giovedì 6 marzo 2014

Città e rovine dell'Africa orientale

Quando i marinai portoghesi nel 1497 girarono intorno al Capo di Buona Speranza e navigarono l'Oceano Indiano non si aspettavano di certo di trovare porti operosi e città commerciali, slanciati navigli orientali ed indiani, esperti timonieri che potevano mostrare loro le vie degli oceani. La più importante città commerciale dell'Africa orientale del tempo era Kilwa, descritta in un rapporto portoghese del 1501 come un centro “con molte belle cose in pietra e in calce, con molte finestre secondo le nostre mode e ben ordinati in strada”. Queste antiche civiltà, collocate geograficamente sulle coste degli odierni Monzabico, Tanzania e Kenya, era il prodotto di una vasta rete commerciale che giungeva sino all'Indonesia e alla Cina. Questo florido commercio deve molto all'influsso arabo, tanto che al 1000 d.C. in poi essi adottarono la religione islamica. Forti furono anche gli influssi culturali, e si formò una nuova lingua con un numero elevato di componenti arabi, il Suaheli. Mentre le città costiere crescevano in forza e ricchezza tra il 1000 e il 1500 d.C., alcuni popoli africani della parte orientale e centrale iniziarono a fare notevoli passi verso la civiltà. Iniziarono a lavorare il ferro, ad usare la pietra per le costruzioni, a praticare l'utilizzo medicinale delle erbe e ad irrigare i terreni per una più florida agricoltura. Sebbe sprovvisti di scrittura ebbero una solida tradizione orale, che ci ha permesso di sapere che soffrirono le invasioni di altre popolazioni africane. 
Le popolazioni più a sud, corrispondenti alle attuali Malawi, Zambia e Rhodesia, intorno al 1000 d.C. iniziarono a sfruttare le miniere, dando inizio ad un commercio di oro con le zone costiere dell'Africa orientale, con cui barattavano prodotti indiani, arabi e cinesi. Gli scambi commerciali favorirono gli influssi culturali. Questi popoli iniziarono in tal modo a costruire grandiosi palazzi e fortezze in pietra. Tra queste abbiamo quelle di Zimbabwe, nella zona sud-occidentale della Rhodesia. Gli studiosi ritengono che le mura più antiche di Zimbabwe risalgono al 1.000 d.C. e che più tardi i governanti africani la completarono, portandola all'aspetto attuale circa 300 anni or sono. Nel frattempo, i navigatori portoghesi, bramosi di bottino, obbligarono questi centri a pagare un  tributo. In caso di rifiuto i centri venivano attaccati e saccheggiati. Le città africane iniziarono a decadere e solo Mombasa e Malindi sopravvissero ai saccheggi. Gli altri centri scomparvero dalla storia e solo negli ultimi decenni sono stati riscoperti. Con la crisi del commercio costiero entrò in crisi anche la parte interna, che venne piegata ulteriormente dagli spostamenti dei Nguni e dei Zulù, che si recarono verso il nord perché nel capo di Buona Speranza si avevano i coloni. Quindi la distruzione venne con l'imperialismo e il colonialismo. 

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