l'unico padrone del suo futuro tutto da costruire. Ma l'ateismo e il nichilismo non devono svilire l'uomo, che ha perso tutti i valori tradizionali e la certezza in un Dio, ma devono incentivarlo ad un sempre maggior impegno quotidiano. Impegno che si traduce in azione e in perenne invenzione di libertà.
In questa direzione filosofica si spiega anche la polemica di Sartre verso la dialettica marxista. I marxisti, infatti, interpretano la dialettica come una legge universale della realtà, un po' come le categorie kantiane che si impongono dall'esterno al complesso dei fenomeni. Ciò è del tutto errato perché la dialettica non è né una legge esterna all'agire concreto degli uomini, né una fatalità trascendente che spinge l'azione umana verso una direzione ben precisa. È, semmai, il risultato della prassi continua di milioni di uomini che si realizzano progettando la propria esistenza in condizioni storiche sempre diverse. Il marxismo, inoltre, entra in contraddizione con la propria stessa dottrina quando utilizza parole quali alienazione, feticizzazione, reificazione,ecc. Ed infatti, tutti questi termini sono desunti e fanno riferimento alla vita reale, e non ad una legge universale o ad una concezione intellettualistica del sapere quale la dialettica marxista.
Alla “dialettica dogmatica”, che intende la dialettica come un sapere esterno all'uomo, si deve contrapporre la “dialettica critica”, che interpreta la dialettica come l'operato delle masse in determinate situazioni storiche. La dialettica critica, in un mondo come quello odierno, dove ciascuno appare come una minaccia alla soddisfazione dei bisogni dell'altro, può attuarsi “come avventura di tutti e come libertà di ciascuno” solo attraverso la lotta, ossia una prassi agonistica di cui siano protagonisti i “gruppi di combattimento”. La presa di coscienza della dialettica, pertanto, può attuarsi solo in una situazione di lotta. Sartre con queste parole pone la “critica della ragione dialettica” al centro di un dibattito sul marxismo tutt'ora aperto. 

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