domenica 12 agosto 2012

Georges Sorel


Georges Sorel (1847 – 1922), politologo francese, fu autore de Il processo di Socrate, del 1889; La rovina del mondo antico, del 1901; il Sistema storico di Renan, del 1906; La religione d'oggi, del 1909; le Riflessioni sulla violenza, del 1906; La decomposizione del marxismo, del 1908; Le illusioni del progresso, del 1908 e il Materiale per una teoria del proletariato, del 1919.
Sorel, riprendendo le istanze intuizionistiche di Bergson e il pensiero di Proudhon e di Nietzsche, sviluppa un pensiero politico per certi versi sconcertante.
Sorel opera una distinzione ben precisa tra mito ed utopia. L'utopia è una costruzione intellettuale che descrive uno stato ottimale e che prepara gli spiriti a riforme aventi il fine di cambiare la condizione sociale presente. Il mito, invece, è una visione organica ed unitaria che esercita realmente un'autentica azione rivoluzionaria e radicalmente distruttrice. Il mito consiste, infatti, nell'evocare un insieme di immagini in maniera dinamica che esercitano nella massa una serie di sentimenti che animano la guerra contro la società moderna. Il mito, pertanto, prima di ogni tipo di analisi, ha una valenza intuizionistica che accende la massa. In tal senso lo sciopero generale possiede quei vantaggi che, secondo Bergson, ha la conoscenza sintetica su quella analitica. Per un pensiero veramente rivoluzionario bisogna, inoltre, operare una distinzione ben precisa tra sciopero generale proletario e sciopero generale politico, ossia tra violenza e forza. Il primo tipo di sciopero si abbraccia a quel sentimento sublime dato dalla lotta gigantesca, dalla voglia di distruzione totale dello stato e degli ordinamenti vigenti. In un tale contesto, l'orgoglio dell'uomo libero prevale sul sentimento e sul desiderio di vendetta. Lo sciopero generale politico, invece, è una messa in scena, ossia uno strumento di conservazione delle istituzioni. Questo tipo di sciopero è manovrato e gestito da coloro che vogliono conservare i propri privilegi e i propri profitti. A sua volta, la forza ha la scopo di mantenere l'ordine sociale, in maniera tale che governi una minoranza; mentre la violenza mira alla distruzione dell'ordine del mondo contemporaneo instaurato dalla borghesia. Distruzione che non vuole attenuare, bensì acuire, la scissione delle classi.
Sorel, pertanto, offre una visione catastrofica della politica che intende restituire i mezzi di produzione ai lavoratori mediante la rivoluzione distruttrice e violenta. Una concezione, pertanto, che non cede ai compromessi con le ipocrite forze progressiste e socialiste. Il marxismo, con il suo pretesto di essere una dottrina scientifica, ha conservato un certo potenziale rivoluzionario solo perché possiede delle componenti di mito sociale e rivoluzionarie. Componenti che per Sorel non sono riconducibili all'utopia e alla scienza.
Rispetto agli avvenimenti storici le sue simpatie vanno a quei movimenti di grande ispirazione morale e rivoluzionaria come il Cristianesimo primitivo, la Riforma protestante, la Rivoluzione francese, il sogno mazziniano. Per Sorel tutti questi movimenti conservano la loro efficacia anche se spesso la loro portata storica è stata difforme rispetto alle loro attese o promesse.

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