Nel 1600 d.C. i Turchi ottomani avevano un impero che si estendeva in tutta l'Europa sud-orientale e che comprendeva grande parte dell'antico Impero Islamico, al cui centro si aveva l'Asia Minore. Gli Ottomani avevano ereditato la cultura islamica precedente e come loro si sentivano superiori nei riguardi degli infedeli Europei, che, però, nel frattempo si organizzavano e sviluppavano, facendo valere la forza acquisita sulla gente turca.
I Turchi ottomani avevano fondato il proprio impero mediante la crudeltà e la violenza. Ciò valse a partire dal loro primo condottiero, Othman I (1290-1326), che fondò una dinastia destinata a governare per sei secoli e che iniziò a impadronirsi dell'Asia Minore occidentale, che apparteneva all'antico Impero Bizantino.
Con Solimano I il Magnifico (1520-1566) le conquiste giunsero al loro apice. A nord-ovest i Turchi, che avevano già preso l'Europa sud-oreintale, annientarono l'Ungheria e assediarono Vienna; a est sottomisero la Mesopotamia; a sud la loro flotta conquistò le coste occidentali dell'Arabia e a sud-est le loro truppe piegarono l'Africa settentrionale. Al vertice del potere si aveva il Sultano, che governava da Costantinopoli mediante un Gran Visir, ossia il capo dei ministri. Questi relegava il potere a 21 Pascià, responsabili delle altrettanto 21 regioni. Queste erano divise in 250 sangiaq. A capo di ognuna di essa si aveva un Bey.
L'impero contava 50 milioni di sudditi, divisi per razza e religione. I Turchi musulmani possedevano diritti negati ai sudditi si “II classe” Ebrei e Cristiani, che erano costretti a retribuire una tassa speciale e a non portare armi. Rimanevano, però, liberi di esercitare il proprio credo, tanto che il paese divenne meta di tutte quelle persone che volevano fuggire dalla Controriforma.
Solo in apparenza i Cristiani rischiavano la propria libertà con il sistema di reclutamento militare ottomano. Ed infatti, ogni anno venivano presi centinaia di giovani che, fatti schiavi, venivano convertiti al credo islamico e costretti ad arruolarsi. In realtà, però, questo sistema avvantaggiava sia gli schiavi che i soldati, ossia i giannizzeri (“nuovi soldati” da yeniceri). Essi divennero l'entusiastico nucleo dei fortunati eserciti ottomani. Anche in campo politico vennero dati migliaia di posti governativi a schiavi che si erano dimostrati valevoli.
Sotto il governo di Solimano l'Impero Ottomano raggiunse il suo apogeo. Le città vennero arricchite di scuole, ponti, bagni pubblici, acquedotti e moschee. Notevole fu quella di Suleymaniyye, che superava persino quella di S. Sofia. Ciononostante già nel 1600 l'Impero Ottomano inizia un inerrestabile declino. Esso venne dato fondamentalmente da tre motivi:
- i Sultani, sempre più vincolati nel loro potere dai Gran Visir, dai Giannizzeri e dai cortigiani, lasciarono che l'amministrazione passasse dalle mani di abili schiavi a quelle di Turchi corrotti ed incapaci, che, ricchi a sufficienza, riuscivano a “comprarsi” i cortigiani. Inoltre, i potenti Pascià approfittavano della situazione per sfidare, anche apertamente il Sultano;
- si fece avanti una grande crisi economica dettata dall'affluenza di oro ed argento dal Nuovo Mondo. Questo fece cadere di 4/5 il valore dell'aspro turco. Ciò fece cadere in miseria tutta la popolazione;
- i capi musulmani, nel cercare di rafforzare l'unità dell'Impero, bandirono le nuove idee e le invezioni occidentali.
Nel 1700 l'Impero Ottomano era già in piena decadenza e aveva perduto i territori dell'Ungheria. Solo le rivalità interne dell'Europa non ne sancirono la fine.
Nel 1800 i Sultani si resero conto del pericolo che rischiava il proprio paese e iniziarono a modernizzarlo. Ormai, però, era troppo tardi: nel 1914 i Turchi avevano perso tutta l'Africa settentrionale e l'Europa sud-orientale si era suddivisa in molte nazioni.
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