Verso il 1186 d.C. uno sparuto numero di indios iniziò ad adottare la civiltà dei Toltechi, dando vita ad un impero che, con il tempo, arrivò ad avere più di 5 milioni di abitanti. Questi indios, chiamati Aztechi o “popolo degli aironi”, appartenevano alla tribù dei Nahua, e probabilmente il loro nome si deve al fatto che essi portavano tra i capelli due piume di airone. Secondo la leggenda, gli Aztechi erano inizialmente collocati su un'isola in mezzo ad un lago, dove vivevano in maniera pacifica. Ad un certo punto, nel 1168, il loro dio Huitzilopochtli (“colibrì a sinistra”) gli comando di spostarsi e di stabilirsi nel luogo in cui avrebbero avuto un certo segno. Quando avessero fatto ciò si sarebbero trasformati in un grande popolo. Nel frattempo, gli Aztechi si spostavano da un luogo all'altro, dove stavano per alcuni anni. In questi luoghi coltivavano il mais scavando il terreno e commerciavano con le più potenti tribù con cui entravano in contatto. In seguito vennero fatti schiavi dal re di Colhuacan (“montagna contorta”), ma riuscirono a fuggire su un'isola paludosa sul Lago del Messico. Qui, il loro consiglio di 4 capi vide una roccia sulla quale cresceva un cactus, su cui stava un'aquila che tra gli artigli teneva un serpente. Questo era il segno e in questo luogo gli Aztechi edificarono la loro città, Tenochtitlan (“Roccia del Cactus”).
Un grande capo governava il consiglio dei quattro capi che amministravano la tribù. Entro il 1440, con Itzcoatzin (“Principe serpente delle pietre aguzze”) gli Aztechi erano divenuti i sovrani di tutta la vallata che faceva capo alla loro città sul lago. Nel 1502, sotto Ahuitzotl (“Opossum acquatico”) il loro potere si estendeva su tutta la pianura meridionale del Messico. Morto Ahuitzotl gli succedette Moctezuma Xocoyotzin (“prode signore, il giovane principe”). Egli nel 1504 conquistò alcune città nel temperato sud e fece giungere per la prima volta a Tenochtitlan il cacao. Nel 1519 un esercito spagnolo con a capo Hernan Cortes invase il Messico ed un anno più tardi Montezuma venne fatto prigioniero ed ucciso dagli Spagnoli. Suo nipote, il valoroso Cuauhtemoctzin (“principe aquila cadente”) fu costretto a chiedre la resa. L'impero azteco, come del resto tutto il continente prima del giungere degli Spagnoli, non aveva buoi, cavalli e non aveva scoperto la ruota.
I commercianti si spostavano di città in città con portatori che si caricavano sulle spalle merce di almeno 30 kg. In ogni città si aveva un mercato, in cui venivano scambiati gomma elastica, fagioli, cacao e penne d'aquila ripiene di oro. Tenochtitlan contava un milione di abitanti, che stavano in case di un piano, con il tetto piatto e fatte in pietra. Tutta la città era costruita intorno a due gruppi di piramidi, che giungevano all'altezza di 30 metri e sulla cui sommità venivano sacrificati i prigionieri, che, gettati dalle scale del tempio, giungevano ai piedi della costruzione per essere mangiati dal popolo.
Gli Aztechi erano abili artigiani: intagliavano il legno, lavoravano la pietra preziosa e tessevano lunghi mantelli con penne di colibrì.
I sacerdoti costruivano libri di pelle piegati a mò di fisarmonica. Su di essi vi è tracciata, mediante segni simbolici, la loro storia sino ad almeno il 1000.
Gli Aztechi furono abili nel disegnare le cartine geografiche,tanto che Hernan Cortes ne usò una per giungere sullo Yucatan. La civiltà azteca aveva un preciso codice legislativo. Ogni famiglia aveva il diritto di coltivare il terreno che gli veniva assegnato annualmente dai capi tribù. Solo alcune famiglie, i discendenti degli antichi Aztechi, potevano decidere i 4 capi tribù, di cui tre nobili ed uno, il sommo sacerdote, proveniente anche dl popolo. Gli Aztechi furono certamente cruenti e straordinariamente superstiziosi. Meritano, però, un posto nella storia per la grand cultura che svilupparono.
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