giovedì 23 agosto 2012

Karl Raimund Popper


Karl Raimund Popper (1902 – 1994), filosofo austriaco, autore della Logica della scoperta scientifica, del 1935; de La miseria dello stoicismo, del 1944; de La società aperta e i suoi nemici, del 191944 – 1945; delle Congetture e confutazioni, del 1963; della Epistemologia senza soggetto conoscente, del 1968 e della Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico, del 1972.
Popper polemizza contro le istanze poste in essere dal neopositivismo tanto da essere considerato “l'oppositore ufficiale” del Circolo di Vienna. Popper critica la convinzione di Wittgenstein e di tanti esponenti del neopositivismo circa il fatto che alla filosofia non apparterrebbero proposizioni propriamente vere o false, bensì prive di senso. Inoltre, Popper si discosta da coloro che ritengono che la filosofia sia una forma di arte e di poesia. Ritiene, invece, che sia il frutto e l'espressione di una reale ed autentica razionalità. E ciò viene affermato nel senso che ogni uomo è in una certa misura filosofo, anche se a ciò non deve seguire una sottovalutazione di quelle elaborazioni più complesse dei problemi che ogni uomo sente essenziali. Si tratta, invece, di affermare e di rivendicare, contro le costruzioni speculative e dogmatiche che trovano sempre il modo di ricondurre in maniera più o meno forzata i fatti ai loro schemi, “l'audacia intellettuale” come capacità di rivedere in maniera continua le proprie posizioni. Da ciò consegue un rovesciamento sul piano logico – metodologico dell'induzione e della verifica, nel senso che non si tratta di risalire da proposizioni particolari a proposizioni universali, ma di mettere continuamente in confronto le ipotesi generali con i fatti particolari, che per la loro natura potrebbero darne l'eventuale confutazione.
Popper, quindi, introduce il principio di falsicabilità. L'unico principio che permette di operare una distinzione certa tra proposizioni scientifiche, ossia quelle di cui è possibile indicare fatti tali da falsificarle, da quelle fantastiche, mitiche e dogmatiche, ossia da quelle che possono ricondurre nei loro schemi ogni fatto, ma non ammettono nessun fatto specifico che possa andarli a invalidare.
Il principio di falsicabilità necessita, quindi, che si proceda con particolare cura e preoccupazione nella “demarcazione” dei fatti che possono risultare in conflitto con certi enunciati o con un certo insieme di enunciati. Il criterio della falsicabilità può essere applicato anche alla storia, che, a dire di Popper, troppo spesso è stata mitizzata e considerata criterio di se stessa. In realtà, la storia non giustifica nulla, ma anzi è lei che ha bisogno di essere giustificata. Ciò significa prendere partito sia contro le costruzioni dialettiche della storia, sia contro tutti i “nemici della società aperta” che, presupponendo di possedere il senso della storia, credono di potere chiudere la vita umana dentro organizzazioni totalitarie sottratte al continuo processo autocorrettivo della ragione. 

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